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Legambiente: «Un terzo delle scuole italiane è a rischio»

Il 32% ha bisogno di interventi urgenti. Quattro su 10 in aree a rischio sismico. Cogliati Dezza: «Priorità, messa in sicurezza e abbattimento dei consumi energetici del 50%»

14/11/2014
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Corriere della sera

di Antonella De Gregorio

Per dare un futuro all’Italia (e alle scuole italiane), bisogna ripartire dalle opere davvero utili. Secca e impietosa, ancora una volta, la sintesi che ha prodotto Legambiente, dopo aver valutato lo stato delle scuole nostrane. Molti, più di 41mila, gli edifici che hanno bisogno di interventi di riqualificazione e messa in sicurezza. Per tre su dieci urge qualche intervento di manutenzione. Lo sottolinea l’associazione ambientalista nel suo XV Rapporto «Ecosistema Scuola», l’indagine annuale sulle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia. Che mette in fila buoni e cattivi: in testa alla classifica le città capoluogo del centro-nord: Trento, Pordenone e Forlì. Poi Prato (quarta), Reggio Emilia, Piacenza, Sondrio, Bergamo, Verbania e Bolzano (al decimo posto, new entry nella top ten insieme a Bergamo). A fine elenco, Reggi Calabria, Taranto, Enna, Foggia, Matera, Sassari.

Il Rapporto

Temi chiavi della XV edizione dell’indagine, che raccoglie i dati relativi al 2013, sono la sicurezza e la qualità degli edifici scolastici, la diversità del patrimonio edilizio in rapporto alle diverse aree del Paese e agli investimenti, i servizi e le buone pratiche ecosostenibili. Tre ambiti sui quali Legambiente invita il Governo a Renzi ad investire per uscire da un quadro che in quindici anni di indagine non presenta segni di miglioramento.

A rischio

Entrando nel dettaglio delle strutture, il 58% delle scuole è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974. Il 32,5% necessita di interventi urgenti di manutenzione. Il 9,8% degli edifici si trova in aree rischio idrogeologico, il 41,2% in aree a rischio sismico e l’8,4% a rischio vulcanico. Calano al 30,9% gli edifici dotati dei certificati essenziali come quello della prevenzione incendi, mentre solo 22,2% sono le scuole dove è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica.

Sicurezza

In particolare, in tema di sicurezza, «su 6.648 edifici, solo il 3,3% è stato costruito tra il 2001 e il 2013 - si legge nell’Indagine -. E scendono al 53,1% le scuole che hanno il certificato di agibilità (contro il 61,2% del 2012); al 30,9% quelle dotate del certificato di prevenzione incendi (nel 2012 erano il 35,9%); al 58,1% quelle con il certificato di agibilità igienico-sanitaria (nel 2012 erano il 73,8%). In lieve crescita, invece, i dati sui requisiti in materia di accessibilità con l’84% degli edifici che ha i requisiti di legge; in calo quelli dove sono stati previsti interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche si passa dal 16,4% del 2012 all’8,7% del 2013 a fronte di circa un 20% degli edifici che non possiede requisiti di accessibilità».

«Abbattere i consumi»

«La messa in sicurezza e la riqualificazione energetica degli edifici scolastici - dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - devono essere uno degli obiettivi prioritari di questo Paese e un’occasione dalla quale partire per creare un altro sviluppo, per contribuire alla rigenerazione urbana, ma soprattutto per far uscire l’edilizia scolastica italiana dall’attuale stato di emergenza in cui si trova. Abbiamo bisogno di scuole più sicure ed energeticamente efficienti. Per questo proponiamo al Governo Renzi di vincolare i prossimi finanziamenti, che erogherà alle Amministrazioni, a progetti che uniscano messa in sicurezza e abbattimento dei consumi energetici del 50% rispetto ai consumi di partenza della scuola. Tra l’altro la stessa direttiva europea 2012/27 Ue sull’efficienza energetica chiede una riqualificazione annua del 3% degli edifici pubblici, un’opportunità che l’Italia non può perdere».

Cinquemila edifici a rischio

Lo stallo della Legge di Stabilità in discussione alla Camera non aiuta. Se infatti ai Comuni in attivo di bilancio è stato concesso di mettere mano ai fondi bloccati dal Patto, per intervenire sulle strutture, altrettanto non è dato alle Province, cui appartengono circa 5mila edifici di scuole superiori (frequentati da 2 milioni e mezzo di studenti), che rischiano perciò di essere abbandonati. Su questi non si può far nulla, anche se cadono a pezzi: e sono più del 60% gli edifici che necessitano di interventi urgenti. Cosa accadrà delle nostre scuole superiori?- si chiede il rapporto - La competenza rimane infatti alle province anche dopo il riordino amministrativo, enti che, però, hanno subito dalla finanziaria tagli molto ingenti e per i quali non sono (ad oggi) previste deroghe dal Patto di stabilità. Legambiente auspica che venga esteso anche alla Province lo stesso percorso previsto per i Comuni.

Investimenti

Tornando ai dati di «Ecosistema Scuola», anche quest’anno per quanto riguarda la qualità del patrimonio edilizio emerge la disparità territoriale tra Nord, Sud ed isole del Paese. Nelle prime quindici posizioni della classifica nazionale troviamo, infatti, città medie e piccole del centro nord, mentre la maggior parte delle città metropolitane, esclusa Firenze al 17° posto e Torino al 23°, sono posizionate ben oltre la trentesima posizione. Indietro anche quest’anno il sud che compare solo a metà classifica con Lecce che è la prima città meridionale in graduatoria al 21° posto. Alla disparità territoriale segue quella degli investimenti riguardanti sia la manutenzione straordinaria sia quella ordinaria. Risorse che diminuiscono dal 2012 al 2013 in media per ogni singolo edificio di circa 22mila euro, così come per la manutenzione ordinaria, che vede in media per ogni edificio ridurre di quasi 2mila euro l’esigua cifra di 8.808 euro dello scorso anno. La drastica diminuzione dei fondi destinati alla manutenzione ordinaria coinvolge anche quelle regioni storicamente virtuose come l’Emilia Romagna ed il Piemonte, che tornano a dichiarare interventi di manutenzione urgenti rispettivamente di circa il 20% e il 34% in più di scuole rispetto al 2009. Da segnalare come ancora una volta siano i comuni del nord e del centro a far da padroni nelle due top ten degli investimenti, mettendo più del doppio di euro a edificio rispetto alle regioni del sud, dove invece si registra una maggiore necessità degli interventi legati alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico.

Pasti bio e servizi

Tra le voci incluse nell’analisi, alcuni servizi essenziali delle scuole: diminuiscono i pasti interamente biologici, oramai presenti solo nel 4,8% delle mense scolastiche contro l’8,5% del 2012, così come la media di prodotti biologici che si attesta al 53,7%. Fra i pochi dati positivi spiccano quelli relativi alla raccolta differenziata, che conferma il trend positivo del 2012. Sul fronte dei servizi, crescono gli edifici dotati di strutture per lo sport: si passa dal 52,2% del 2012 al 60% del 2013. Diminuiscono, invece, le scuole con giardini o aree verdi disponibili (72,4%), le biblioteche per ragazzi all’interno delle scuole (34,7%), gli edifici in Ztl (4%) e in Zone 30, le aree dove il limite di velocità è di 30 chilometri orari (7,3%). Calano infatti al 22,5% le scuole dotate di servizio scuolabus (contro il 30% del 2013) e pedibus che va dal 6,9% del 2012 al 5,2% del 2013. L’uso delle energie rinnovabili segna uno stallo, fermandosi al 13,6%.


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