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Manifesto: Fioroni boccia gli asili di Milano

Il ministro dà dieci giorni di tempo alla giunta per cancellare la norma che discrimina i bambini stranieri «irregolari» nelle liste per le scuole materne. Altrimenti, niente più soldi dallo stato

10/01/2008
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il manifesto

Luca Fazio
Milano
I bambini (sì, anche stranieri) non si toccano nemmeno con un dito, e nemmeno sulla carta. Lo sa il ministro dell'Istruzione Fioroni che ieri, con un annetto di ritardo, ha sparato a zero contro la giunta di Letizia Moratti, colpevole di aver aggiunto una norma particolarmente odiosa in merito all'iscrizione dei bimbi stranieri alle scuole materne: i bambini con genitori non in possesso del permesso di soggiorno verranno ammessi negli asili ma con riserva, cioé in base ai posti disponibili. Si tratta di una sottolineatura che lede un principio sacrosanto e che è in palese contrasto con il diritto all'istruzione per tutti i bambini, ma questo non significa che concretamente Milano chiuderà le porte in faccia a un piccolo extracomunitario.
Detto questo, il ministro dell'Istruzione mai come oggi ha sfruttato l'occasione per raccogliere consensi e prendersela giustamente con il suo predecessore. Minacce comprese: «Entro dieci giorni si rispettino le norme relative alle iscrizioni dei bambini extracomunitari privi del permesso di soggiorno, e si garantisca il diritto all'istruzione a tutti in qualsiasi condizione si trovino, compresa la situazione di morosità delle famiglie. Altrimenti sospenderemo la parità concessa e l'erogazione di ogni contributo statale». Questa la risposta sprezzante di Mariolina Moioli, assessore ai servizi sociali di Palazzo Marino: «Il nostro impegno per le scuole dell'infanzia è straordinario, 100 milioni di euro all'anno e il ministro ci vuole togliere il suo contributo, 8 milioni...». Quel buon cuore di Moioli aveva già spiegato che chi non dovesse ottenere il permesso di soggiorno comunque verrà ammesso in relazione ai posti disponibili, che non mancano: ci sono liberi 70 posti e nessuna lista di attesa (nelle 170 scuole materne ci sono 21.517 posti, e 4.737 nel 2006 sono stati assegnati a bambini stranieri). Allora che senso ha il meschino cavillo? «Già l'anno scorso (e il ministro sapeva) - spiega Patrizia Quartieri, consigliere comunale del Prc - avevo chiesto che nella norma si facesse riferimento a tutti i bambini di Milano, ma la maggioranza ha voluto imporre una scelta politica, tanto sapevano che i posti li avrebbero trovati. Ma il punto è un altro: il diritto allo studio non è una concessione che vale oggi e domani chissà, è l'affermazione di un diritto che viene prima di qualunque interesse di bottega». Mille complimenti a Fioroni a parte, a riportarci coi piedi per terra è la dichiarazione di Salvatore Bonadonna, vicepresidente della commissione Finanze al Senato: «Purtroppo in questo periodo i diritti fondamentali non guidano l'operato delle amministrazioni locali, così a Milano abbiamo la circolare razzista del sindaco Moratti mentre a Roma il sindaco Veltroni autorizza interventi di sbaraccamento con relativa distruzione dei libri e dei quaderni di bambini rom iscritti a scuola e i trasferimenti in zone della città che impediscono la continuità scolastica». Come dire, ogni tanto ci accorgiamo che le leggi sull'immigrazione fanno a pugni con i diritti umani, diritto allo studio compreso. Il centrosinistra (non solo milanese) applaude il ministro. Alfio Nicotra (Prc lombardo) dice che «bene ha fatto Fioroni a ricordare a lei e ai suoi alleati che viviamo in Italia, non in Padania». Marilena Adamo (consigliere comunale del Pd) ricorda che «non serve rivendicare l'autonomia del Comune, Milano l'ha sempre usata per estendere i diritti, per dare qualcosa in più e non in meno dello Stato». Alza il tiro Vittorio Agnoletto (Sinistra Europea), con una interrogazione a Bruxelles: «Chiediamo all'Europa di prendere posizione contro questo provvedimento discriminatorio e in contrasto con la carte dei diritti dell'Ue».


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