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Repubblica-Questa scuola mortifica il lavoro dell'insegnante -di Beatrice Mezzina

Questa scuola mortifica il lavoro dell'insegnante Nelle more della riforma Moratti dobbiamo cercare di sostenere l'impegno di quei bravi docenti sui quali si basa l'attività didatti...

28/01/2004
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la Repubblica

Questa scuola mortifica il lavoro dell'insegnante
Nelle more della riforma Moratti dobbiamo cercare di sostenere l'impegno di quei bravi docenti sui quali si basa l'attività didattica
BEATRICE MEZZINA


La recente lettera alla stampa dei docenti di lingue nei licei scientifici, con le incongruenze segnalate in ordine alle difficoltà di insegnare secondo un orario che scardina la tradizionale didattica, in nome del risparmio continuo che ultimamente si attua nella scuola, è un forte segnale (insieme con altri). La questione degli insegnanti e la riflessione sulle sorti della scuola non è un nodo che riguarda solo gli addetti ai lavori, quindi, ma deve coinvolgere un dibattito più ampio e partecipato. Insomma, gli insegnanti chiedono di lavorare meglio, in un ambiente di lavoro di qualità, in cui le scelte non dipendano dai tagli di organici, dai diktat sulla organizzazione del lavoro (che attiene all'elaborazione scientifica dei professionisti della scuola, i quali sono invece sempre più considerati come impiegati il cui numero va ridotto progressivamente). Che cosa succede insomma agli insegnanti? Un primo dato è che la professione insegnante slitta sempre più verso forme di precarizzazione, come indicano gli stessi dati ministeriali pubblicati dalla stampa specializzata. Risulta poi sempre più difficile il rapporto con gli studenti.
Altri elementi di difficoltà derivano dalla stanchezza che comporta una professione impegnativa (sul piano del coinvolgimento emotivo e delle dinamiche relazionali) e dalla mancata attuazione della autonomia scolastica, sul piano delle attività di ricerca didattica e di responsabilità degli insegnanti, a favore di una autonomia sempre più burocratica e organizzativa e poco attenta ai reali processi formativi. Anche di carriera si parla poco: di fatto sono chiusi anche i canali tradizionali della carriera degli insegnanti, quella di dirigente scolastico e quella ispettiva. I concorsi ordinari per dirigente scolastico non sono banditi da tempo, per ridurre il numero dei dirigenti in vista della fusione di molte istituzioni scolastiche con i nuovi piani di dimensionamento. La carriera ispettiva è bloccata in quanto si è preferito alla indizione di regolari concorsi la nomina diretta per meriti politici.
Agli insegnanti si parla allora di codice deontologico, di carriera di piccola tacca (con qualche incentivo per lavori che nulla hanno a che fare con l'insegnamento), di stato giuridico di stampo governativo, fino a pensare a un albo da cui le scuole possano scegliere in un processo di privatizzazione. A tutti, comunque, importa avere bravi insegnanti in una scuola che garantisca la libertà di insegnamento e il diritto all'apprendimento. Ognuno di noi e ognuno dei nostri figli ha trovato buoni insegnanti che sono stati modelli di riferimento e pessimi insegnanti che hanno continuato a percorrere indisturbati una carriera che non è per loro. Sosteniamo nel frattempo quella parte notevole di bravi insegnanti su cui si regge la scuola, che ha necessità di lavorare meglio nelle condizioni di lavoro e nella valorizzazione dello status professionale.
presidente del Cidi


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