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Liberazione: Scuola, le «importanti correzioni» di Rifondazione alla manovra: più fondi, meno precariato

Presentati 14 emendamenti per superare le «timidezze del governo»

28/10/2006
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Liberazione

Checchino Antonini
«Correzioni importanti», così le chiama, senza infingimenti e giri di parole, Titti De Simone, capogruppo Prc in commissione Cultura a Montecitorio. Sono le proposte di Rifondazione per emendare la parte che la finanziaria dedica a scuola, università, ricerca e precariato. «Temi caldi su cui abbiamo riscontrato almeno tre punti di timidezza del governo e anche alcuni errori». Certo non hanno aiutato quelli che Pietro Folena, presidente della commissione cultura, definisce «incidenti di comunicazione del ministero dell’Economia», riferendosi alle voci di esuberi tra i docenti e ai preannunci di tagli che tanto allarme hanno destato e destano ancora se si pensa «ai segnali negativi della manovrina estiva (il decreto Bersani) come il taglio dei consumi intermedi degli atenei».
Per mettere nero su bianco le proposte presentate ieri a Montecitorio è stato seguito, come una bibbia, il programma dell’Unione che, per quanto frutto di compromesso, non prevede certo la pioggia di soldi (100 milioni di euro previsti al comma 12 dell’articolo 68) sulle scuole private e la dose di tagli previsti nella manovra che sta per essere discussa. E nemmeno l’abolizione delle graduatorie permanenti dei precari storici della scuola, che Padoa Schioppa vuole esaurire entro il 2010 (articolo 66), una «norma-capestro», la boccia Folena. E, se ci si può trovare scritto dell’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, non è certo con le ambiguità del testo della Finanziaria di cui non convince la formulazione sui percorsi che tirano in ballo ancora le agenzie regionali di formazione professionale per contrastare la dispersione: «L’obbligo si espleta a scuola - spiega De Simone - le scuole possono fare progetti che includano le agenzie inserite in un sistema nazionale».
Gli emendamenti sono quattordici in tutto e servono a fornire «stabilità e certezza» al sistema. Che certo non ha bisogno di precariato in dosi da cavallo ma di fondi certi. Vero che si prevede l’immissione in ruolo, in tre anni di 150mila precari nella scuola ma quel numero non risolve né i problemi dei supplenti storici, né quelli della scuola. «E poi non nemmeno corretto inserire in Finanziaria la questione delle graduatorie», dice ancora De Simone, firmataria dell’emendamento che riformula la proposta. «Su questo insistiamo», aggiunge la deputata. Perché l’esodo di massa previsto nei prossimi anni da scuole e atenei fornisce invece «l’occasione di rivedere le modalità d’accesso», chiarisce Folena. Ma intanto gli emendamenti, alcuni dei quali firmati anche da altri pezzi dell’Unione, chiedono di ragionare nella prospettiva della stabilizzazione fino alla copertura di tutti i posti vacanti, prevedono la ricollocazione dei cosiddetti inidonei, il blocco dell’innalzamento del numero di alunni per classe, l’assunzione di almeno 70mila Ata (50mila in più), l’abrogazione dell’articolo 5 della “riforma” Moratti e più fondi per università e ricerca. La prossima sarà una settimana con passaggi decisivi ma la questione complessiva va sicuramente oltre la finanziaria: per la prima volta una legge di iniziativa popolare - quella per una “Buona scuola della Repubblica” firmata da oltre centomila persone - è stata calendarizzata in tempi record e la relatrice in commissione sarà proprio De Simone. Il segnale non è di poco conto, e neanche l’ambizione, quella di avviare una grande discussione sull’istruzione «come quella che ha interessato il Paese negli anni ’60 e ’70», conclude Folena


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