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Repubblica it-In attesa della riforma Moratti, l'anno potrebbe essere turbolento

Presto il via in Campania, Molise, Trentino, Umbria e Veneto In attesa della riforma Moratti, l'anno potrebbe essere turbolento Scuola, per cinque regioni mercoledì il primo giorno E' scontro sui...

08/09/2003
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la Repubblica

Presto il via in Campania, Molise, Trentino, Umbria e Veneto
In attesa della riforma Moratti, l'anno potrebbe essere turbolento
Scuola, per cinque regioni
mercoledì il primo giorno
E' scontro sui precari. La crisi delle private e il bonus

ROMA - Il primo giorno di scuola è alle porte. Otto milioni e mezzo di studenti in tutta Italia aspettano senza troppa ansia lo squillo della campanella. Che suonerà mercoledì nelle aule di Campania, Molise, Trentino, Umbria e Veneto. Il giorno dopo rientreranno in classe i bambini della Lombardia. Si ricomincia il 15 invece in tutte le altre regioni, a parte Calabria, Liguria, Puglia e Sicilia, che partono scaglionate tra i 16 e il 26 settembre.

E sarà un rientro in sicurezza. Perchè secondo una ricerca di Tuttoscuola, rispetto a un anno fa il numero degli edifici che dispongono delle necessarie certificazioni antincendio e di agibilità statica è aumentato di circa il 10%. Dodici mesi fa, infatti, il 73,21% delle 41.698 scuole statali era privo della certificazione di conformità dei vigili del fuoco per le norme antincendio. Nel 2003 quella percentuale è scesa al 64,53%. Le scuole più sicure sono quelle del Friuli-Venezia Giulia, dove è privo della certificazione antincendio il 44,64% delle scuole, e dell'Emilia-Romagna (ne è privo il 49,93%).

Il miglioramento più consistente, rispetto al 2002, è proprio quello del Friuli, che ha ridotto la percentuale negativa di quasi 20 punti, seguito dal Piemonte (meno 17 punti). E sicurezza degli edifici vuol dire anche certificazione di agibilità statica: l'anno scorso ne era privo il 57,02% delle statali; quest'anno ne è privo il 42,32%, con un miglioramento di 15 punti.

Ma per i 900 mila docenti e le 56 mila scuole della penisola, l'anno non si preannuncia comunque tranquillo. Perché, se i progetti della Moratti andranno in porto, questo potrebbe essere l'ultimo per la scuola così com'è. La legge di Riforma del sistema di istruzione, annunciata a marzo come il primo vero riordino della scuola dopo la riforma Gentile del '23, è già pronta da tempo. Mancano solo i decreti attuativi e il relativo piano finanziario. E poi potrà essere varata. Per quest'anno le novità sono poche e riguardano solo l'introduzione della lingua inglese e dell'informatica nelle prime due classi elementari e l'iscrizione in prima elementare dei bambini di 5 anni e mezzo, cosa che, però, funzionerà solo in parte.
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C'è ancora da aspettare, invece, per le nuove regole di reclutamento del personale docente. La riforma prevede per gli aspiranti insegnanti la formazione universitaria attraverso le lauree specialistiche a numero programmato. Ma in attesa del nuovo sistema, resta aperto il problema delle graduatorie permanenti dei precari, giunti ormai al secondo anno di blocco delle immissioni in ruolo.

Nelle liste sono iscritti gli aspiranti docenti senza cattedra che vanno avanti con le supplenze temporanee. Costituiti dai "precari storici", vincitori di concorsi e dai "sissini", gli iscritti o diplomati nelle Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis). Con l'arrivo dei questi- i primi diplomati sono del 2001 - le graduatorie sono state stravolte a più riprese.

Alla base del problema ci sono i 30 punti in graduatoria riconosciuti a questi ultimi per studi effettuati. Ma contestati dai precari storici. Dopo innumerevoli e contrastanti sentenze del Tar, il ministro Moratti ha annunciato la presentazione entro pochi giorni di un disegno di legge che dovrebbe riequilibrare le graduatorie, riconoscendo a entrambe le categorie i diritti maturati. Il provvedimento, secondo alcune anticipazioni, potrebbe prevedere un bonus di 6 punti per i precari vincitori di concorso e di 3 per gli abilitati nelle sessioni speciali. Tra le ipotesi, anche il blocco dei corsi "Ssis" nelle classi di insegnamento sovraffollate.

Ma c'è anche la questione delle scuole private. Dal 2000 la legge n.62 ha riconosciuto pari dignità agli istituti non statali, a condizione che possiedano i requisiti richiesti dalla legge. Nonostante il riconoscimento ottenuto, però, le scuole paritarie non hanno attratto in questi anni nuovi iscritti. E il rapporto con le scuole statali si mantiene sull'11% circa. Ma con notevoli differenze tra regione e regione. La maggiore incidenza di scuole private sul totale si ha in Lombardia (18,1%) e Veneto (17,8%), seguite da Emilia Romagna e Liguria (15%), Lazio (13%) e Piemonte (12%). La regione più "statalizzata" è invece il Molise con solo il 4,3% di scuole private.

(7 settembre 2003)


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