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«Possiamo farcela Ma vanno cambiate le politiche della Ue»

Intervista a Susanna Camusso Il segretario Cgil in piazza: «Ho sentito proposte concrete per il Paese: ora paghino evasori e grandi patrimoni. Bersani ha rimesso al centro il lavoro»

06/11/2011
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l'Unità

 Andrea Carugati

Sul palco della festa Pd, Susanna Camusso se ne sta un passo indietro, lontana dai riflettori. Stefano Fassina l’abbraccia, Letta e Franceschini si avvicinano per uno scambio di battute. Lei, la leader Cgil, arriva a San Giovanni abbracciata alla figlia 20enne Alice, studentessa a Pisa, e si concede a sobrie strette di mano con i militanti.

«Sono qui perchè “ricostruire il Paese”, lo slogan di questa piazza, è esattamente quello che la Cgil sostiene da tempo», spiega Susanna Camusso, in versione militante Pd. «E la premessa per poter iniziare a ricostruire è sgombrare le macerie. Il Paese rischia di affondare, e bisogna combattere l’idea che governo e opposizione siano sullo stesso piano, che ci sia bisogno di un altro salvatore della Patria. Mi pare che abbiamo pagato un prezzo sufficiente... Ora c’è bisogno di una proposta che parli di futuro, speranza, possibilità di cambiare ».

Qui a San Giovanni ha visto questa proposta? «Il centrosinistra ha una tendenza ad acuire le divisioni e i personalismi, in questa manifestazione invece si è finalmente detto cosa si vuole fare per il Paese. Hanno prevalso le idee. Mi auguro che la gravità della situazione suggerisca a tutti che è necessario uno sforzo collettivo, che il punto non è l’emersione di un singolo...».

L’Italia è sostanzialmente commissariata dall’Ue e dalla Bce, sorvegliata dal Fondo monetario. Che spazio c’è per una ricostruzione riformista, di sinistra? «L’Europa deve cambiare registro. Così come la finanza da sola non porta un avvenire radioso, lo stesso discorso vale per la moneta unica. C’è bisogno di un’Europa politica che governi l’economia, è questa la battaglia che come Cgil stiamo conducendo con la Confederazione europea dei sindacati, e che il Pd porta avanti con le altre forze progressiste. L’idea che l’unica strada sia applicare alla lettera le ricette della Bce e del Fmi è sbagliata. Il risanamento è obbligatorio, man on c’è nessun obbligo su come realizzarlo. Non è un caso che nelle proposte del governo e dalla Bce non si parli mai della questione fiscale. E invece è dalla lotta all’evasione che bisogna partire, colpendo chi in questi anni è stato lasciato in pace. E poi bisogna tassare i grandi patrimoni e le rendite».

Anche la Grecia ha un governo di sinistra, eppure è stato commissariato dall’Europa e dalla Bce. «L’Europa si è mossa con grave ritardo, e c’è stato un vulnus alla sovranità della Grecia. Io credo che la condizione dell’Italia sia migliore: noi possiamo rispettare gli impegni sul debito anche con ricette differenti. Se puntiamo sul lavoro e sull’equità fiscale, siamo in grado di ripartire».

Bisogna toccare le pensioni di anzianità? «Si può discutere di un sistema più equo verso i giovani, ma non certo tagliare le pensioni per fare cassa. Prima cominci a pagare qualcun’altro, poi ci si ragiona. Ma sapendo che l’età effettiva della pensione degli italiani è in linea con la media europea ».

Il governo cadrà in tempi rapidi? «La cosa migliore era che cadesse ieri, e non solo Berlusconi ma tutto il governo che ci ha portato al disastro. Di fronte alla crisi, è sbagliato puntare su un governo tecnico o di larghe intese per applicare le stesse ricette. Per cambiare serve un mandato elettorale. Bisogna fare come la Spagna,ma in tempi molto più rapidi: il Paese è lacerato, c’è una crisi istituzionale gravissima, un parlamento che nonrispetta più il mandato del 2008, pieno di transfughi».

Lei nel 2009 è stata eletta nell’assemblea nazionale del Pd nelle liste di Bersani. Qual è il suo bilancio dopo 2 anni? «Non mi ricandiderei, ma solo per il ruolo che ricopro oggi. Bersani ha incontrato delle difficoltà straordinarie, ma ha un grande merito: con la conferenza di Genova ha rimesso al centro la questione del lavoro. Dopo tante incertezze, ora il Pd ha un’idea netta sui diritti, sulla precarietà e su come uscirne».

 Renzi direbbe che questo Pd ha fatto passi indietro, che è schiacciato sulla Cgil... «Non inseguo i personalismi, guardo ai contenuti. E se qualcuno dice che il lavoro è il passato, mi chiedo: dove ci porta? Forse in un mondo che non esiste...».❖


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