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Repubblica/Firenze: "Difenderemo le piccole scuole"

La Regione contro il ministro: "Chiuderle significa spopolare i paesi" .L´assessore Simoncini: "È a rischio anche il tempo pieno alle elementari"

31/08/2008
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la Repubblica

LAURA MONTANARI

Quando chiude una scuola è sempre un brutto segnale. Se il governo mantiene quello che ha annunciato il ministro Gelmini ai sindacati e cioè che verranno accorpati o chiusi gli istituti al di sotto dei 600 alunni, si stima che la Toscana dovrà rinunciare a 148 scuole, per lo più elementari e medie inferiori, concentrate in zone montane o in paesini isolati. Scuole marginali soltanto nelle coordinate geografiche. La rinuncia è un problema dettato da economie e tagli, non da strategie di formazione, non dalla didattica. Si infuria l´assessore all´istruzione della Regione Gianfranco Simoncini: «E´ una politica scellerata quella che stanno facendo sulla scuola. La Toscana si batterà per contrastarla. Da anni abbiamo messo a disposizione un fondo per aiutare i comuni dei piccoli centri di montagna a costruire o a ristrutturare le loro scuole, chiuderle significa spopolare quei centri o costringere i bambini a ore di viaggio sui pulmini per raggiungere le aule». Un pensiero condiviso dal senatore Pd Andrea Marcucci: «Il costo sociale di un intervento così pesante è incalcolabile anche perché gli enti dovrebbero comunque garantire il servizio di trasporto degli alunni e si perderebbe completamente il rapporto tra la scuola e le famiglie, si impoverirebbe la vita di numerose comunità».
A seminare l´allarme fra le cattedre nella scuola elementare è anche la riforma che entrerà in vigore dal 2009 della maestra unica: «E´ la fine del tempo pieno - protesta ancora Simoncini - è una riforma che ci trascina vent´anni indietro. La primaria italiana è una scuola di eccellenza, smantellarla è una follia». Meno pessimista sulla possibile fine del tempo pieno è Gianna Fracassi, segretaria regionale della Flc-Cgil: «Su questo aspetterei a fare previsioni, non riesco a credere che si possa pensare a chiudere il tempo pieno che è oltretutto un servizio molto richiesto e importante per le famiglie. Al momento mancano indicazioni precise. Però siamo molto preoccupati, perché abbiamo stimato che nella scuola primaria, il maestro unico significa per la Toscana un taglio di 2.500-3.000 cattedre, pari cioè al 20-25% dei posti. Sarebbe un grosso problema anche dal punto di vista occupazionale oltre che su quello della didattica».
Su questo territorio in passato c´è già stato un forte ridimensionamento degli istituti con accorpamenti e chiusure: «Sprechi qui non ce ne sono - taglia corto l´assessore Simoncini - abbiamo mantenuto le scuole là dove sono importanti, non pensando alle economie, ma alla loro funzione sociale e di formazione». Fra le piccole e piccolissime materne o elementari a rischio di chiusura, per esempio, l´istituto di Capraia, ma anche diverse elementari della Garfagnana (in provincia di Lucca). «A Fabbriche di Vallico - spiega il sindaco Oreste Giurlani - ci sono 680 abitanti, abbiamo una elementare e una materna che ha 45 iscritti, 33 dei quali alla primaria. Da noi arrivano bambini anche da altri Comuni di questa zona di montagna, chiudere la scuola significherebbe costringere gli alunni a viaggiare anche un´ora e mezza su un pulmino per raggiungere l´altro istituto più vicino. E questo su strade di montagna con inverni innevati e rigidi». Il sindaco sottolinea come la scuola in quelle zone sia un baluardo per la cultura del luogo, di luoghi che non possono «sopportare altre fughe di cervelli». C´è un altro particolare, riferisce Giurlani: «La nostra vecchia scuola aveva problemi di tenuta sismica, così la Regione ci ha finanziato per 750mila euro per costruirne una nuova che contiamo di inaugurare a dicembre. Chiuderla subito dopo sarebbe non solo contro ogni logica, ma anche contro ogni economia e soprattutto significherebbe incentivare l´abbandono del paese».

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