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Nuova Sardegna-Tanta rabbia capace di mandare all'aria i piani governativi"

Tanta rabbia capace di mandare all'aria i piani governativi" di Natalino Piras Il 16 di settembre, qui in Sardegna ricomincia la scuola. Con una novità quest'anno: la sperimentazione della Rifo...

14/09/2002
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Nuova Sardegna

Tanta rabbia capace di mandare all'aria i piani governativi"

di Natalino Piras

Il 16 di settembre, qui in Sardegna ricomincia la scuola. Con una novità quest'anno: la sperimentazione della Riforma. A distanza di 79 anni dalla Riforma Gentile (1923) tocca alla ministra Moratti dare avvio a un nuovo possibile corso. A Nuoro comunque non ci sarà sperimentazione. Tutti i collegi dei docenti, quelli interpellati, hanno detto no. Un no che induce a riflettere e che non è solo nuorese. In tutto il Paese molti insegnanti palesano perplessità quando non ostilità aperta nei confronti della sperimentazione. Un aspetto in particolar modo è al centro delle critiche: il ritorno, alle elementari, del maestro unico nei primi due anni poi insegnante prevalente in terza e quarta. Viene visto come un ritorno all'antico. Proprio mentre il modulo, tre insegnanti su due classi e per la durata del quinquennio, ha rivelato in molte situazioni l'utilità di lavorare in team. Riforma o Controriforma allora? C'è chi dice che questa del maestro unico è l'avvio neanche tanto mascherato di tagli e chiusure. Una cosa che ci riguarda molto da vicino. La nostra Provincia sembra essere al centro del mirino.
Si parla di soppressione di scuole in molti paesi in via di spopolamento. Morienza accelerata dunque e insegnanti a spasso. La Riforma Moratti non riguarda comunque solo i docenti. Comprende tutti i soggetti della scuola: il personale Ata e cioè tecnici, amministrativi e ausiliari. Ma soprattutto loro, i discenti: alunni, scolari, studenti. E le loro famiglie. Isperamus in bonu. Il nodo restano comunque gli insegnanti. Se non ci sono insegnanti non si fa scuola. Per fare scuola è necessario che le motivazioni di fondo, professionalità ed entusiasmo, resistano.
Cosa spende la Riforma e quanto? Come vengono ridistribuiti i fondi? Ma ci sono fondi, denari perché la scuola cammini? Fatti salvi la loro professionalità e il loro aggiornamento, qui da noi gli insegnanti sono scarsamente retribuiti, con paghe molto al di sotto degli standard europei. Fanno un lavoro stressante, spesso sommerso e misconosciuto. Sono operatori culturali e non gli si riconosce progettualità culturale. Da qui la frustrazione. E molta rabbia. Quando si manifesta, la furia degli insegnanti è capace di sconvolgere i piani. Anche governativi. Furono loro che costrinsero il ministro Berlinguer a dimettersi. Voleva stabilire graduatorie meritocratiche, una lotteria dissero in molti, in un territorio che evidentemente abbisognava di altre semine prima di pretendere buon raccolto. Nuoro e dintorni infine. Molte le ombre e rade le luci. Anche al tempo della Riforma qui da noi la Scuola i conti li deve continuare a fare con situazioni vecchie e nuove che parlano tra l'altro di dispersione scolastica, pendolarismo, bullismo, teppismo e mobbing.
Ci sono delle differenze. A fronte della tecnologia avanzata di certi istituti tante altre scuole sono divise in succursali, sistemate in edifici da riattare all'esterno e all'interno, aule da rendere più vivibili e laboratori da attrezzare. Prima e ultima questione sono comunque i fondi necessari perché, sperimentazione o no, la macchina-scuola si muova e cammini. L'anno che sta per iniziare ci dirà se l'apparenza e il look, gli zainetti prima del libro, avranno sopravvento sulle intenzioni di chi la scuola mette al centro della formazione degli individui, non alla periferia.


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