Professori e studenti per la radio di Antonio "Una voce contro chi vuol distruggere l’Ue"
La bacheca dell’università di Trento con tanti volantini per Megalizzi
Giampaolo Visetti
Dal nostro inviato
Trento
« Antonio aveva capito che nel racconto dell’Europa qualcosa si era inceppato. L’Unione non viene più percepita come la garanzia della pace, ma come un nuovo campo di battaglia. L’idea di affidare ai giovani la sfida di chiarire l’equivoco, attraverso una radio europea espressa da istituzioni terze come le università, è profonda quanto semplice. Ci metteremo al lavoro per realizzarla ». Michele Nicoletti, ex presidente del Consiglio d’Europa, è il docente a cui domani Antonio Megalizzi avrebbe dovuto presentare un paper sullo «Stato di eccezione in Francia » . Il suo corso presso la Scuola di studi internazionali dell’Università di Trento è finito martedì, lo stesso giorno in cui è stato assassinato da un terrorista a Strasburgo ( ieri è morto anche un amico che si trovava con lui al momento dell’attacco, Bartek Orent- Niedzielski). Antonio seguiva le lezioni sul tema «Democratizzare la sicurezza, diritti umani, democrazia e Stato di diritto in un’età di incertezza » . Per questo Nicoletti, spinto dagli studenti e dall’appello lanciato ieri su Repubblica dal rettore Paolo Collini, e raccolto dal presidente della Camera Roberto Fico, accetta l’invito a «realizzare il sogno europeista di Antonio».
Migliaia le adesioni sui social. «Sono rimasto impressionato — dice Nicoletti — da come in Italia, Paese che ha disinvestito sui giovani, cresca una generazione che conserva un eccezionale entusiasmo per l’Europa. Questi ragazzi europei, con una radio, possono davvero fermare l’offensiva di forze che puntano a demolire le istituzioni comunitarie». Decine, sulla bacheca dell’ateneo, le foto e i ricordi degli amici di Antonio. Tra questi, anche quello di Ilaria Garampi, l’universitaria con cui il giornalista aveva lavorato al paper sulla « sicurezza democratica » . « Due settimane fa — dice — ci eravamo confrontati sul terrorismo e il nostro docente ci aveva fatto scrivere quale fosse la nostra paura più grande. Entrambi avevamo risposto "la paura della morte". Così, con i compagni di corso, vogliamo reagire e fare di tutto per realizzare i sogni di Antonio, che sono diventati i nostri».
Una volontà già arrivata a Bruxelles. «La Commissione Ue — dice Alessandro Giordani, responsabile dei centri d’informazione dell’Unione — sta pensando ad un grande evento in onore di Antonio, in Italia tra febbraio e marzo. Ci arrivano proposte di master, giornate di studio e targhe ricordo, ma una giornata internazionale sul suo messaggio, sulla sua idea di una nuova radio dei giovani europei, può garantire risultati concreti».
Proprio il pragmatismo aveva spinto Antonio, l’ 8 dicembre, a scendere in piazza con l’associazione " Trentino Europa". « Mentre Matteo Salvini radunava a Roma il popolo degli euroscettici — dice la presidente Elisa Filippi — Antonio aveva voluto distribuire volantini per spiegare alle persone cosa succede con o senza l’Europa. A una signora che gli ha detto " Si stava meglio prima", lui ha chiesto " Quando? Nel 1945, o tra le due guerre mondiali?"».
L’ultimo messaggio agli attivisti, il giorno in cui è stato ucciso. Dice: «È stato bellissimo: torniamo in piazza il 23 dicembre? » . AndreaFracasso, direttore della Scuola di studi internazionali frequentata da Antonio, definisce questa instancabilità «entusiasmo consapevole » . « I giovani che possono studiare — dice — sono quasi tutti europeisti. Viaggiano, conoscono le lingue, studiano e lavorano all’estero, non concepiscono la prospettiva di una nazione chiusa in sé. Il salto di qualità di Antonio è stato passare dagli ideali ai fatti. Per questo l’emozione per il suo sorriso è travolgente: lui stava già ragionando e vivendo da europeo compiuto. I ragazzi come lui hanno lo spessore per dare vita a una radio degli universitari dell’Europa finanziata dagli atenei e dunque voce dell’intera generazione post muro di Berlino » . Centinaia, anche ieri, i giovani riuniti « per parlare di Antonio » davanti alle università, o sotto la sua casa di Trento. Dopo l’autopsia e il rientro della salma, mercoledì o giovedì, nel Duomo della città del Concilio in stato di lutto, i funerali. La Rai trasmetterà l’Inno alla gioia, che è quello dell’Europa. Gli amici hanno già scritto l’ultimo saluto, ironico come Antonio: « Ciao direttore».