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Repubblica: La lezione di Napolitano

Il richiamo al principio costituzionale delle eguali opportunità suona come una critica forte della politica del governo, la cui strategia è stata fin dall´inizio volta a introdurre elementi di disparità e diseguaglianza sociale attraverso scelte dissennate che penalizzano le scuole pubbliche (mentre elargiscono finanziamenti alle scuole private cattoliche) e quindi condizionano negativamente il destino dei cittadini "fin dai primi anni" di vita.

03/01/2009
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la Repubblica

Se le sue idee fossero davvero "bipartisan" il centro-destra dovrebbe rivedere la sua politica sociale

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NADIA URBINATI

Il messaggio di fine d´anno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato esemplare per molte ragioni importanti, alcune delle quali sottolineate dai numerosi commenti che si sono succeduti in questi due giorni. È stato esemplare per la correttezza stilistica (è stato un piacere immenso sentire la nostra lingua cosí ben usata da un uomo pubblico), per la chiarezza concettuale, infine per l´importanza e la gravità del contenuto. Il discorso ha messo in primo piano le ingiustizie, non soltanto la crisi; anzi ha denunciato il fatto che la crisi si riflette in maniera molto diseguale sulla vita e le condizioni degli italiani. Questo ha fatto da introduzione al richiamo urgente affinché la politica torni a fare il proprio lavoro bene e onestamente; che torni cioè ad occuparsi delle questioni che sono rilevanti nella vita degli italiani: la povertà, la disoccupazione, la crescita della diseguaglianza e, segno di una stridente contraddizione, la paurosa decadenza nella quale sono lasciate cadere le nostre istituzioni di ricerca, scolastiche e accademiche, fattori imprescindibili per ogni ragionevole politica che voglia essere di contrasto della crisi e di rinnovamento sociale ed economico. Se non si rimuoveranno questi macigni, non sarà possibile trasformare la crisi in un´occasione per fare dell´Italia una società più giusta.

A commento del pregevole discorso del nostro presidente, molti leader politici hanno usato l´espressione "bipartisan". È ammirevole che le parole di Giorgio Napolitano riescano a infondere un clima unitario in quello che è generalmente un campo di battaglia sterile e piuttosto povero di idealità. Ma il discorso del presidente è stato davvero "bipartisan", cioè di compromesso tra le idee condivise dai diversi partiti? Ha senza dubbio espresso un´opinione del bene comune e della giustizia che dovrebbe essere condivisa da tutti i partiti, anche da quelli che compongono la coalizione di governo; il fatto è che se davvero così fosse, questi ultimi non sarebbero più i partiti che sono.

Il discorso del presidente è stato severamente e senza ombra di dubbio costituzionale, più che semplicemente bipartisan - una difesa a tutto tondo di questa costituzione, dei suoi principi fondamentali e della struttura parlamentare dello Stato. Innanzitutto una difesa forte e senza ambiguità dell´Articolo 3 della Costituzione, il quale definisce l´eguaglianza democratica, cioè non soltanto eguaglianza di fronte alla legge ma anche di rispetto della persona nella vita sociale concreta e quindi nelle opportunità di esprimere se stessa. Napolitano ci ha fatto una splendida lezione di democrazia sociale. E lo ha fatto partendo proprio dalla crisi economica. Queste le sue parole: «Dalla crisi deve, e può, uscire un´Italia più giusta. Facciamo della crisi un´occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita; per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente; per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale». Il richiamo al principio costituzionale delle eguali opportunità suona come una critica forte della politica del governo, la cui strategia è stata fin dall´inizio volta a introdurre elementi di disparità e diseguaglianza sociale attraverso scelte dissennate che penalizzano le scuole pubbliche (mentre elargiscono finanziamenti alle scuole private cattoliche) e quindi condizionano negativamente il destino dei cittadini "fin dai primi anni" di vita. Se queste idee fossero davvero "bipartisan" i partiti di centro-destra dovrebbero rivedere radicalmente la loro politica sociale.

Il presidente Napolitano ha poi ribadito in uno stile magistrale il carattere parlamentare della nostra democrazia. Lo ha fatto attraverso due passaggi cruciali. Prima di tutto sottolineando che la «capacità di giudizio e di proposta [del Parlamento] resta fondamentale nel nostro sistema democratico»; in secondo luogo, chiarendo quale è il ruolo del presidente della Repubblica nella nostra costituzione: quello di rappresentare l´unità della nazione (meglio, degli italiani) «col massimo scrupolo d´imparzialità e indipendenza». Il presidente non con una funzione di governo («tenendosi fuori dalla competizione tra le opposte parti politiche di governo») ma con una funzione simbolica di generalità, a garanzia di ogni cittadino/a, senza distinzione di idee politiche, sesso, religione, condizione sociale. Il presidente come potere neutro non come potere politico attivo. Se questo cruciale passaggio del discorso del presidente fosse davvero "bipartisan" ciò significherebbe che la maggioranza che ci governa ha fatto una revisione di trecentosessanta gradi convertendosi alla centralità del Parlamento.

Infine, il presidente della Repubblica si è rivolto alle forze politiche per ricordare loro che «possono guadagnare fiducia solo mostrandosi aperte all´esigenza di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all´interesse pubblico». Le forze politiche possono contribuire a far sì che le istituzioni guadagnino consenso tra i cittadini solo se saranno in grado, loro per prime, di esprimere "davvero" l´interesse pubblico. Anche in questo caso, se questo discorso fosse da tutti condiviso ciò significherebbe che gli interessi patrimoniali e di fazione cesserebbero finalmente di essere la spina nel fianco del nostro stato di diritto. Se davvero ciascun partito che siede in Parlamento potesse senza eccezione ripetere le parole del presidente potremmo dire che nella notte di Capodanno è avvenuta una trasformazione radicale nella vita politica italiana. Diversamente, le dichiarazioni che parlano di "bipartisanship" sarebbero puramente retoriche. È realistico pensare che la seconda sia l´ipotesi più credibile. Il discorso di fine anno del Capo dello Stato è stato un grande discorso costituzionale, di affermazione del valore e della legittimità di questa costituzione, qualcosa di più e di meglio di una retorica e compromissoria dichiarazione "bipartsan".


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