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Profumo archivia la Gelmini: «Comincerò da studenti e ricercatori»

L’ex rettore del Politecnico di Torino, da pochi mesi presidente del Cnr chiarisce subito le priorità: «La scuola pubblica in Italia è molto importante»

17/11/2011
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l'Unità

Da cosa comincerò? Dagli studenti e dai giovani ricercatori: è necessario sentire le loro ragioni e aspirazioni». Basterebbero queste parole, rispondendo ai giornalisti dopo il giuramento al Quirinale, per capire la distanza tra Maria Stella Gelmini e Francesco Profumo, da ieri alla guida del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Un’ottima scelta, per almeno tre motivi: è una persona competente ed esperta; gode del riconoscimento e del consenso sia della comunità scientifica che di quella universitaria; ha un’idea chiara del ruolo dell’istruzione («La scuola è la scuola, e la scuola pubblica in Italia è molto importante», ha detto ieri) e di quello che la scienza e l’alta educazione rappresentano nella società e nell’economia della conoscenza. Per capire che sia una persona esperta e competente basta sfogliare il suo curriculum. Nato a Savona nel 1953, si è laureato nel 1977 in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino, dove è poi diventato professore, preside di dipartimento e (dal 2005) rettore. Ha fatto parte del primo comitato di valutazione dell’università e della ricerca (Civr). Del mondo dell’università conosce davvero tutto. Compreso il valore dei suoi docenti, dei suoi ricercatori e dei suoi studenti. Profumo vanta anche una notevole esperienza internazionale: ha frequentato atenei e centri di ricerca negli Stati Uniti, in Giappone, in Argentina, nella Repubblica Ceca. E ha conosciuto direttamente il mondo dell’industria: ha infatti iniziato la sua carriera comeingegnere progettista all’Ansaldo di Genova. Ha poi collaborato con giganti mondiale dell’hi-tech, come Motorola e Microsoft. Infine, anche se da pochissimi mesi, è il presidente del nostro massimo Ente di Ricerca, il Cnr. Francesco Profumo vanta anche il “riconoscimento dei pari” e il consenso del mondo accademico. Non solo è stato eletto rettore dai suoi colleghi al Politecnico di Torino, ma è diventato presidente del Cnr scelto da un “search commitee” - daunacommissione di colleghi ricercatori esperti - che ne ha valutato le capacità scientifiche e gestionali. Inoltre gode nel mondo universitario di un apprezzamento trasversale, che va dai suoi colleghi rettori al mondo sindacale. C’è infine una terza ragione che rende ottima la scelta di Francesco Profumo. La piena consapevolezza, più volte manifestata, del valore strategico della scienza e dell’alta educazione nell’economia della conoscenza; dei limiti del sistema produttivo italiano, che a causa della sua specializzazione produttiva questa consapevolezza nei fatti nonc e l’ha.Ma Profumo, come docente, preside e rettore del Politecnico di Torino ha dimostrato anche di saper creare un rapporto reciprocamente vantaggioso tra industria, università e ricerca. Preservando l’indipendenza e i caratteri di ciascuno. Lui non ama parlare di differenza tra ricerca di base e ricerca applicata, perché oggi questa differenza è molto sfumata. Ma conosce bene l’importanza sia della ricerca libera e curiosity-driven che si conduce nei laboratori pubblici sia dello sviluppo tecnologico che è necessario per innovare il sistema produttivo. Alla luce di queste cose, possiamo porgli una domanda e tre richieste. Come intende risolvere il problema della guida del Consiglio Nazionale delle Ricerche che aveva appena assunto? Non è un problema da poco. E dalla sua soluzione dipenderà anche la capacità del ministro di conservare il consenso avuto come docente, ricercatore e dirigente della ricerca. Le tre richieste sono queste. Non semplici da soddisfare, in un periodo di crisi finanziaria drammatica. Primo: abbia il coraggio di Chiedere non meno soldi,ma più soldi per l’università pubblica (e laica) e per la ricerca scientifica pubblica. Secondo: abbia la forza di affermare principi di merito, ma anche di equità e di indipendenza dell’università e della ricerca italiana. Terzo: abbia il coraggio di pretendere che il nuovo governo acceleri con ogni mezzo il cambiamento della specializzazione produttiva del nostro paese. Perché è solo partendo dal lavoro e dall’economia reale che possiamo sperare di uscire dal tunnel della crisi finanziaria.❖ 


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