FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3784425
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Liberazione-L'università boccia la precarietà

Liberazione-L'università boccia la precarietà

L'università boccia la precarietà Grande successo dello sciopero in atenei, accademie ed enti di ricerca. A Roma quindicimila sotto il palazzo della ministra Moratti a chiedere il blocco ...

24/04/2004
Decrease text size Increase text size
Liberazione

L'università boccia la precarietà
Grande successo dello sciopero in atenei, accademie ed enti di ricerca. A Roma quindicimila sotto il palazzo della ministra Moratti a chiedere il blocco delle controriforme
Camici bianchi, slogan, striscioni, casseruole come in Argentina, un sound system e perfino un gruppo di futuri fisici in mutande a tirare la volata al corteo. I quindicimila partiti dalla Stazione Trastevere non ci stanno a nascondersi dietro i platani di Piazza Da Feltre e strappano un supplemento di passi conquistando i gradini del Palazzo della Pubblica Istruzione di Viale Trastevere. E ci arrivano annunciandosi sull'aria di Guantanamera alla contestatissima ministra che, solo martedì scorso, è stata contestata anche da 20mila studenti a Vicenza.
Erano docenti, studenti, ricercatori e lavoratori venuti da ogni parte d'Italia quelli che ieri mattina gridavano tutta l'indisponibilità alle controriforme Moratti mentre la maggior parte di facoltà, enti, accademie e conservatori di tutta Italia erano chiusi per sciopero (adesioni che sfiorano il 70%). Chi non è potuto venire, ha organizzato iniziative locali come i giovani comunisti, i collettivi e gli "inflessibili" di Palermo che hanno occupato il Teatro Massimo.

Sindacati, associazioni professionali, reti autorganizzate di ricercatori e collettivi studenteschi chiedono contratti, concorsi, finanziamenti, assunzioni e, naturalmente, il blocco del ddl sullo stato giuridico dei docenti (che precarizza a vita i ricercatori mandandone in esaurimento l'attuale ruolo) e l'eliminazione di ogni forma di precarietà. Un cartellone in piazza sintetizza bene: "Moratti al Miur è come un elefante in una cristalleria", così sorda alle proteste della stragrande maggioranza dei lavoratori e così attenta ad accentrare il potere nelle mani di 6-7 rettori eccellenti che gestirebbero il flusso dei soldi pubblici. Già ora, denunciano docenti e ricercatori, i 58mila "regolari" sono affiancati da un esercito di 57mila "precari" che garantisce da anni didattica e ricerca. Il blocco dei concorsi e le nuove forme di precarietà condannerebbero alla marginalità il sistema pubblico. "Solo chi è figlio di papà potrà permettersi di specializzarsi e, magari, fare ricerca. Per gli altri ci sarà solo l'esamificio della laurea di primo livello", dice Lorenzo, 21 anni, uno degli studenti "in mutande" convinto che ci sia un legame tra declino economico e crisi della ricerca. Un altro nesso è tra incertezza per il futuro, fuga dei cervelli e guerra: "Chi ci vuole precari ci vuole mercenari", si legge infatti sullo striscione della rete nazionale dei ricercatori precari mentre l'Udu (universitari vicini alla Cgil) punta l'indice contro il prossimo decreto del governo sulle borse di studio che, dice il coordinatore Luca D'Innocenzo, "rischia di espellere migliaia di studenti dal sistema del diritto allo studio". Se ne discuterà il 29 in Conferenza stato-regioni e gli studenti saranno proprio sotto palazzo Chigi. Dai collettivi di Roma, Bari, Torino, Napoli e Bologna è partito un appello alla mobilitazione con la Rete dei ricercatori precari che ha coinvolto altri "campus". Il loro striscione sembra una formula alchemica: "Dpcm, ddl, 3+2, Y" ma è la somma di leggi, decreti e controriforme contro cui si battono. Y, appunto, è la divaricazione di cui parlava Lorenzo che dividerà nel triennio di base (il 3 del 3+2), i percorsi dei pochi che si specializzeranno da quelli dei tanti che avranno un inservibile pezzo di carta.

Mai così unito il mondo accademico ma la "grande novità è la soggettività politica del precariato del lavoro cognitivo - spiega a Liberazione Titti De Simone, deputata di Rifondazione in commissione scuola che sfila accanto ad Alba Sasso (ds) - i tempi sono maturi per scrivere quali scuola e università vogliamo in alternativa alle destre. L'EuroMayDay potrebbe essere utile verso un'unica grande vertenza nazionale contro la precarietà". Già molte situazioni di ricercatori e studenti hanno aderito al Primo maggio milanese dei precari, a volte - come i milanesi - partecipando alla preparazione con lo slogan: "Rompiamo le catene dei saperi". "La nostra originalità è l'identità precaria - aggiunge Gennaro Carotenuto, storico di 38 anni, ricercatore a Macerata - e non siamo disponibili ad assecondare i tentativi di ricondurci a logiche emendative e di concertazione o, peggio, di "precarietà controllata"".

"Forte e chiaro" il messaggio della piazza secondo Enrico Panini, leader della Cgil di scuola, università e ricerca: "Senza risposte del governo (deludente l'incontro alla fine della manifestazione tra una delegazione sindacale e un paio di funzionari del Miur, ndr) il livello dello scontro si innalza e la manifestazione del 15 maggio indetta per la scuola pubblica si estenderà a questi settori".

Checchino Antonini


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL