Quale è la situazione dell’edilizia scolastica?
di Osvaldo Roman
Una delle scelte vincenti del governo Renzi è certamente quella di aver indicato come priorità per la ricostruzione del sistema scolastico, devastato dalle politiche dei governi di centro destra, quella costituita dal voler affrontare il drammatico problema della sicurezza e della funzionalità delle scuole. In questi mesi si potrà verificare se il progetto annunciato opererà concretamente o se invece rimarrà ancora una volta intrappolato nella rete delle procedure che purtroppo esistono, specie nel reperimento dei finanziamenti e che non possono essere esorcizzate con una mera politica degli annunci.
Anche una recente indagine del Censis documenta quello che i più recenti rapporti di Cittadinanzattiva e di Legambiente avevano evidenziato,anche di recente , integrando i pochi dati ufficiali forniti dal Miur, sulla base dell’ancora incompiuta Anagrafe dell’edilizia scolastica. (si veda il capitolo primo del Volume “L’edilizia scolastica- Un’emergenza nazionale” EDIESSE giugno 2014).
L’indagine evidenzia non solo gli interventi necessari per la messa in sicurezza delle scuole: intonaci che crollano, rubinetti che perdono e vetri rotti. Ma anche seri problemi strutturali: degli oltre 41.000 edifici scolastici statali, il Censis stima che in 24.000 gli impianti (elettrici, idraulici, termici) non funzionano, sono insufficienti o non sono a norma. Sono 9.000 le strutture con gli intonaci a pezzi. In 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e coperture. Sono 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle strutture portanti e 2.000 le scuole che espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto. Edifici malandati e vetusti: più del 15% è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano tra il '45 e il '60, il 44% risale all'epoca 1961-1980, e solo un quarto degli stabili è stato costruito dopo il 1980. Anche la manutenzione ordinaria è una priorità: per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l'esigenza è dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria.
2) Quali sono stati i motivi delle gravi inadempienze e dei ritardi accumulati in questo settore?
Spese insufficienti e tempi biblici riassume il CENSIS. In realtà se si vanno ad esaminare le risultanze della recente indagine parlamentare sulla materia (idem capitolo secondo) si vede come gli interventi straordinari che via via sono stati programmati dopo il tragico crollo della scuola di San Giuliano hanno mobilitato poco meno di 2 miliardi di euro rispetto a un fabbisogno stimato di 13 miliardi. Notevoli sono stati i ritardi nell'attuazione. Dei 500 milioni di euro attivati con le delibere Cipe del 2004 e del 2006, a metà del 2013 ne erano stati utilizzati 143 milioni, relativi a 527 interventi sui 1.659 previsti. Per gli stanziamenti successivi, tutti i progetti sono ancora in attuazione o addirittura in fase di istruttoria. Va meglio l'impiego dei fondi strutturali. Il Programma operativo 2007-2013 gestito dal Miur e relativo al Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale), attivo nelle regioni Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, ha assegnato più di 220 milioni di euro a 541 scuole per interventi nell'ambito della sicurezza degli edifici, del risparmio energetico, per l'accessibilità delle strutture e le attività sportive.
Ci si è spesso domandati quali fossero le cause dei ritardi e dei lamentati blocchi.
La prima causa da cui è dipeso il fallimento di ogni pianificazione degli interventi in materia è consistita nei vincoli che il patto di stabilità, assurdamente mantenuto per gli enti locali anche in questo settore, ha continuato ad imporre, sia sui finanziamenti eventualmente messi a disposizione dai piani nazionali, sia sulle risorse investite localmente.
Inoltre, se, come si fa nel libro dianzi citato, si leggono le premesse della Delibera CIPE n.6 del 20 gennaio 2012 si scoprono tutti i tagli lineari che hanno, nel tempo, ridotto perfino gli stanziamenti destinati a investimenti di carattere strutturale e impedito l’avvio dei relativi piani di realizzazione e di spesa.
Nei fallimenti della programmazione governativa hanno influito molto anche la gestione centralistica degli interventi privilegiata dal governo, in violazione delle competenze attribuite in materia dagli enti locali, e la drastica riduzione delle risorse messe disposizione dei medesimi nel quadro delle misure finanziarie adottate contro la crisi.
3) Quali sono le caratteristiche e i limiti dell’attuale iniziativa del Governo Renzi?
