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Messaggero-Università, i ricercatori strappano le nomine: "Assunzioni bloccate, ci prendono in giro"

Giovedì 10 Giugno 2004 Chiudi LA PROVOCAZIONE Università, i ricercatori strappano le nomine: "Assunzioni bloccate, ci prendono in giro" di ANNA MARIA SERSALE ROMA...

11/06/2004
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Il Messaggero

Giovedì 10 Giugno 2004 Chiudi
LA PROVOCAZIONE
Università, i ricercatori strappano le nomine: "Assunzioni bloccate, ci prendono in giro"
di ANNA MARIA SERSALE

ROMA - Le assunzioni sono bloccate. E anche se gli atenei sarebbero pronti a metterli sul libro paga ("i fondi ci sono e sono disponibili") il veto del governo resta. Gli "Sps", ovvero i ricercatori senza presa di servizio , che hanno scelto di chiamarsi così per sintetizzare la loro posizione, ieri hanno strappato provocatoriamente titoli e pubblicazioni scientifiche per sottolineare che il blocco delle assunzioni "mortifica e svaluta" la formazione e il lavoro di ricerca di anni. Hanno anche distrutto, in mille pezzi, considerandoli "carta straccia", i decreti di nomina a vincitore di concorso e le dichiarazioni del ministro Moratti che, a gennaio, aveva promesso di risolvere la questione entro l'estate.
Ieri è sceso in campo il Coordinamento nazionale: nell'assemblea che si è svolta nel vecchio edificio di chimica della Sapienza ha presentato un dossier sullo stato della ricerca e sui 900 vincitori di concorso assoggettati a forme di precariato inaccettabile, pur lavorando nelle Università e negli Enti pubblici. Entro la fine dell'anno il loro numero sarà maggiore: i concorsi continuano e si calcola che l'esercito dei vincitori-disoccupati raggiungerà quota 1.500.
"La situazione è al limite del collasso - sostengono i ricercatori - per molti non resta che la scelta obbligata della fuga all'estero". Poi aggiungono: "Il blocco delle assunzioni è stato deciso dalla Finanziaria 2004, nonostante Università ed Enti dispongano del budget per fare i contratti, fin dal momento del bando. Inspiegabilmente, però, i ministeri dell'Università, dell'Economia e della Funzione Pubblica non autorizzano ancora le assunzioni: è possibile una deroga al blocco, tramite un decreto ad hoc". Molti si sentono vittime di un "artificio contabile". "Il blocco - sostengono - nasce dal "rispetto" del patto di stabilità, che fissa paremetri di spesa".
Nel frattempo, continua a crescere il numero di coloro che in questi mesi stanno abbandonando l'Italia. Anche perché la precarietà in Italia si associa a "stipendi da fame". Basti pensare che lo stipendio di ingresso di un ricercatore italiano di ruolo si aggira sui 1.000 euro netti al mese. E dopo tre anni e mezzo dall'entrata in servizio (tanto è necessario per avere la conferma nel ruolo) si trova a guadagnare appena 1.300 euro, sempre che il "sostanzioso" scatto di 300 euro sia approvato da una certa commissione preposta a questo. Il confronto con l'estero è "sconfortante". Un ricercatore a contratto nei Paesi Ue guadagna fra i 2.000 e i 3.000 euro, in taluni casi arriva fino a 4.000.
E i docenti a contratto? "Da noi stanno in condizioni assurde - spiega ancora il Coordinamento - In moltissimi casi hanno una retribuzione di 6 euro l'ora". Meno di un immigrato, meno di una colf.
Alla manifestazione hanno aderito, inviando messaggi di sostegno e solidarietà, intellettuali e scienziati: tra i quali Luciano Canfora, Luigi Cavalli Sforza, Silvio Garattini e Margherita Hack. "Così si accelera - ha detto la studiosa di astrofisica - il meccanismo perverso di distruzione delle nostre università. E' vergognoso che non si trovino i fondi per assumere i giovani. Eppoi, continuiamo a perdere terreno. In Italia il numero dei ricercatori è meno della metà che in Francia, Germania e Gran Bretagna. E l'età media dei ricercatori supera ormai i 50 anni".


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