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Liberazione-La ricerca pubblica come scelta strategica. Il caso Isfol

La ricerca pubblica come scelta strategica. Il caso Isfol di Patrizio Paolinelli* Dagli anni '70 l'Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori) supporta ...

20/01/2006
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Liberazione

La ricerca pubblica come scelta strategica. Il caso Isfol
di Patrizio Paolinelli*

Dagli anni '70 l'Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori) supporta il ministero del Lavoro e le Regioni per la definizione e l'attuazione degli interventi in materia di formazione delle politiche sociali e del lavoro. Si tratta dunque di un Ente pubblico di ricerca nient'affatto inutile ma, al contrario, decisamente utile per progettare interventi politico-amministrativi sul territorio e per monitorarne i risultati.
Con l'approvazione della Legge finanziaria, l'Isfol si è visto sottrarre i finanziamenti istituzionali che ne permettono il funzionamento. La mobilitazione dei lavoratori e dei sindacati, insieme all'appoggio delle forze politiche dell'Unione, ha costretto il Ministro del Lavoro a reintrodurre i finanziamenti con il cosiddetto decreto omnibus. La vicenda si è chiusa positivamente. Dopo numerosi anni finalmente l'Isfol avrà un incremento di circa 2,5 milioni di euro sui fondi a disposizione raggiungendo i 10 milioni complessivi. Tuttavia non siamo dinanzi ad una storia a lieto fine. Tutt'altro.

Da anni l'Istituto è al centro di una politica di disinvestimento sia finanziario che strategico. Nonostante la rilevanza delle sue funzioni l'Isfol porta avanti i suoi compiti istituzionali quasi esclusivamente con fondi a termine (Fondo Sociale Europeo, Fondo Europeo Sviluppo Regionale, Programmi Comunitari ecc.). Tale situazione ha determinato negli anni la crescita anomala del personale precario che pesa per l'85 per cento sul totale delle risorse umane presenti (468 precari su 545 addetti complessivi).

Dinanzi a tale squilibrio i lavoratori dell'Istituto chiedono da tempo: a) una politica di assunzione in ruolo dell'abnorme numero di precari; b) il rilancio dell'Istituto attraverso l'aumento dei finanziamenti stabili. Non si tratta di una richiesta corporativa per il salvataggio dell'Ente. Ma di dotare lo Stato e soprattutto le Regioni di uno strumento di conoscenza scientifica sul mercato del lavoro, l'andamento della formazione e, più in generale, sui problemi sociali ed economici del Paese. La domanda di ricerca è forte, continua e formulata dagli Enti Pubblici ma anche da imprese e associazioni. La stessa Unione Europea parla di una società fondata sulla conoscenza. In definitiva: investire nel rilancio di funzioni tecnico-scientifiche nazionali è per le istituzioni pubbliche e private uno strumento decisivo per qualificare la propria azione. Da qui la necessità per il Paese di scommettere sul rilancio di una ricerca pubblica autonoma e autorevole. E'un obiettivo emerso dal Tavolo dell'Unione al quale vanno date gambe concrete. Ciò significa risalire la china che ha portato l'Italia: 1°) a spendere in ricerca una quota del Pil di gran lunga inferiore ai suoi partner europei e occidentali; 2°) a favorire la "fuga di cervelli"; 3°) ad un sistema scientifico e tecnologico sottodimensionato rispetto alle esigenze del Paese con ripercussioni estremamente negative rispetto alla concorrenza internazionale.

Ciononostante, pur con tutte le differenze tra aree geografiche, la ricerca pubblica italiana è competitiva sia in termini di qualità scientifica sia in termini di produttività. Certo, vanno messi in piedi interventi di razionalizzazione delle risorse. Interventi che però non possono passare attraverso la precarizzazione spinta e la mortificazione economica dei ricercatori. Al contrario, si deve puntare a recuperare il protagonismo e la partecipazione dei soggetti che producono la conoscenza sociale del Paese. Restando al caso dell'Isfol una strategia per il reperimento di nuove risorse passa necessariamente attraverso la costruzione di un percorso che coinvolga lo Stato e le Regioni. Un percorso il cui esito auspicabile è un partenariato istituzionale finalizzato alla valorizzazione del ruolo e delle funzioni che l'Istituto deve continuare a svolgere a sostegno delle politiche pubbliche realizzate dai diversi livelli di governo centrale e territoriale.

*Dipartimento Università e Ricerca del Prc


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