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«Non conta solo l'età» «Inutile sperimentare senza rivedere i programmi e la formazione nel suo complesso».

Intervista a Tullio De Mauro

18/02/2014
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da PAGINA99

A. R. R.

 Tullio De Mauro, linguista , già ministro dell'Istruzione dal 2000 al 2001, pur vedendo con favore l'obiettivo di accorciare il ciclo di studi è molto critico circa le modalità intraprese finora.

E' giusto far uscire i ragazzi a 18 anni dalle scuole superiori? 

Non ridurrei la questione a un semplice problema di età e dì tempi. Ovviamente ci sono molti motivi, sia di confronto internazionale sia di qualità dell'istruzione, che ci spingono a portare da 13 a 12 anni la permanenza nella scuola, ma è inutile sperimentare senza rivedere in toto il problema della formazione complessiva. Negli anni 80, ci fu un largo dibattito sulla scuola e con il sottosegretario Brocca venne realizzato uno studio molto serio per la revisione del nostro sistema didattico. Poi i governi successivi cancellarono tutto.

Secondo lei è giusto tagliare negli istituti di scuola secondaria superiore, oppure ritiene che il ciclo di studi dovrebbe essere riformato sin dall'istruzione primaria?

 Assolutamente non taglierei nel ciclo di base. Sarebbe un grave errore perché per colmare i nostri deficit dobbiamo lavorare molto negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Inoltre i nostri studenti in questa fase riportano i migliori risultati nel confronto internazionale. Quindi se vogliamo uscire a 18 anni, meglio dare una sforbiciata alle superiori. Dovremmo poi chiarirci anche sul concetto del "tagliare": i tagli realizzati ín maniera lineare non sono mai serviti a molto. Ecco che perché ribadisco che alla base di un'operazione come questa ci dovrebbe essere un ripensamento generale dei programmi e dell'assetto della scuola superiore. Ovviamente ritocchi seri, non come quelli apportati dal ministro Gelmini che non hanno cambiato minimamente la funzione dell'Istruzione pubblica.

Nella sperimentazione si parla ad esempio di potenziamento dell'inglese e di portare più tecnologia in classe. Per far questo dovrebbe esserci un piano straordinario di formazione degli insegnanti di inglese. Ma siamo molto lontani da tale obiettivo. Stesso discorso per la tecnologia: puntiamo ad un rafforzamento della materia e poi casomai non abbiamo professori adeguati ad insegnarla.

Lei ha fatto riferimento al panorama internazionale: quanto conta essere in linea con gli altri paesi dell'Europa? Sicuramente dobbiamo ammettere che in quei paesi europei, dove l'uscita da scuola è fissata all'età dei 18 anni, la cosa funziona bene. È dunque un obiettivo giusto, anche perché aiuterebbe anche i nostri laureati e dottorati ad anticipare e terminare prima l'università.


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