«Mense, patto con i Comuni ma chi ha sbagliato pagherà»
I nodi dell'istruzione - Intervista al Ministro Bussetti
Più controlli nelle mense, in sinergia con i Comuni che ne sono responsabili, e una prevenzione più efficace per contrastare l'abuso di droghe e alcol tra gli studenti senza dover intervenire, come richiesto invece da un assessore leghista, con i test anti-droga che devono rigorosamente restare fuori dal profilo educativo del mondo della scuola. Così il ministro all'istruzione Marco Bussetti vuole risolvere i problemi della scuola, emersi prepotentemente negli ultimi giorni. A cominciare proprio dalle mense scolastiche, chiuse dai Nas e definite un «film dell'orrore» dalla ministra alla salute Grillo.
Come pensa di intervenire il ministero per migliorare il servizio?
«I nostri ragazzi devono poter frequentare scuole sicure e mangiare sano nelle mense che frequentano tutti i giorni. Non ci sono giustificazioni per quanto riscontrato dai Nas. Seguiremo insieme alla Ministra Grillo, con attenzione, l'evolversi dei controlli. Trovo che sia intollerabile mettere a repentaglio la salute e il benessere dei nostri bimbi. Chi ha sbagliato non deve rimanere impunito. E occorre lavorare con i Comuni, che sono i gestori del servizio, per un generale miglioramento delle mense».
C'è già chi chiede di poter portare il pranzo da casa: come rassicurare i genitori?
«I contenziosi per portare il panino da casa nascono anche da una disaffezione delle famiglie al servizio di ristorazione scolastica, a volte considerato troppo caro in rapporto alla qualità dei pasti somministrati ai ragazzi. Notizie come quelle di questi giorni non migliorano la situazione. Ma non possiamo comunque generalizzare, dobbiamo vigilare e garantire la qualità del servizio senza incorrere nel fenomeno dell'allarmismo».
Ci si può fidare del servizio mensa?
«Non dobbiamo mettere in discussione la mensa scolastica che, voglio ricordarlo, ha un valore di condivisione, di educazione al rispetto delle regole, di vicinanza, di inclusione che va oltre la consumazione dei pasti».
L'assessore alla scuola della Regione Veneto, Elena Donazzan, chiede il test antidroga per tutti gli studenti. Che cosa ne pensa?
«Non confondiamo i ruoli ed i piani. La scuola è un luogo di crescita sociale. A scuola si imparano regole, contenuti, corretti stili di vita».
Qual è la strada giusta per contrastare l'uso di stupefacenti tra i giovani?
«È importante che nei nostri istituti si parli di prevenzione agli abusi di alcol e droghe, si discuta dei loro effetti e si improntino percorsi di educazione alle regole, indispensabili per una cittadinanza attiva. La reintroduzione della educazione civica, su cui io punto molto, va in questa direzione. Altra cosa sono i test antidroga o l'educazione dei figli. Non dimentichiamo il ruolo centrale della famiglia e la necessaria sinergia che va creata con la scuola. Che è, e rimane, luogo di formazione di una coscienza civica e non di repressione».
L'Istituto Invalsi è destinato a chiudere i battenti e molti docenti e studenti, che hanno contestato i test per anni, saranno soddisfatti ma, comunque, la valutazione del sistema di istruzione resta importante. Come potrebbe svilupparsi?
«Nessuno sta mettendo in discussione la valutazione in quanto tale. Misurare il sistema scolastico o universitario serve per migliorarne l'impatto sull'apprendimento dei nostri ragazzi. Ciò non toglie che si possa immaginare di rendere più efficiente l'apparato che oggi è coinvolto nella valutazione, salvaguardando, ovviamente, le competenze del personale che si è formato in questi anni. C'è una norma di delega recentemente approvata dal Consiglio dei ministri che apre questa strada».
A prescindere dal destino dell'Ente i test, così come avvengono oggi, andrebbero modificati?
«Abbiamo una commissione di esperti al lavoro. È presto per decretarne gli esiti. Abbiamo comunque aperto una riflessione. L'obiettivo è quello di rendere la valutazione più efficiente, non di cancellarla».
Firmata l'ipotesi di contratto per i dirigenti scolastici, i sindacati sono soddisfatti. Per un ministro, già preside, è un risultato importante?
«Si tratta di un bel risultato che rimette al centro l'importante lavoro dei nostri dirigenti scolastici, avvicinando il loro stipendio a quello degli altri dirigenti della pubblica amministrazione».
Il prossimo passo per valorizzare il personale scolastico?
«Ora bisogna lavorare anche per la valorizzazione dei docenti. Abbiamo fatto un primo importante passo che voglio ricordare: con la nuova legge di bilancio manteniamo l'elemento perequativo previsto dall'ultimo rinnovo contrattuale che sarebbe andato perso da gennaio, con la riduzione delle retribuzioni. Il governo precedente aveva infatti previsto coperture finanziarie solo fino a dicembre 2018. Noi siamo riusciti a trovare le risorse per mantenere invariato il salario dei docenti. È stato un passo fondamentale».
Arriverà l'aumento anche per i docenti?
«Ora dobbiamo lavorare per gli aumenti. Stiamo già programmando specifici incontri con le organizzazioni sindacali rappresentative».
Quasi 43mila candidati per il concorso straordinario per infanzia e primaria: si tratta di tantissimi docenti che lavorano nella scuola da anni ed hanno formato generazioni di ragazzini. Si aspettano quindi di veder riconoscere il loro impegno, passando di ruolo. Quando si raggiungerà questo obiettivo?
«Stiamo facendo ordine in una situazione complessa che deriva da anni di contenziosi. Sappiamo che per sistemare tutte le differenti condizioni in cui si trovano i diplomati magistrali ci vorrà del tempo. Ma lavoriamo perché gli studenti possano avere docenti preparati e motivati. E il concorso sarà la via maestra d'ora in poi. Per tutti gli ordini di scuola».
Lorena Loiacono