Manifesto-I ricercatori fermano gli atenei
I ricercatori fermano gli atenei Sit-in e cortei in tutta Italia contro la riforma Moratti. Alla protesta anche docenti e studenti IAIA VANTAGGIATO ROMA Uno sciopero più che riuscito con adesio...
I ricercatori fermano gli atenei
Sit-in e cortei in tutta Italia contro la riforma Moratti. Alla protesta anche docenti e studenti
IAIA VANTAGGIATO
ROMA
Uno sciopero più che riuscito con adesioni che oscillano tra il 60 e l'80%, una mobilitazione in grande stile come non se ne vedevano da tempo. Ovunque atenei vuoti, assemblee e cortei spontanei, occupazioni di rettorati e catene umane. L'università non ha lasciato niente di intentato e - ieri - ha ribadito con forza il suo no al ddl Moratti sullo stato giuridico dei docenti, la sua indignazione nei confronti di una ricerca mortificata da tagli di risorse e contratti ibridi, la protesta contro una inaccettabile legalizzazione della precarietà e un sapere che si va sempre più privatizzando tra sponsor vari e cattedre finanziate con fondi privati. E nessuno - a parte l'Unione sindacale dei professori universitari di ruolo - è mancato all'appello: docenti, ricercatori, precari dell'università e del Cnr, studenti e rettori, sindacati confederali e di base, enti di ricerca come l'Enea, l'Isfol, l'Istat. Tra le richieste, il rititiro immediato del provvedimento attualmente in discussione alla Commissione istruzione della Camera. "Se non si registrerà un cambio di direzione - ha detto il segretario della Flc-Cgil Enrico Panini - la lotta sarà intensificata". Né è esclusa - hanno annunciato ieri i sindacati - una manifestazione nazionale da indirsi presumibilmente per il prossimo 15 marzo (anche se la data è legata all'iter parlamentare del provvedimento).
A Roma, alla manifestazione contro la riforma Moratti - indetta dalla rete dei ricercatori precari delle facoltà di giurisprudenza, lettere, scienze, fisica e ingegneria - hanno aderito, tra gli altri, il coordinamento dei collettivi universitari, l'Udu, i Cobas e San Precario nonché lavoratori dell'Agenzia del territorio ex catasto aderenti ad Rdb Cub. Un corteo di circa tremila persone ha percorso i viali interni dell'università per poi proseguire verso la sede del ministero dell'Economia. "Un solo esubero, Moratti" è lo striscione d'apertura. Subito dietro una enorme bara nera su cui recita la scritta: "Sotto i colpi del decreto legge Moratti, concludono in silenzio la loro missione terrena l'università e la ricerca pubblica". Ma non c'è nulla di funereo nel corteo. L'atmosfera è allegra: finalmente, in strada, sono scesi in tanti e lo hanno fatto al grido di "Contro la riforma non basta più parlare, è ora di scioperare". La sottile nota polemica è diretta contro quanti - proprio ieri e sempre a Roma - hanno deciso di discutere del ddl Moratti "rifugiandosi" in uno spazio chiuso e disertando la piazza. I sindacati, insomma. "Dividersi oggi - è stato il commento dell'ex candidadato al rettorato de La Sapienza Gianni Orlandi - è stato un errore politico madornale. Per discutere c'è tempo, oggi doveva essere un giorno di condivisione, di gioia e di festa. Gli unici elementi che, nella politica, fanno fare passi avanti. Preferire uno spazio chiuso al rapporto con la gente è stato uno sbaglio. Questa è una manifestazione di tutti perché riguarda il futuro dell'università pubblica e del Paese".
"Siamo scesi in piazza oggi - ha spiegato Giuseppe Allegri, un ricercatore precario della facoltà di giurisprudenza della Sapienza - per chiedere maggiori investimenti pubblici nella ricerca. "Rischiamo di cancellare la qualità delle nostre università - ha aggiunto una professoressa della facoltà di psicologia - a causa soprattutto della mancanza di fondi da destinare alla pubblica istruzione". Solidarietà agli studenti e ai precari è stata espressa dal deputato verde Paolo Cento che ha annunciato per lunedì prossimo la richiesta in Parlamento del ritiro della riforma Moratti.
Sono oltre 350 mila i precari nel nostro Paese con contratti Co.co.co., a progetto e a tempo determinato. Tra di loro, numerosi sono quelli che lavorano presso i centri di ricerca. All'Isfol - un istituto pubblico che si occupa di formazione, mercato del lavoro e politiche sociali - i precari raggiungono l'85%. Alla fine del 2006, l'Isfol rischierà la chiusura. Se possibile peggiore la situazione dell'Enea: si lavora a progetto e le tipologie contrattuali sono talmente numerose e incerte da determinare solo una spaccatura del fronte dei precari.
Anche le associazioni della docenza hanno ribadito tutte le ragioni del loro dissenso, per niente attenuate dall'ultimissimo emendamento presentato dal governo che limita lo strumento della legge delega al reclutamento (dunque ai concorsi) e demanda tutto il resto a una legge ordinaria.