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Liberazione-La scuola contro Bossi

Scatta l'allarme devolution: il 6 dicembre sciopera il pubblico impiego. Ciampi: istruzione, centrale il ruolo dello Stato La scuola contro Bossi Roberto Farneti La devolution di Bossi non ...

04/12/2002
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Liberazione

Scatta l'allarme devolution: il 6 dicembre sciopera il pubblico impiego. Ciampi: istruzione, centrale il ruolo dello Stato
La scuola contro Bossi
Roberto Farneti
La devolution di Bossi non piace ai lavoratori pubblici, che si preparano a dar battaglia nelle piazze e a incrociare le braccia contro un progetto devastante, in quanto mina il principio di eguaglianza tra le persone. I primi a scendere in campo saranno i sindacati di base, il 6 dicembre, con una manifestazione nazionale a Roma in occasione dello sciopero generale della categoria proclamato da RdB pubblico impiego e Cobas scuola. Il corteo sarà aperto da un enorme polipo di cartapesta con la testa di Berlusconi che, con i suoi tentacoli, demolisce la scuola pubblica, stritola la sanità e svende il patrimonio culturale.
Cobas e RdB si oppongono "alla disgregazione regionalistica di scuola e sanità" e contestano una legge finanziaria "che distrugge posti di lavoro e taglia fondi per le strutture pubbliche". E' in corso inoltre la vertenza per il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici, scaduto il 31 dicembre 2001. Su questo punto le richieste di Cobas scuola e RdB sono chiare: salario europeo, ripristino della scala mobile e aumento degli investimenti nel settore pubblico.

L'allarme devolution è condiviso dal presidente della Repubblica. In visita all'Università di Siena, Carlo Azeglio Ciampi ha ribadito ieri che il ruolo di coordinamento sull'istruzione e sulla scuola è "un punto centrale della vita dello Stato". In pratica, Ciampi dice no a chi, come la Lega, vorrebbe venti ordinamenti diversi, anche se poi aggiunge che il coordinamento scolastico deve trovare "una sua attuazione e diversificazione nelle diverse aree del Paese". Parole condivise dal segretario generale della Cgil scuola Enrico Panini, che invita il governo ad "ascoltare con attenzione il richiamo del presidente della Repubblica, anziché pensare a tagliare gli investimenti e ad approvare leggi di controriforma".

Più articolato il giudizio dei Cobas Scuola. Secondo Piero Bernocchi "Ciampi fa bene a sollevare il problema dell'unitarietà dell'istruzione", ma è sbagliato pensare di limitare il ruolo dello Stato a una funzione di coordinamento "perché si possono coordinare anche venti scuole diverse". Il portavoce dei Cobas scuola sottolinea invece la necessità che sia mantenuta "la struttura unitaria attuale". Applicare la devolution alla scuola, afferma ancora Bernocchi, "significa disgregare la struttura nazionale con programmi diversificati e contratti diversi per i lavoratori. Siamo assolutamente contrari a questa ipotesi, sia per la scuola, che per la sanità". Lo sciopero del 6 dicembre sarà anche contro la riforma Moratti, che avrebbe sulla scuola italiana effetti "altrettanto distruttivi e disgreganti". Per quanto riguarda il contratto, i Cobas scuola chiedono un aumento di 300 euro mensili uguali per tutti e l'aggiornamento professionale per i docenti mediante anno sabatico. Rdb e Cobas scuola sostengono anche l'assunzione stabile dei 16mila ex Lsu impiegati nella pulizia delle scuole e che adesso rischiano il licenziamento perché nella finanziaria non c'è un euro per rinnovare gli appalti.

Al corteo di Roma sarà presente una delegazione molto forte dei vigili del fuoco, in lotta contro il tentativo del governo di far transitare il loro corpo nel comparto sicurezza. "Mettere sullo stesso piano corpi di polizia e vigili del fuoco - accusa Pierpaolo Leonardi, coordinatore delle RdB - è un grave attacco ai diritti sindacali, perché questi ultimi perderebbero il diritto di sciopero". I vigili del fuoco non accettano inoltre di poter essere utilizzati come forza pubblica, ad esempio per sfondare le porte in caso di sfratto o per innaffiare i dimostranti con gli idranti.

Quanto alla devolution, "la RdB - ricorda Leonardi - è stato l'unico sindacato che si è schierato con forza per il no al referendum sul federalismo del centrosinistra. Tanto più siamo contro il progetto di Bossi, che rischia di cancellare irrimediabilmente il diritto alla salute per tutti stabilito dalla costituzione". Con questa riforma, spiega Leonardi, "gli abitanti delle regioni ricche del paese, anche se saranno costretti a contribuire di tasca loro, avranno probabilmente servizi migliori dei cittadini delle regioni più povere".

La devolution non piace neanche a Cgil Cisl e Uil, che ieri hanno confermato lo sciopero del pubblico impiego indetto per il 13 dicembre. Ma la legge prevede che debbano trascorrere almeno dieci giorni tra una protesta e l'altra. C'è insomma il rischio che intervenga la commissione di garanzia. "Lo sciopero proclamato per tempo da Rdb e Cobas - afferma Leonardi - sarà l'unica protesta che si farà nel pubblico impiego e che potrà avere un peso oggettivo sulla Finanziaria al Senato. La discussione in Aula comincia infatti il 9 ed è assai probabile che la manovra venga approvata entro il 13. La data scelta dai confederali fa pensare che abbiano proclamato uno sciopero per non farlo". Accusa respinta da Laimer Armuzzi, segretario generale Fp Cgil: "Se il governo non stanzierà i soldi che abbiamo chiesto, noi il 13 faremo sciopero comunque e se ci saranno delle contestazioni da parte della commissione di garanzia - annuncia Armuzzi - apriremo un contenzioso. Nessuno potrà costringerci a scioperare a babbo morto".


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