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Repubblica: "È un errore imperdonabile e alle imprese non serve a niente"

L´ex ministro Fioroni: è passata l´idea di un´istruzione al risparmio In Italia il 40% di coloro che hanno un basso livello di istruzione resta più a lungo senza trovare un lavoro Occorre investire sulle professionalità presenti della scuola, non tagliare come ha fatto questo governo finora

21/01/2010
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la Repubblica

SALVO INTRAVAIA

ROMA - «E´ un errore imperdonabile, un pericoloso passo indietro che non serve neppure alle imprese». Ecco la valutazione dell´ex ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, sull´emendamento votato in commissione Lavoro alla Camera, che consente ai quindicenni di assolvere l´ultimo anno di obbligo scolastico nell´apprendistato. Cioè di fare ingresso nel mondo del lavoro a 15 anni.
Perché è così importante elevare l´obbligo scolastico?
«Parto dalla relazione del segretario generale dell´Ocse, Angel Gurria, secondo cui gli investimenti in istruzione e formazione contribuiranno alla ripresa economica del dopo crisi».
E questo provvedimento non concorda con questa esigenza?
«Per nulla. Occorre far restare gli adolescenti a scuola il più possibile per perseguire questo obiettivo. Invece, con l´emendamento votato ieri, si attua la scorciatoia di sostituire un anno di scuola con uno di lavoro. Insomma, un´idea della scuola al risparmio che a mio avviso è pericolosissima».
Perché è un passo indietro?
«L´Italia è un paese che ancora ha pochi laureati e il 40% di coloro che hanno un basso livello di istruzione - il diploma di terza media, per comprenderci - resta più a lungo senza lavoro. Si tratta di statistiche europee non di deduzioni mie. Occorre quindi incentivare i percorsi alternativi e flessibili e le sperimentazioni per combattere la dispersione scolastica, non allontanare gli studenti dalla scuola».
Può essere più preciso?
«Alcune esperienze nelle scuole di lingua tedesca di Bolzano, per esempio, prevedono forme di apprendistato, ma la componente istruzione resta importante. Con l´emendamento votato alla Camera si passa invece al lavoro tout court».
Ma in molti pensano che se un ragazzo non vuole studiare è meglio mandarlo a lavorare.
«Quando abbiamo elevato di un anno l´obbligo scolastico eravamo consapevoli di queste problematiche e abbiamo messo in cantiere una serie di iniziative per combattere anche la dispersione scolastica. In Italia sono ancora troppi i ragazzi che lasciano la scuola con un livello scarso di conoscenze e competenze. La scuola ovviamente non può e non deve incatenare alla sedia coloro che non vogliono studiare, ma deve trovare le strategie più adeguate agli stili cognitivi del ragazzo per portarlo ad un livello di conoscenze e competenze minime che tutti devono avere. Per fare questo occorre però investire sulla scuola e sulle sue professionalità presenti, non tagliare come ha fatto questo governo finora. Non facciamo neppure un favore alle imprese, perché invece di ritrovarsi con personale specializzato, quello che cercano attualmente, si dovranno accontentare di soggetti fuggiti dalla scuola e poco preparati».


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