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Repubblica: Epifani attacca: dal governo solo idee assurde

Il governo, come del resto Confindustria, si comporta in maniera contraddittoria, smentisce con la mano destra quel che fa con la sinistra. Questa è la riprova del fatto che di fronte alla crisi l´esecutivo non sa che pesci pigliare

14/12/2008
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la Repubblica

La crisi

Epifani: il governo risponda all´allarme di Marchionne

Siamo l´unico Paese europeo che non ha un elenco di settori che considera strategici

PAOLO GRISERI

TORINO - Alzare l´età pensionabile delle donne «è un´idea assurda, soprattutto oggi che le aziende pubbliche e private tendono ridurre gli organici. Il governo, come del resto Confindustria, si comporta in maniera contraddittoria, smentisce con la mano destra quel che fa con la sinistra. Questa è la riprova del fatto che di fronte alla crisi l´esecutivo non sa che pesci pigliare». Parte dalla risposta al ministro Brunetta l´analisi di Guglielmo Epifani. Che accusa il governo di «essere il fanalino di coda dell´Europa nei provvedimenti per far fronte al crollo dei mercati. Se non agiamo subito, a partire da settori strategici come l´automobile, usciremo da questa crisi a fondo classifica».
Epifani, perché siete contrari ad innalzare l´età pensionabile delle donne?
«Trovo questa discussione francamente bizzarra. Stiamo entrando nel cuore di una crisi che metterà a rischio, per concorde analisi di tutti gli osservatori, una gran quantità di posti di lavoro. Abbiamo di fronte mesi in cui molti giovani rischieranno di non vedersi riconfermare i contratti a termine e in cui le aziende pubbliche e private cercheranno di tagliare gli organici. Di fronte a questo quadro la presidente di Confindustria propone di finanziare l´aumento dei sussidi ai cassintegrati con l´innalzamento dell´età pensionabile. E ora il ministro Brunetta propone i 65 anni per le donne».
Non crede che in questo modo si metterebbero a posto i conti dell´Inps? E non c´è una sentenza europea che impone comunque di equiparare l´età pensionabile per uomini e donne?
«Facciamo chiarezza. I conti dell´Inps, come dimostrano i dati più recenti, sono floridi. Innanzitutto perché il sistema pensionistico è stato risanato di recente. E poi per il semplice fatto che la crisi sta trattenendo molti dalla tentazione di andare in pensione. Quando alla sentenza europea, le interpretazioni possibili sono diverse. In ogni caso già oggi negli uffici pubblici le donne possono, volendolo, andare in pensione a 65 anni. Non mi sembra che siano proposte come questa che ci consentiranno di uscire dall´angolo».
Che cosa ci vorrebbe secondo la Cgil?
«Ci vorrebbero provvedimenti in grado di aggredire la crisi in modo strutturale. Così come, del resto, sta avvenendo nei principali paesi europei. Il governo francese ha deciso di intervenire sui settori strategici dell´auto, delle infrastrutture e della scuola. In Inghilterra è di queste ore il provvedimento a favore dell´industria dell´auto, così come è avvenuto in Germania e in Svezia. La Spagna ha scelto di intervenire contemporaneamente sul sostegno ai redditi e agli investimenti».
Che cosa dovrebbe fare dunque l´Italia?
«Finora il governo italiano ha sostenuto il sistema bancario, ed era doveroso, e ha fatto un po´ di assistenza con la carta sociale per i redditi bassi e con i bonus. Ma non ha fatto nulla sui settori strategici. Anzi l´Italia è l´unico paese europeo che non ha un elenco di settori e imprese che considera strategiche. Per la verità quell´elenco non lo ha stilato nemmeno il governo di centrosinistra. Ed è un grave errore perché è nel cuore della crisi che bisogna scegliere, con aiuti mirati, quali settori saranno competitivi quando sarà passata la bufera. Non facendo nulla la crisi passerà ma ne usciremo a fondo classifica».
Pensa ad aiuti all´auto?
«Capisco che l´attuale governo abbia un rapporto di amore-odio con l´industria dell´auto italiana. Ma se Obama, come accadrà comunque, decide di aiutare l´industria dell´auto Usa e se altrettanto faranno gli altri stati europei, non vedo proprio come noi potremmo rimanere a guardare senza compromettere seriamente la nostra competività».
La convince il piano illustrato da Marchionne?
«E´ naturale che la preoccupazione dell´ad di Fiat sia quella di salvare i marchi e devo riconoscere che in questi anni ha mantenuto la promessa di dare una missione a tutti gli stabilimenti italiani. Ma mi preoccupa l´annuncio del cambio di strategia sul piano delle alleanze».
Teme che la Fiat perda la sua italianità? Non è rischioso il patriottismo in economia, come dimostra la vicenda Alitalia?
«La Fiat è un´azienda risanata mentre l´Alitalia era in tutt´altra situazione dal punto di vista dei conti. Temo però che una fusione non paritaria con un partner straniero possa portare fuori dall´Italia il cuore della Fiat, gli uffici dove si prendono le decisioni strategiche, i centri di ricerca dove si studiano i nuovi modelli e le soluzioni tecnologicamente avanzate. Se così fosse assisteremmo a un grave impoverimento dell´industria nazionale».
Epifani, siamo all´indomani di uno sciopero generale separato. La crisi incalza. Non sarebbe il caso di provare a riannodare i fili del dialogo con gli altri sindacati e con il governo?
«Sono il primo a pensare che l´unità sindacale sia un valore da perseguire sempre, tantopiù in una situazione di crisi. E infatti, nonostante le divergenze, continuiamo a lavorare insieme sui problemi della politica industriale. Certo i toni che Cisl e Uil usano in questi giorni nei nostri confronti sono toni da anni Cinquanta».
Come e quando si uscirà da questa crisi?
«Molto dipenderà dalle politiche pubbliche e dalle scelte del governo. Fino a quando rimarremo in questa fase di stallo la sfiducia aumenterà e nella crisi rimarremo».


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