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Rassegna it: Scuola, è scontro sui finanziamenti agli edifici

Gelmini: non ci sono tagli. Il Pd: non è vero. Per Bertolaso i soldi c'erano, ma non sono stati spesi. E la Flc Cgil ricorda: "Sono in 9 milioni di persone tra studenti e insegnanti, servono molti più fondi"

24/11/2008
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Dopo il crollo di Rivoli

di Maurizio MinnucciPer il premier, il crollo del liceo di Rivoli costato la vita a uno studente di 17 anni, “è stata una fatalità”. Ma ora tutti si chiedono se la tragedia poteva essere evitata. A partire dal capo della Protezione Civile Guido Bertolaso: “Per la sicurezza delle scuole – dice in un’intervista alla Stampa – il governo Berlusconi aveva stanziato 500 milioni nel 2003, dopo la tragedia di San Giuliano. Ebbene, devono ancora spenderli”. A sei anni da quel 31 ottobre (quando un terremoto provocò la morte di 27 bambini in una scuola) e dopo la nuova tragedia di sabato scorso a Torino, Bertolaso invoca “regolamenti chiari, situazioni nette e procedure veloci, degne di un paese moderno. Basterebbe questo. In ogni Regione ci dev’essere un responsabile, che si faccia carico di tutto, anche delle spese”.

“Ho chiesto, e l’avrò entro gennaio, un’anagrafe completa delle scuole”, sottolinea al Messaggero il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: “Il tema della sicurezza nelle scuole è una priorità, non ci saranno tagli. Anzi, è vero il contrario”. Di diverso avviso il ministro ombra del Pd, Mariapia Garavaglia: “Il governo invece di aumentare le risorse da destinare alla sicurezza nelle scuole ha presentato una Finanziaria che prevede pesanti tagli”, sottolinea, ricordando che “è soltanto grazie a un emendamento del Partito democratico se il decreto Gelmini contiene un articolo per favorire la messa in sicurezza degli edifici scolastici”.

Come funzionano i finanziamenti per gli edifici scolastici

Le scuole italiane sono 10.761, per un totale di circa 42 mila edifici di proprietà di Province e Comuni (che a volte affittano i locali). Il 60 per cento di queste strutture non è dotato di certificati di agibilità statica e igienico-sanitaria, circa otto su dieci non hanno quello di prevenzione incendi.

La norma di riferimento risale al 1993 (è la legge Masini, che attribuisce a Province e Comuni la competenza in materia di fornitura, costruzione, manutenzione ordinaria e straordinaria). Nasce per migliorare l'edilizia scolastica, e prevede la partecipazione dello Stato che può concedere mutui agevolati alle Regioni, per piani triennali. Nel primo triennio (1996-1998) vengono stanziati 1.569 milioni di lire; nel secondo (1999-2001) i milioni sono 1.395. Nel 2002, col governo Berlusconi, inizialmente non viene attivato alcun finanziamento. Poi, dopo la tragedia di San Giuliano, per il periodo 2003-2005 si stanziano 461.216 mila euro. Anche nella Finanziaria 2006 (l’ultima del precedente esecutivo del centrodestra), il triennio non parte. Si riprende con il governo Prodi, che stipula il “patto per la sicurezza” tra ministero dell’Istruzione, Regioni ed Enti locali: per l’edilizia scolastica sono previsti 750 milioni (triennio 2007-2009), messi in parti uguali dalle tre istituzioni.

Poi ci sono i finanziamenti straordinari (che non rientrano nei piani triennali), In parte arrivano da vecchie disposizioni di legge, in parte sono stati attivati dopo San Giuliano. Erano 474 milioni di euro, ma se ne sono visti solo 194. Per completare il quadro vanno ricordati gli investimenti legati al decreto 626: dal 2000 stanziamenti di 40 miliardi di lire per le attività formazione e informazione degli studenti. “Ma queste cifre – afferma Massimo Mari, della Flc Cgil nazionale – sono fortemente insufficienti, la casistica degli incidenti Inail lo conferma. Nelle scuole parliamo di circa 9 milioni di persone tra studenti e chi ci lavora. Gli infortuni sono in crescita: circa 90 mila sono quelli censiti, più quelli non vengono denunciati”.

Mari (Flc Cgil), servono molti più soldi

“Il quadro dell’edilizia scolastica – afferma Mari – è desolante: nella manovra triennale di Tremonti non si prevede alcuna risorsa dal 2010. E ancora manca una vera mappatura da parte del ministero. L'allora ministro Moratti aveva annunciato un’anagrafe degli istituti, poi non ne abbiamo saputo più nulla”. Il sindacalista sottolinea poi come la riforma Gelmini abbia ridotto i fondi: “Dopo San Giuliano, la legge prevedeva che il 10 per cento delle spese destinate a tutte le infrastrutture fosse accantonato per la sistemazione delle scuole nelle zone sismiche. Il decreto Gelmini, all’articolo 7 bis, abbassa questa quota al 5 per cento”. Certo, non sarebbe bastato per evitare la tragedia di sabato scorso, che con le zone sismiche non c'entra nulla. "Ma comunque rimangono procedure lunghissime, forse quei soldi non arriveranno mai. E intanto le scuole rimangono in condizioni terribili”.

In definitiva, dicono in casa Flc, “l’enormità del patrimonio è tale da farci ritenere queste misure del tutto insufficienti ”. Il sindacato lo va dicendo da anni: “Da prima di San Giuliano insistiamo per affrontare seriamente il problema della messa a norma degli edifici. Tanti sono vetusti (il 45 per cento è stato costruito tra 1965 e 90, ndr), altri risalgono addirittura agli anni Trenta o Quaranta, molti sono situati nei centri storici. L’altro problema è che molte di queste strutture erano destinate ad altri usi, e sono perciò inadatte a ospitare i ragazzi”. Così conclude l’esponente Flc: “Sei anni fa presentammo una nostra piattaforma che non trovò risposta. Sarebbe ora di fare qualcosa, anche perché, ricordo, mettere a norma le scuole significa anche aprire nuovi cantieri e creare occupazione”.


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