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Liberazione-La scuola dei tagli e delle bugie

L'istruzione al tempo di Tremonti e Moratti La scuola dei tagli e delle bugie Che. Ant. E'sulla scuola che le contraddizioni del governo Berlusconi vengono a galla senza pietà. Se è vero ...

15/08/2002
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Liberazione

L'istruzione al tempo di Tremonti e Moratti
La scuola dei tagli e delle bugie
Che. Ant.
E'sulla scuola che le contraddizioni del governo Berlusconi vengono a galla senza pietà. Se è vero che nelle alchimie contabili di Tremonti, gli investimenti non vanno annotati alla voce "spese", sul settore dell'istruzione - investimento per antonomasia sul futuro di una società - dovrebbero piovere quattrini e idee. E invece niente, bambola non c'è una lira. Anche se la bambola è una lady, perdipiù di ferro come Letizia Moratti, manager ultraliberista prestata alla politica per smantellare, nel nome del governo Berlusconi, la scuola della Repubblica quasi al tappeto dopo i colpi inferti dai governi di centro-sinistra: parità, autonomia, aziendalizzazione.
La riforma della scuola della ministra, come tutto ciò che non riguarda i guai giudiziari e gli interessi economici del Cavaliere, è abortita prima ancora di iniziare e anche quella dell'università pare un fiasco di critica e di pubblico come spiegano i dati pubblicati ieri da L'Espresso e anticipati da Liberazione.

Alle difficoltà reali, ossia alla chiusura del borsellino di Tremonti (vero ministro della scuola), Moratti risponde con la propaganda annunciando un'improbabile mini-sperimentazione della sua scuola almeno là dove si propone di anticipare l'iscrizione alle prime classi a cinque anni e mezzo e alle materne a due anni e mezzo. In realtà, manca ancora il parere del Cnpi, il consiglio nazionale della pubblica istruzione, che, sebbene non vincolante, costituisce un passaggio obbligatorio. Se pure i saggi (pare alquanto scettici) dessero il parere in tempi strettissimi, il bluff si svelerebbe al momento di trovare le 200 scuole disposte a sperimentare. Nei fatti gli istituti sono chiusi, con docenti e genitori meritatamente sotto gli ombrelloni. E nel governo ci si pesta i piedi tra ministri anche sulla scuola. Delle tre "i" - internet, inglese e impresa - come previsto, è restata solo l'ultima, la più funesta. Buttiglione in testa, l'arco delle forze cattoliche non vede di buon occhio l'iniquo anticipo dell'età scolare che andrebbe a intaccare i profitti delle scuole materne cattoliche che vivono sulla rendita di uno storico deficit del settore pubblico degli asili d'infanzia. Contro tutto ciò, Moratti ha sbattuto i pugni sul tavolo ottenendo solo una dichiarazione pubblica del presidente del consiglio. Propaganda, come si diceva. Al pari del decreto ministeriale reso noto ieri che vorrebbe fissare il tetto del caro-libri (l'aumento comunque sarà non inferiore al 2, 7% rispetto all'anno passato) ma che consente un ulteriore 10% di incremento "a seconda di particolari esigenze ravvisate dagli istituti".

"L'unica molla che governa il comparto è quella economica - spiega a Liberazione, Vito Meloni, dell'esecutivo nazionale della Cgil scuola per conto dell'area "Lavoro società-Cambiare rotta" - per i precari non ci saranno le 21mila immissioni in ruolo prevsite, sono state programmate solo 4500 assunzioni per il prossimo anno scolastico che sono un ventesimo del reale fabbisogno e si preannuncia un autunno difficile anche su questioni contrattuali, mancano risorse anche per far fronte ai pur discutibili accordi del 4 febbraio scorso". In coerenza con la mobilitazione generale, per la sinistra interna della Cgil sarebbe "auspicabile una piattaforma specifica e una mobilitazione sulla scuola". Gli argomenti non mancano e anche i Cobas, con la loro convention nazionale dei primi di settembre, apriranno uno stato d'agitazione che prevederà scioperi.

"Ma il problema della riforma non è certo quello delle mancate risorse - avverte Loredana Fraleone, della segreteria nazionale di Rifondazione - il problema sono i contenuti che puntano a consegnare una buona parte dell'istruzione al mercato. Bisogna discutere del merito e rilanciare il diritto allo studio". E, dopo l'autunno verrà maggio, stagione referendaria, col quesito sulla parità scolastica, la legge che ha dato la stura ai tagli e ai processi di privatizzazione. "E lì - aggiunge Fraleone - si vedranno i veri amici della scuola pubblica".


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