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Messaggero-E sui libri di storia arriva il 'controllo'

Scuola/Risoluzione di Forza Italia passa alla Camera, è polemica E sui libri di storia arriva il 'controllo' di PIETRO M. TRIVELLI "LO STORICO non è affatto un uomo libero". Questa massima ...

12/12/2002
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Il Messaggero

Scuola/Risoluzione di Forza Italia passa alla Camera, è polemica
E sui libri di storia arriva il 'controllo'
di PIETRO M. TRIVELLI
"LO STORICO non è affatto un uomo libero". Questa massima di uno dei padri della storiografia moderna, Marc Bloch, fondatore delle Annales, troverebbe un bel conforto nella decisione presa dalla commissione Cultura della Camera. Non tanto perché - come spiegava Bloch - "del passato si sa solo quel che esso vuole confidargli", ma perché gli storici verrebbero messi sotto tutela, controllati a vista. E' quanto invoca la risoluzione sottoscritta e approvata ieri in commissione da tutti i deputati di Forza Italia e dai capigruppo dei partiti della Casa delle Libertà.
Libertà di controllo, dunque, sul modello di quanto già chiedeva la destra per le scuole del Lazio, con tutte le polemiche che ne seguirono e che si riaccendono adesso. L'opposizione di centrosinistra insorge. "Siamo preoccupati e allarmati", dicono i Ds, "nelle scuole torna la cultura di regime". Rifondazione Comunista parla di "atto autoritario, un attacco ai principi sanciti dalla nostra Costituzione". Per i verdi si tratta di 'un voto liberticida", la Cgil Scuola dichiara che "la censura sui libri di testo è inaccettabile" e Gilda sostiene che è stata "violata la libertà degli autori e dell'insegnamento".
Il ministero dell'Istruzione - ecco la risoluzione approvata - dovrà vigilare che nelle scuole la storia contemporanea venga insegnata "secondo criteri oggettivi rispettosi della verità storica e della personalità dei discenti". Come? Attraverso "l'utilizzo di testi di assoluto rigore scientifico che tengano conto di tutte le correnti culturali e di pensiero, per un confronto democratico e liberale che assicuri un corretto apprendimento del passato, in special modo di quello più recente".
Non si sa ancora a chi spetterà il controllo (censorio?). Ci sarà un comitato di storici che darà le pagelle ai libri di testo? E chi ne farà parte? Gli stessi storici che sono anche autori? Tutto era più semplice, certo, quando si andava a scuola con pochi libri, che passavano dal fratello maggiore al minore, se non di generazione in generazione. Ora che le cose da imparare non si contano più, con la storia al galoppo, di manuali scolastici se ne stampano troppi e forse non tutti valgono il prezzo di copertina. Ma sarebbe davvero la soluzione migliore il 'controllo" voluto da chi, politicamente, abita in una casa di libertà?
"Io quella risoluzione non l'avrei sottoscritta, anche se mi rendo conto che circolano una quantità di testi che a dir poco sono tendenziosi. L'importante è denunciare eventuali falsificazioni storiche, delle quali gli studenti possono non accorgersi, facendone una polemica pubblica": è la risposta dello storico Piero Melograni, ex deputato di Forza Italia. Il quale aggiunge: "Del resto le scuole non sono sensibili al dibattito culturale. In larga misura è un problema di insegnanti, i quali non sempre conoscono la storia contemporanea perché s'insegna male o non s'insegna affatto anche all'università. Proprio quella contemporanea è la storia più difficile da insegnare: se il professore parla male di Cavour non succede niente, ma se parla male di Togliatti o Berlinguer, o dei loro avversari politici, possono addirittura scoppiare liti in famiglia quando lo studente torna a casa". Quale sarebbe una soluzione? "Un attento esame dei testi scolastici più diffusi, per rilevarne gli errori e renderli noti ad uso degli studenti. Anche per arginare la pressione delle case editrici. Diciamo, insomma, che il problema esiste - è la conclusione di Melograni - ma la soluzione approvata dalla Commissione cultura della Camera è sbagliata: perché ogni professore deve essere libero e autonomo nella scelta dei libri".
Ancora più severo, verso la risoluzione voluta da Forza Italia, il giudizio dello storico Nicola Tranfaglia, più vicino ad un'area di sinistra. "Non esiste uno Stato democratico, in tutto il mondo - spiega Tranfaglia - in cui sia stata adottata una simile decisione. E' una prova di mentalità non democratica. Si chiede, tra l'altro, una cosa che per i testi di storia è del tutto impossibile, essendo questi espressione di quello che i singoli storici ritengono più giusto. Dagli storici si deve sempre pretendere onestà e correttezza nell'uso delle fonti, ma non di usare criteri oggettivi di giudizio, che non esistono; né di dare spazio, in maniera completa, a tutte le correnti di pensiero. Oltre a sembrare un passo verso un regime, si tratta quindi di una proposta irrealizzabile". Ma di libri di storia non se ne stampano troppi? "Certo - riconosce Tranfaglia - ma si tratta di libri affidati al giudizio dei collegi dei docenti e non del ministero. Inoltre, mentre si parla tanto di federalismo, introdurre un controllo ministeriale sarebbe il massimo del centralismo".
Hegel diceva che il dramma della storia è che tutti hanno ragione contemporaneamente.


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