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Manifesto: Un connubio per promuovere la scuola

In un piccolo comune del varesotto si sperimenta il connubio tra pubblica istruzione e tecnologie. Ma alla fine a contare sono le persone

13/12/2007
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il manifesto

Alessandra Carboni
A Cunardo, piccolo comune montano in provincia di Varese, la lavagna di ardesia è quasi un ricordo. E' stata affiancata da una sua omologa moderna, interattiva e intelligente. La usano gli alunni delle scuole elementari, ma anche i ragazzi per effettuare gli esami di terza media con presentazioni e ricerche multimediali.
Tutto questo accade mentre il rapporto Ocse-Pisa 2006, pubblicato 10 giorni fa, ha bocciato la scuola italiana: secondo quanto rilevato dall'inchiesta, quando si tratta di matematica, scienze e lettura, i nostri ragazzi sono il fanalino di coda in Europa. Dati alla mano, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni ha parlato di "un'emergenza educativa" che riguarda l'intero Paese.
E proprio a Cunardo, nel giorno delle polemiche che hanno seguito l'annuncio delle rilevazioni Ocse. siamo andati, a visitare l'Istituto Comprensivo a cui appartengono scuole elementari e secondarie inferiori coinvolte (assieme ad altri istituti delle province lombarde) in un progetto per l'attuazione di forme sperimentali di teleinsegnamento nei piccoli comuni. Quanto abbiamo visto e ci è stato raccontato ci dice che se da un lato è vero che una falla nell'istruzione pubblica italiana c'è, è però altrettanto vero che questo accade per scarsità di risorse sia umane che didattiche e tecnologiche.
Come racconta Rossella Di Maggio, responsabile dell'Ufficio scolastico provinciale di Varese, nonché curatrice della parte tecnica e organizzativa del progetto, l'idea nasce da un progetto più vecchio, risalente al 2003, un finanziamento del Fondo sociale europeo che prevedeva l'informatizzazione delle scuole dei comuni di montagna di sette province della Lombardia, disagiati dal punto di vista geografico e anche socioeconomico. "Un primo lavoro di informatizzazione delle scuole (una quarantina in tutto, ndr) - spiega Di Maggio - è avvenuto con la creazione di laboratori e con la messa in rete dei diversi istituti, per farli comunicare tra loro e con gli enti rappresentativi della comunità. Il tutto in modalità wireless, nell'ottica del superamento del digital divide. I comuni hanno messo a disposizione un'aula, dove è stata installata una postazione di teleinsegnamento, e nella scuola di riferimento ne è stata messa un'altra".
In pratica quando uno o più bambini, che frequentano la scuola in un comune ma risiedono in un altro non possono raggiungere la scuola per un certo periodo, il teleinsegnamento consente loro di seguire comunque le lezioni.
Un'idea, questa, che è piaciuta alla Regione, che ha chiesto che il progetto fosse esteso anche ad piccoli centri non necessariamente in zone montane. Una volta identificate le nuove scuole, si è provveduto alla fornitura delle tecnologie (computer, videocamere, webcam, lavagne interattive, rete wireless, software) e alla formazione degli insegnanti-tutor incaricati della gestione dell'iniziativa. Nel 2007 il progetto è stato rifinanziato, con l'intento di dare le attrezzature al maggior numero di scuole.
Nel 2006 l'iniziativa ha preso il via con i ragazzi di terza media a Cunardo, con il laboratorio che è stato aperto a tutte le classi, per tutte le materie. La creazione della struttura ha permesso alle classi dell'Istituto non solo di avvicinarsi all'informatica e al mondo del web, ma li ha messi di fronte a un nuovo strumento didattico, la lavagna interattiva (fornita da Smart Technologies), che gli insegnanti utilizzano in qualsiasi disciplina sovrapponendola fisicamente alla vecchia lavagna nera, in classe, sia per fare lezione che per la correzione delle verifiche.
Emilia Bossi, docente di informatica, e Angela Maglione, docente di scienze, sono due dei primi cinque tutor di Cunardo coinvolti nel progetto, che è stato accolto con entusiasmo da tutti gli insegnanti. Le due professoresse credono che sia necessario promuovere un uso consapevole della tecnologia, e che sia un dovere della scuola insegnare ai ragazzi a non esserne oggetto, ma soggetto. E proprio in quest'ottica - ovvero nell'intento di responsabilizzare gli alunni e renderli protagonisti attivi, non passivi, nell'apprendimento - la lavagna intelligente è entrata in classe durante gli scorsi esami di licenza media, a disposizione degli alunni per la presentazione dei loro elaborati interdisciplinari.
Questo ha portato a un cambiamento radicale nello svolgimento dell'esame: i ragazzi sono diventati i veri protagonisti e si è superato il classico rapporto studente-commissione per raggiungere una dimensione nuova e coinvolgente, nella quale la preparazione degli esaminandi a livello di comunicazione e la loro sicurezza nell'esporre hanno avuto un ruolo centrale. Un salto di qualità, insomma, che ha offerto ai giovani la possibilità di dare anche prova di maturità e sicurezza; un'esperienza gratificante per loro stessi e per gli insegnanti che li hanno accompagnati fino a lì.
L'obiettivo della comunicazione e dell'interazione ha così assunto un ruolo centrale nell'insegnamento, e la capacità dei docenti di offrire agli alunni non solo nozioni ma idee, veicolate da un medium nuovo e più vicino al mondo giovanile, si è rivelata efficace. Tale cambiamento nell'approccio didattico ha richiesto un grande impegno da parte dei docenti, perché la preparazione delle lezioni multimediali interattive necessita di un lavoro diverso (spesso straordinario) rispetto a quello necessario alla preparazione delle lezioni tradizionali.
E se da un lato è vero che i finanziamenti hanno consentito alle scuole di dotarsi di attrezzature notevoli, è innegabile che ancora una volta ad essere fondamentali sono state le persone. Che hanno saputo riappropriarsi, anche con sacrifici personali, del ruolo di educatori e formatori che gli è proprio. Perché, come sostengono le due instancabili professoresse di Cunardo, "se la scuola ha, la scuola fa".
alessandra.carboni@totem.to


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