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Manifesto-Il dialogo impossibile

Il dialogo impossibile L'Ulivo isola Fassino. E Forza Italia ci riprova con l'immunità parlamentare Un coro di no accoglie la proposta del segretario diessino sulla giustizia. Il partito ...

20/11/2002
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il manifesto

Il dialogo impossibile
L'Ulivo isola Fassino. E Forza Italia ci riprova con l'immunità parlamentare
Un coro di no accoglie la proposta del segretario diessino sulla giustizia. Il partito del premier applaude. E ripresenta la legge Nitto Palma
ANDREA COLOMBO
ROMA
Il dialogo sulla giustizia invocato a sorpresa da Piero Fassino naufraga prima ancora di lasciare il porto. Affondato dalle resistenze massicce all'interno dell'Ulivo, ma anche dall risposta concreta della casa delle libertà. Disponibilissima a parole Forza Italia, salvo poi depositare proprio ieri sera la proposta di legge costituzionale firmata da Nitto Palma: quella che renderebbe intoccabili i parlamentari fino alla scadenza del mandato (e che, per inciso, completerebbe l'operazione salva Previti, rimasta a metà strada dopo le modifiche apportate dal Colle alla Cirami). Meno incoerente il comportamento dell'Udc. I centristi del Polo hanno applaudito quanto e più di Forza Italia l'apertura di Fassino. E non hanno firmato la Nitto Palma, riservandosi di presentare al più presto una loro proposta sull'immunità parlamentare, che dovrebbe limitarsi a ripristinare la vecchia autorizzazione a procedere. Ma ben prima che Nitto Palma inoltrasse la sua proposta l'ipotesi dialogo bi-partisan si era rivelata impraticabile. Nel centrosinistra non la vuole nessuno. Il segretario della Quercia ha provato ieri a rilanciare il tema: "Non spetta alla politica sentenziare sull'operato della magistratura, ma interrogarsi su come funziona la giustizia sì. C'è la necessità di un confronto in parlamento in cui governo e opposzione si assumano le proprie responsabilità". L'Ulivo non concorda. "Mancano le condizioni", chiudono il discorso sintetici Verdi e Pdci. "Non ci sono le condizioni per un tavolo istituzionale sulla giustizia", duetta il portavoce del correntone Vita. "Ed è bene - aggiunge - che questo venga capito al più presto". "Forse è meglio affrontare simili questioni quando ci sonomeno tensione ed emozione", consiglia Cesare Salvi, provocando una piccatissima risposta del segretario medesimo: "Io non parlo sull'onda dell'emozione ma sulla base dell'esperienza vissuta come ministro della giustizia".

Ancor più del veto della sinistra, pesano però i freni premuti a tavoletta della Margherita e di una parte della stessa maggioranza diessina. Il siluro di Franco Monaco è micidiale: "Con la destra non è possibile nessun dialogo al buio. Le riforme sane sono quelle scritte nel programma della Margherita e dell'Ulivo. Siamo pronti a confrontarci, ma lo spirito e i comportamenti della maggioranza devono cambiare radicalmente". Neppure in casa propria, Piero Fassino non trova appoggio. Quando lunedì, prima di lanciare la sua proposta, il segretario la aveva illustrata ai capigruppo Angius e Violante si era scontrato con lo scetticismo di entrambi e in particolare del capo dei deputati. La stessa responsabile della giustizia Anna Finocchiaro non scommeterebbe affatto sulla possibilità di aprire un dialogo.

Certo, Violante ieri è intervenuto a ripetizione. Ma dietro la disponibilità apparente trapela la pochissima convinzione. Propone "una riflessione politica sugli anni `80 e `90", e fin qui tutti concordano. Passando al merito della riforma "necessaria soprattutto per intervenire sui tempi dell'azione giudiziaria", mette però delle precise precondizioni: "Indipendenza e autonomia della magistratura, uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, principio di responsabilità dei giudici". Poi la stilettata: "Non credo si debbano dare potri taumaturgici al consenso politico. Gli accordi sono positivi se i contenuti sono positivi: non siamo ai tempi dell'unità nazionale. In Italia il tema della giustizia divide perché siamo il solo paese con un premier sotto processo per una serie di reati".

Nania, per An, si è affrettato a rispondere a muso duro, vietando a Violante di "porre condizioni". La Lega èpiù esplicita nel bocciare il dialogo di Fassino (e dell'odiata Udc): "Invece di lanciare messaggi di unità nazionale sulla giustizia, l'azione della maggioranza dovrebbe concentrarsi nel dare un segnale concreto e comune sui temi fondamentali della giustizia". Restano le risposte entusiaste dell'Udc, da prendersi sul serio, e quelle di Forza Italia, tanto evidentemente strumentali da costringere Fassino a chiedere al neoministro Frattini di "non tirare la coperta dalla sua parte". Dopo che Frattini aveva assicurato che la mossa del diessino "era quel che si aspettava Berlusconi". Ma la vera risposta di Forza Italia è nelle riforme che ha in mente, e in quelle che ha già proposto. E il solo interrogativo inevaso è perché Piero Fassino abbia deciso una mossa che sapeva destinata a sicuro fallimento.


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