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Manifesto-Ricercatori e precari in cerca di unità

Ricercatori e precari in cerca di unità Assemblea a Firenze. Obiettivo, aprire trattativecon il Cnr e tutte le università LUCA TANCREDI BARONE C'erano alcune centinaia di persone ieri nell'aula ...

26/11/2003
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il manifesto

Ricercatori e precari in cerca di unità
Assemblea a Firenze. Obiettivo, aprire trattativecon il Cnr e tutte le università
LUCA TANCREDI BARONE
C'erano alcune centinaia di persone ieri nell'aula Strozzi a Firenze all'incontro "Diritti e futuro per i lavoratori atipici di università ed enti di ricerca" organizzato dalla Cgil (il Nidil, il sindacato dei precari e lo Snur, quello di università e ricerca) e dall'Adi, l'Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani. Moltissimi ricercatori dunque, venuti da tutta Italia, in rappresentanza dei circa 50mila che secondo le stime della Cgil sono i precari della ricerca nelle università e negli enti di ricerca italiani. Proprio i ricercatori - giovani e meno giovani - su cui oggi, come è stato sottolineato più volte, si fonda la ricerca scientifica in Italia, ma che finora sono stati "come tessere sfaldate di un mosaico: fintanto che non si ricompongono non si scorge il disegno e quindi singolarmente non hanno alcuna importanza", per dirla con una similitudine efficace di Augusto Palombini, segretario dell'Adi, che di mestiere fa l'archeologo.

Sabina de Innocentis, precaria dell'Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, dopo aver combattuto per scongiurare la chiusura di questo ente (che dipende dal ministero dell'ambiente) l'anno scorso, oggi si scontra con mille altre difficoltà. "Nel nostro istituto", spiega, "ci sono circa 150 precari contro una cinquantina di dipendenti, quasi tutti amministrativi. La situazione va peggiorando: i contratti che prima duravano tre anni in media, oggi sono sempre più corti e arrivano anche a sei mesi, mettendoci continuamente di fronte alla prospettiva di rimanere senza lavoro. E di certo non si può lavorare serenamente così. Non solo: ormai la stragrande maggioranza sono collaborazioni coordinate e continuative, ancora meno tutelate degli assegni di ricerca". All'Icram i precari sono riusciti ad ottenere un tavolo per le trattative, ma finora hanno riscosso ben poco: il pagamento regolare dello stipendio ogni mese. E il fatto che prima non lo fosse è già significativo.

Un ente dove i risultati sono stati più consistenti è l'Isfol, Istituto per lo sviluppo e la formazione dei lavoratori, dove la battaglia va avanti da molti mesi. "Finalmente abbiamo ottenuto un contratto collettivo", spiega Gianni Fuga dello Snur, "che prevede minimi salariali, i rimborsi delle trasferte - fondamentali per i ricercatori - la malattia pagata, il licenziamento solo per giusta causa, i diritti sindacali (come quello alla rappresentanza o il diritto alle assemblee), il riconoscimento dell'attività a fini concorsuali per evitare che i molti anni di precariato siano, da un punto di vista formale, buttati al vento".

Francesco Sinopoli, del Nidil nazionale, ha raccontato che "l'ambizione è quella di aprire una trattativa con il Cnr, il maggiore ente di ricerca nazionale, ma anche con tutte le università e gli enti di ricerca. Abbiamo organizzato già molte assemblee in tutta Italia. La strategia è quella di ottenere più diritti subito attraverso la contrattazione, ma anche maggiori risorse per bandire concorsi straordinari".


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