Il Presidente del Consiglio rivolgendosi ai sindaci ha affermato che “investire sull’educazione necessita naturalmente di un progetto ad ampio raggio, che parta dal recupero della dignità sociale delle insegnanti e degli insegnanti e che ora la priorità è l’edilizia scolastica. Nessun ragionamento sarà credibile finché la stabilità delle aule in cui i nostri figli passano tante ore della loro giornata non sarà considerata il cuore dell’azione amministrativa e di governo”.
Il Governo ha proposto un metodo di lavoro affinché il 2014 segni l’investimento più significativo mai fatto da un Governo centrale sull’edilizia scolastica. Per questo si è iniziato ad intervenire sui vincoli del “patto di stabilità interno”.
Con l’art.53 del Decreto legge sulle semplificazioni, predisposto dal ministro Profumo e convertito nella legge 4 aprile 2012 , n. 35, non erano state ancora rimosse tali cause del blocco della spesa, pur avendo indicato un percorso per riprendere una seria programmazione degli interventi.
Importanti provvedimenti erano successivamente stati approvati negli ultimi due anni in specie con l’impegno del ministro Carrozza, in materia di programmazione e di reperimento delle necessarie risorse. Sono tali sia quelli che dettano le linee guida in materia di progettazione edilizia , che fissano precise regole per una pianificazione concordata con le Regioni e gli enti locali e che avviano la realizzazione e l’utilizzo di fondi immobiliari sia quelli che riattivano un sistema di mutui, collocati fuori dal patto di stabilità, con ammortamento a carico dello Stato e che indirizzano le risorse messe a disposizione dell’INAIL alla progettazione per la sicurezza delle scuole.
Il Consiglio dei ministri del 13 giugno, con la prima parte delle misure dello #sbloccaitalia, ha approvato un decreto del presidente del Consiglio ( un DPCM non ancora reso noto nella sua stesura ufficiale) che individua i Comuni beneficiari, con il relativo importo, dell’esclusione dal Patto di stabilità interno, per gli anni 2014 e 2015, delle spese sostenute per interventi di edilizia scolastica, ai sensi dell’articolo 31, comma 14-ter, della legge 12 novembre 2011 n. 183. Si tratta di un primo blocco di 389 opere immediatamente cantierabili per un valore complessivo di 244 milioni. Ciò secondo quanto stabilito dall’articolo 48 del Decreto legge n.66/2014 convertito in via definitiva in questi giorni alla Camera. Il realtà il testo della legge di conversione prevede un passaggio per la Conferenza Stato regioni che non sarà difficile realizzare per un governo che riforma il Titolo V ma che non può mettersi sotto i piedi le regole per la programmazione degli interventi nel settore approvate di recente con la firma dell’allora ministro Del Rio.
A conti fatti l’intero piano-scuola prevede ben 21.629 interventi e dovrebbe riguardare più del 50% degli edifici scolastici del Paese coinvolgendo all’incirca 4 milioni di studenti per un investimento complessivo di un miliardo e 94 milioni di euro. A questi si dovrebbero aggiungere poi 300 milioni stanziati dal ministero dell’Ambiente per finanziare a tassi agevolati interventi a favore dell’efficienza energetica.
Oltre ai nuovi edifici il governo ha avviato un progetto denominato #scuolebelle che interessa 17.959 plessi scolastici e comporta altri 450 milioni di investimenti da destinare a lavori di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale delle classi e dei vari servizi.
Infine il progetto #scuolesicure, che prevede la messa in sicurezza degli edifici, interventi di bonifica dall’amianto e la rimozione delle barriere architettoniche, può contare su 400 milioni di euro di investimenti distribuiti su 2921 strutture scolastiche.
La geografia degli interventi, sintetizzata in due slides pubblicate sul sito del governo (www.governo.it), rende bene l’idea della copertura del territorio nazionale di questo importante piano di interventi.
E’ del tutto evidente che alle “palle a colori” riportate in tali slides dovranno molto presso sostituirsi nei siti ufficiali del governo e del Miur gli elenchi nominativi, con l’indicazione degli importi assegnati, di tutte le scuole interessate ai diversi tipi di intervento. Sarebbe molto opportuno, per segnare una netta discontinuità con le pratiche centralistiche e clientelari del passato, che anche l’elenco completo delle richieste inviate dai 4400 sindaci venisse reso pubblico nei prossimi giorni.