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Messaggero.Ma il federalismo distribuirà pure i disagi?

Sabato 14 Dicembre 2002 IL FEDERALISMO DISTRIBUIRÀ PURE I DISAGI? di PIERO MEI DEVOLUTION: che bell'effetto che fa questa parola, ha un che di misterioso, di potteriano quasi; è inglese in...

15/12/2002
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Sabato 14 Dicembre 2002
IL FEDERALISMO
DISTRIBUIRÀ
PURE I DISAGI?
di PIERO MEI
DEVOLUTION: che bell'effetto che fa questa parola, ha un che di misterioso, di potteriano quasi; è inglese infatti, e ci si può immaginare dentro il maghetto Harry che trasforma queste angustie burocratiche nelle quali si snoda la vita certificata di ciascuno di noi in una pioggia di coriandoli allegri. Devolution: pochi hanno il coraggio di tradurla in "devoluzione", che sembra, ed è, una parola brutta, di quelle che chissà cosa nascondono dentro. Fa l'effetto di quelle tipo "ristrutturazione", che non contengono mai niente di buono. Del resto la lingua d'oggi ci ha abituato a queste contaminazioni: l'esperanto era un'utopia, l'inglese maccheronico della Rete e dei messaggini presto sarà una realtà, e i ragazzi di tutto il mondo finiranno per capirsi con la "controdevolution" del lessico, quella che tutto unifica anziché separare, toglie il "ch" e mette "k", che è un impulso in meno, e via esemplificando, con lo scomparire delle vocali, "xké nn?" che sta per "perché non".
Devolution, dunque, ma sì; federalismo è un po' troppo per alcuni e un po' poco per altri: s'intende, la traduzione, non il programma politico, perché come programma è buono per tutti, essendo soltanto un contenitore, come certe trasmissioni tv, che poi dipende da quello che ci metti dentro.
Devolution è calarsi nel territorio, come dicono quelli che parlano bene quando non sanno cosa dire; è che anziché prendercela con il ministro dell'Economia per le tasse che ci tartassano, con quello delle Poste e Telecomunicazioni se pensiamo che il tam tam era meglio, con quello dell'Ambiente se ci capita, come ci capita, di respirare di tutto, ce la prenderemo con gli assessori regionali, direttamente sul territorio. Ognuno avrà il suo diavolo (diavolution?) locale. Qualcuno diceva che se uno sbaglia, due sbagliano il doppio: figurarsi in venti, che marciano ciascuno per suo conto, ciascuno con i guelfi e i ghibellini, i coppi e i bartali, i mazzola e i rivera, le callas e le tebaldi della porta accanto.
Può darsi, ma noi romani non ci perdiamo d'animo per questo. Bastava girare per la città capitale in questi ultimi giorni, la città sede del Governo centrale che, devolvendo devolvendo, potrebbe finire per contare sempre meno e dunque per essere meno responsabile dei mali "sul territorio". E allora, grazie alla devolution, qualcosa ci sarà risparmiato: perché non avremo solo le tasse locali, la scuola locale, la polizia locale, la giustizia locale (sommaria?), la sanità locale (converrà ammalarsi a Milano o a Palermo? A Milano mi faccio la lungodegenza, tanto se esco piove, a Palermo, che c'è più luce, la cataratta). Ma teoricamente non eravamo tutti uguali davanti alla legge, pur se sempre c'erano gli "un po' più uguali"?
Avremo anche, finalmente, la devolution del traffico: perché non ci sarà più bisogno di venire a Roma, nella Roma ladrona, per manifestare. Ciascuno avrà la sua "razza ladrona" sul "territorio". Se devolution ha da essere, che tutto sia devoluto: anche l'ingorgo, a ciascuno il suo.


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