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Manifesto-Enti di ricerca anti-precarietà

Enti di ricerca anti-precarietà Istat, Enea, Isfol, Iss, Cnr: sette giorni di mobilitazione Protesta il camice bianco In assemblea all'Istituto superiore di sanità. A fronte di 1500 dipendenti, ...

29/11/2005
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il manifesto

Enti di ricerca anti-precarietà
Istat, Enea, Isfol, Iss, Cnr: sette giorni di mobilitazione
Protesta il camice bianco In assemblea all'Istituto superiore di sanità. A fronte di 1500 dipendenti, ci sono mille precari, molti di loro da più di dieci anni. Incontro e protocollo con il presidente Caraci
SARA FAROLFI
L'ultimo contratto di collaborazione, firmato un mese fa, scadrà a gennaio. Ci sarà un rinnovo fino a giugno, e poi chissà. I fondi al momento non ci sono, le hanno detto. Probabile che come molti altri co.co.co. resti al lavoro senza contratto, "per non perdere il posto" - dice - e "nella speranza che prima o poi i soldi da qualche parte saltino fuori". Silvia è ricercatrice al dipartimento "analisi chimiche" dell'Istituto superiore di sanità (Iss). Da quattro anni lavora lì come co.co.co e a suon di continui rinnovi. All'Istituto superiore sanità (che è l'organo tecnico del ministero della Salute, dove si è fatta ricerca sulla Sars e ora sull'aviaria, tanto per restare alle cronache di questi giorni) qualche mese fa hanno festeggiato il diciottesimo anno di un lavoratore. Diciottesimo anno non di vita, si intende, ma di precarietà. E'lì che ieri un centinaio di lavoratori precari ha inaugurato la "settimana di mobilitazione della ricerca contro la precarietà". Poca ironia dunque, quando a parlare sono i numeri.

A fronte di un organico stabile di circa 1500 persone, al gennaio 2005 risultano essere impiegati all'Iss 454 lavoratori co.co.co. e 401 lavoratori a tempo determinato. Una cifra che lo stesso presidente dell'Istituto, Enrico Garaci, definisce "oltre ogni limite fisiologico". E il precariato - come spiega Gabriele Buttinelli, del coordinamento precari - è distribuito su tutti i livelli: dalla portineria ai magazzini, dall'amministrazione alla ricerca. "C'è un problema politico della gestione del personale - aggiunge Cristiano Fiorentini, sempre del coordinamento precari dell'Istituto - Non può essere normale avere un organico parallelo di co.co.co. ricattabili e con tempi di lavoro che spesso superano l'orario normale".

C'è dunque una distribuzione della precarietà su tutti i livelli - che copre, dicono i lavoratori, "funzioni strutturali dell'ente e non certo lavori occasionali". E non si tratta nemmeno di una precarietà di ieri o dell'altro ieri. In media - dicono i lavoratori del coordinamento precari - si parla di dieci anni di precarietà per i tecnici e i ricercatori dell'Iss, con punte anche più alte.

Marco, che oggi ha 39 anni, lavora all'Iss da diciotto, ma solo da tre anni è stato "stabilizzato" (si fa per dire) con un contratto a tempo determinato. E' uno dei responsabili della tipografia (dove si svolgono diversi servizi, dai biglietti da visita dei ricercatori alle pubblicazioni dell'Istituto) e per quindici anni è stato continuamente "rinnovato", con contratti di sei mesi o un anno al massimo. Per Silvio, suo collega, stessa storia: tredici anni di continui rinnovi e ora, "con figli e moglie alle spalle", un "tempo determinato".

Non molto diversa è la situazione negli altri enti pubblici di ricerca (Istat, Enea, Isfol...). Così ieri il coordinamento precari dei vari istituti di ricerca ha incontrato Caraci, che è anche presidente del comitato di settore degli enti di ricerca, con la richiesta di estendere a tutti gli istituti il protocollo siglato all'Iss poco prima dell'estate. L'accordo, frutto della mobilitazione dei lavoratori e siglato poi anche dai confederali (Cgil e Uil), prevede, a breve termine, la stabilizzazione dei precari di lunga data. Poi, la costruzione di un percorso costituito da "borse di studio" (a carattere formativo e della durata massima di quattro anni), che possono essere i seguito trasformate in contratti a tempo determinato o indeterminato. Punto importante, la riduzione del personale co.co.co. a non più del 2 o 3% dell'organico complessivo.

Lo stesso presidente Caraci riconosce la gravità della situazione, "conseguenza - dice - del blocco delle assunzioni degli ultimi anni". "Abbiamo un organico sottodimensionato e, meno ricercatori abbiamo, meno sono i fondi che ci arrivano dalla Ue". E il famoso protocollo? "Lo stiamo applicando - risponde - I bandi per co.co.co. sono ora limitatissimi". La delegazione di precari ieri è uscita soddisfatta dall'incontro. Sanno che è frutto della loro mobilitazione. Per questo non sono intenzionati a mollare e la settimana, dicono, è appena cominciata.


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