ROMA - Aule che si allagano dopo un temporale, mense scolastiche in cui crollano pezzi di tetto, banchi malmessi e soffitti cadenti, estintori inutilizzabili, lampadari fatiscenti e rischiosi, scale di emergenza mai costruite in zone ad alto rischio sismico. Sono solo alcune delle tantissime denunce arrivate al sito di Repubblica da parti di lettori che denunciano il dissesto strutturale delle scuole italiane, dopo la tragedia consumatasi a Rivoli, nei pressi di Torino, dove un ragazzo è rimasto ucciso dal crollo del tetto del liceo Darwin.
Grate appese sotto i soffitti per evitare che lastroni d´intonaco cadano in testa agli alunni. Tendoni che appena piove si allagano, e le chiamano palestre. Aule in prefabbricati pericolanti, con fili elettrici a vista. Scale d´emergenza non agibili, finestre sbarrate. Sono moltissimi i potenziali casi Rivoli segnalati sul sito di Repubblica. it., già un centinaio di denunce circostanziate. Scrivono padri, madri, studenti e insegnanti, addetti ai lavori e semplici cittadini. Danno voce alla loro preoccupazione, allo sdegno per tragedie come quella del liceo Darwin, raccontando quello che vedono ogni giorno, e domandandosi come mai qualcosa di simile non succeda più spesso. «Quanti miracoli ancora ci spettano?» si chiede lauradec. Parla della scuola Giacomo Leopardi a Roma in via del Parco della Vittoria, una struttura bellissima con elementari e materna in un parco di alberi ad alto fusto. Ma gli alberi cadono: è già successo due volte, con i tronchi piombati senza alcun preavviso in mezzo al viale dove passano i bambini. Solo per caso qualcuno non è rimasto ferito o peggio. Un miracolo, appunto.
La scuola di Filippo Seminara, 43 anni, ex studente dell´istituto alberghiero di Siracusa, era in cattive condizioni allora e oggi non sta certo meglio. «Sono trascorsi quasi 30 anni, si sono avvicendate amministrazioni di destra, sinistra, centro. Nulla è cambiato tranne il fatto che la scuola è ospitata in quattro garage diversi, con sopra appartamenti». Poi ci sono i muri crepati da anni, e il personale scolastico che finisce al pronto soccorso per aver cercato di accendere la luce, perché la pioggia infiltrata ha bagnato i cavi elettrici. Spesso il dramma si evita per un soffio: la scuola media Ca´ di David, nel veronese, è rimasta chiusa 20 mesi perché un architetto presente all´assemblea dei genitori saltando in aula si è reso conto che il pavimento vibrava troppo. È andata bene e l´edificio è stato messo in sicurezza. Ma gli altri? Si è a rischio a Milano come a Catania, a Modena e a Cosenza: nord o sud cambia poco.
Non parlano solo genitori, angosciati ogni mattina quando i figli escono per andare a scuola. Anche gli insegnanti lamentano la stessa situazione di pericolo: «Tutti quelli che operano nel mondo della scuola sanno che gli edifici e gli arredi non sono a norma», denuncia Montagninu, docente a Sassari. Un suo collega, che si firma rn65, non scorderà mai quel colloquio con i genitori in sala insegnanti quando «ci sfiorarono quattro metri quadrati di controsoffitto». E via così, fra storie di ordinario arrangiarsi e sicurezza in delega. Il lutto di Rivoli brucia da vicino, ma il pensiero corre di nuovo anche a San Giuliano, quando il terremoto spazzò via la scuola del paese uccidendo 27 bambini. Non mancano rabbia («Basta pensare al ponte di Messina o alle banche»), sarcasmo («Se muoiono gli insegnanti sotto le macerie si risparmia sul maestro unico»), indignazione: «Non se ne esce, se non capendo che sulla scuola bisogna investire e non tagliare». Eppure la maggioranza delle voci è pacata, non cerca polemiche ma indica pericoli concreti, firmandosi anche con nome e cognome. «Grazie Repubblica per dare voce alle segnalazioni», scrivono in tanti, «speriamo che ne valga la pena».
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