FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3800863
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica it-"Vi racconto la Scuola di silenzio ministri, imparate ad ascoltarla"

Repubblica it-"Vi racconto la Scuola di silenzio ministri, imparate ad ascoltarla"

Renato Pigliacampo, docente universitario e autore di un libro polemico sul problema della sordità nell'istruzione: ce lo spiega attraverso le e-mail "Vi racconto la Scuola di silenzio ministri, i...

04/12/2005
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Renato Pigliacampo, docente universitario e autore di un libro polemico sul problema della sordità nell'istruzione: ce lo spiega attraverso le e-mail

"Vi racconto la Scuola di silenzio ministri, imparate ad ascoltarla"

di DARIO OLIVERO

Renato Pigliacampo "Il silenzio ci divide, la voce ci allontana". Così scrive a certo punto l'autore nel suo pamphlet. Un piccolo libro che contiene un durissimo atto d'accusa contro la scuola, questa scuola, questo ministro dell'Istruzione "prima vittima della sua stessa riforma" che è senza basi, senza discussioni, imposta dall'alto di una ragione olimpica neanche così profonda. L'autore è sordo. Non "diversamente abile", non "non-udente", non "audioleso". Sordo. Il politicamente corretto lo infastidisce, la retorica dell'integrazione imposta dai "normali" lo urta, la diplomazia non è il suo forte e le parole che rivolge a Letizia Moratti in Lettera ad una ministro (e dintorni) (Armando editore, 10 euro) sono dure.

Si chiama Renato Pigliacampo, ha 57 anni, è di Porto Recanati. "Sono un poeta anch'io - dice - Ho il canto nell'anima". E' docente a contratto all'Università di Macerata (facoltà di Scienze della formazione). E' stato psicologo dirigente alla Asl di Civitanova Marche. Ha moglie e due figli, è l'unico sordo in famiglia. Ha perso l'udito a 12 anni per meningite. E' stato tra i primi non udenti a laurearsi in Italia nel 1974, in pedagogia indirizzo psicologico. Poi, specializzazione e dottorato di ricerca in sociologia e ricerca sociale.

Per tutta la vita ha gridato per farsi ascoltare da chi sembra più sordo di lui, di quella - dice - "sordità, non fisica, ma di un popolo che, ancora oggi, si ostina a vedere la diversità in modo erroneo: o di assistenzialismo, o di emarginazione". Ha firmato il suo libro con lo pseudonimo Scuola di silenzio, che, spiega, "è una metafora di vita dell'autore del libro" che combatte "contro un popolo ottuso e politici demagoghi, che di noi vedono solo dei mangiatori di pane a ufo".

Il problema che solleva riguarda 70 mila persone, 10-12 mila sono bambini o ragazzi che frequentano la scuola dell'obbligo, 20 mila se consideriamo i bambini audiolesi ma non gravi. Perché il problema è che i dati non sono certi: la sordità ha livelli diversi e non sempre è individuabile. Come dire, chi ha problemi di udito in generale sono 5 milioni, così come i ciechi sono quasi 100 mila, ma 10 milioni hanno problemi di vista. Chi lavora è quasi sempre impiegato nel terziario. Oggi però, spiega Pigliacampo, "trovano difficoltà perché se la scuola non dà loro gli strumenti culturali finiscono a fare un lavoro di ripiego".

L'intervista che segue è stata fatta attraverso la posta elettronica. Incomincia così: "Va benissimo. Mi chieda. Domandi".

Che cosa non funziona, in estrema sintesi, nella scuola attuale dal punto di vista di un abitante della "Scuola del silenzio"?
"Ricorda la scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani? Nella Scuola di silenzio il bambino è lasciato sordo e muto. Il silenzio è ricchezza e crescita. Ora, questo Stato, questo governo hanno lasciato i bambini soli e senza cultura".

Che cosa significa?
"I docenti non sono specializzati. Non sono capaci d'insegnare ai bambini sordi perché non sanno comunicare con loro. Senza comunicazione non c'è apprendimento, come dice Dewey. Noi vogliamo una scuola capace nelle strutture e nel personale insegnante. Oggi i corsi polivalenti (?) non preparano i docenti"

Mi faccia un esempio.
"Nella scuola superiore, istituto tecnico per geometri, per esempio, quando un ragazzo sordo del quarto o quinto anno ha lezione di Costruzioni o Topografia ha a fianco una docente spessissimo di Lettere che.. prende appunti. Io l'ho gridato che, almeno, ci vogliono due docenti: una nelle materie letterarie e uno nelle materie scientifiche, i vertici del ministero ha detto che costano troppo! Bene abbiamo in Italia 70 mila docenti di sostegno, che producono? Poco e non per loro colpa".

Come si fa a preparare un docente di sostegno in modo adeguato?
"Lei ha studiato il teorema di Pitagora, vero?

Come tutti.
"Bene, immagini come lo apprenderebbe se fosse sordo, cioè non riuscisse a capire bene i cateti, l'ipotenusa eccetera".

Come farei?
"Un bravo docente, creativo e che conosca i processi percettivi e la memoria visiva del sordo, non userebbe il canale uditivo, ma visivo. Ora i nostri docenti ripetono la filastrocca delle spiegazioni che lei ha sperimentato con l'udito. Battono su una porta chiusa!"

Le "parole visive" di cui scrive nel libro contrapposte alla lingua verbale. E' così?
"Esatto. Noi sordi sviluppiamo processi psicocognitivi soprattutto per via visiva. Dunque per insegnare ai sordi bisogna studiare molto, molto, molto. Altro che 20 o 30 ore di infarinatura come accade oggi nei corsi di specializzazione polivalente. Ma poi, anche se i docenti hanno studiato questi specifici processi di apprendimento, se non hanno la lingua dei segni, fondamentale per insegnare ai sordi..."

... non serve a nulla. Quindi manca una preparazione specifica per docenti specifici?
"Non c'è la pazienza di lavorare con metodo e calma sulla formazione dei docenti veramente specializzati. Siamo in un circolo vizioso e vergognoso. Facciamo finta di non vedere la realtà".

La riforma della Moratti non funziona per i tagli o per l'approccio didattico?
"Perché si fa una riforma scolastica? O perché il passato bisogna buttarlo via (erano tutti asini), o perché il nuovo potere politico vuole che il popolo prenda una via diversa. Don Milani dice: 'è la lingua il potere'. Io ho scavato nella lingua, l'ho capita. Ma in un'assemblea sono declassato a zero se non ci sono persone che traducono la parola verbale. Ora, a scuola ai sordi hanno detto, impara la lingua come gli udenti e sarai come loro. Falso. Invece bisogna che i sordi divengano loro stessi mettendoli di fronte alla diversità e crescano sfruttando al massimo le loro potenzialità".

Lei non ama il politically correct e l'uso di termini come "diversamente abile". Perché?
"Io voglio che la parola focalizzi il referente. 'Diversamente abile' non dice niente. Sa cosa scrive Gramsci? Che quando la società cambia le parole vuol dire che qualcosa di grave sta maturando..."

Per questo gridate a un governo che considerate più sordo di voi?
"Un mese fa abbiamo marciato contro la Finanziaria per le strutture dei nostri bambini nelle scuole, per il personale specializzato, per l'informazione televisiva. Bisogna che noi stessi risolviamo i nostri problemi, ma come facciamo a risolverli se gli udenti che siedono nelle istituzioni ci soffocano con le parole? Non avete intuito che, nel silenzio, c'è ricchezza? Possiamo farcela. Siamo forti perché tanti piccoli guerrieri di silenzio ci stanno seguendo".


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL