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Repubblica-Crocifisso a scuola, la Consulta decide

Sullo sfondo del dibattito, i pronunciamenti "pesanti" del Vaticano. Il Quirinale dissente dagli abrogazionisti Crocifisso a scuola, la Consulta decide Vigilia di sentenza dopo l'esposto d'una cit...

13/12/2004
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la Repubblica

Sullo sfondo del dibattito, i pronunciamenti "pesanti" del Vaticano. Il Quirinale dissente dagli abrogazionisti
Crocifisso a scuola, la Consulta decide
Vigilia di sentenza dopo l'esposto d'una cittadina non credente

Permettere o meno l'esposizione del simbolo cristiano negli istituti?
MARCO POLITI

ROMA - - E' in dirittura d'arrivo la sentenza della Corte costituzionale sul crocifisso nelle scuole. Il presidente Valerio Onida ha intenzione di chiudere la partita prima dell'elezione dei nuovi giudici costituzionali, che dovrebbe aver luogo il 14 dicembre.
Al palazzo della Consulta il riserbo è impenetrabile. Eppure filtra l'ipotesi in queste ore che il crocifisso dovrebbe essere in qualche modo "salvato". Ma bisognerà vedere nero su bianco se i giudici costituzionali avranno ritenuto possibile una soluzione del genere alla luce della laicità espressa della Carta fondamentale e soprattutto del fatto che - caduto l'impianto della religione di stato, definitivamente archiviata dalla riforma concordataria di Craxi del 1984 - un "obbligo" di esposizione del simbolo della religione cristiana appare insostenibile. In Germania, ultima in ordine di tempo, è stato deciso così. Della questione si è discusso nell'udienza pubblica il 26 ottobre scorso. I "cattivi musulmani", impersonati da Adel Smith ad uso dei talk-show, non c'entrano. E' stata una cittadina italiana di origine finlandese, Lautsi Soile, a sollevare nel 2002 l'interrogativo perché i suoi due figli non credenti dovessero studiare in aula sotto il crocifisso. Su impulso dell'Unione atei (Uaar) il Tar del Veneto ha quindi posto l'eccezione di legittimità costituzionale.
La Corte ha dovuto elaborare la sua decisione sullo sfondo di pronunciamenti di notevole peso. Il Vaticano ha espresso ai massimi livelli la sua totale contrarietà all'abolizione del crocifisso nei luoghi pubblici. Già un anno fa Giovanni Paolo II, ricevendo un udienza il ministro dell'Interno Pisanu e i suoi colleghi europei, ha dichiarato che cancellare i simboli religiosi "risulterebbe poco democratico, perchè contrario all'anima delle nazioni ed ai sentimenti della maggioranza delle loro popolazioni". Anche il Quirinale non fa mistero di non condividere l'impostazione abrogazionista.
Una via di uscita potrebbe essere rappresentata dal cosiddetto "metodo bavarese", illustrato tempo fa proprio dall'Avvenire: "Il crocifisso è di norma esposto nelle aule scolastiche; se però alcuni studenti obiettano che esso lede la loro libertà di coscienza, le autorità scolastiche aprono un procedimento di conciliazione, che può condurre anche alla sua rimozione". Un modo, secondo il giornale dei vescovi, di "bilanciare esigenze opposte". Sulla questione dovrà peraltro pronunciarsi anche lo stesso Presidente della Repubblica. Nell'aprile 2003 è stato indirizzato al capo dello stato un ricorso straordinario contro la circolare Moratti, che nel 2002 ha imposto l'esposizione del simbolo. Ciampi deciderà dopo che il ministero dell'Istruzione avrà acquisito il parere del Consiglio di stato. La prossima sentenza della Corte costituzionale avrà naturalmente la sua influenza.


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