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Lauree professionalizzanti. Il colpo di coda della ministra Giannini

Le lauree professionalizzanti sono lauree triennali (di serie B) a numero chiuso, sviluppate “mediante convenzione con imprese qualificate, ovvero loro associazioni, o ordini professionali”, e che prevedono un intero anno di tirocinio curriculare

16/12/2016
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ROARS

Di 15 dicembre 2016 ore 17:43

Il 12 dicembre 2016, mentre il nuovo governo si apprestava al giuramento, la ministra Giannini ha firmato il suo ultimo decreto che istituisce le lauree professionalizzanti. Le lauree professionalizzanti sono lauree triennali (di serie B) a numero chiuso, sviluppate “mediante convenzione con imprese qualificate, ovvero loro associazioni, o ordini professionali”, e che prevedono un intero anno di tirocinio curriculare.  Secondo IlSole24Ore già a marzo il presidente della CRUI ne aveva promesso l’istituzione al Consiglio nazionale dei periti industriali. Le lauree professionalizzanti sono soprattutto una ghiotta occasione per le “imprese qualificate” e per gli studi professionali di avere a disposizione per un intero anno, intere classi di studenti da impiegare, verosimilmente a titolo gratuito, in cambio della certificazione delle competenze acquisite. Le associazioni studentesche giudicano il provvedimento di una “gravità inaudita” e ne chiedono il ritiro alla nuova Ministra Fedeli. Si tratta della prima occasione per verificare la discontinuità nella conduzione del MIUR: eliminare gli effetti dell’ultimo colpo di coda della Ministra Giannini. Visto che ci siamo, suggeriamo alla nuova Ministra di intervenire anche sugli altri colpi di coda inferti all’università dalla legge di stabilità, e voluti dagli economisti  della cabina di regia di Renzi: Cattedre Natta e tornei dipartimentali. Su questo inizieremo a verificare se la Ministra ha intenzione di ricominciare ad ascoltare chi nell’università studia e lavora.

Il 12 dicembre 2016, mentre il nuovo governo si apprestava al giuramento di fronte al Presidente Mattarella, la ministra Giannini ha firmato il suo ultimo Decreto Ministeriale 987/2016 “Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio”.

Un decreto all’apparenza tecnico e di ordinaria amministrazione, necessario per far partire le attività per l’offerta didattica 2017/2018. Dove all’articolo 8 si introducono le lauree professionalizzanti, che, già da marzo secondo IlSole24Ore erano state “promesse” dal presidente della CRUI Gaetano Manfredi al Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati, confortato altresì dal parere della Consulente tecnica del MIUR Mila Spicola, attualmente esperta ANVUR per le “attività di supporto … in materia di valutazione della didattica dei corsi concernenti l’accesso alle professioni regolate”.

Cosa sono le lauree professionalizzanti? Sono lauree triennali sviluppate “mediante convenzione con imprese qualificate, a numero chiuso, e che prevedono un intero anno di tirocinio curriculare, “anche con riferimento ad attività di base e caratterizzanti”.

Per avere l’accreditamento, queste nuove lauree dovranno dimostrare che almeno l’80% dei laureati ha trovato un lavoro ad un anno dal titolo di studio. Chissà chi certificherà quell’80% e sulla base di quali dati. Verosimilmente ANVUR che grazie a diverse convenzioni sta attirando nella sua orbita la (forse non più così indipendente) Alma Laurea.

A prima vista proprio un bel pasticcio. Gli atenei potranno quindi affiancare a corsi di laurea triennali “tradizionali”, nella stessa classe di laurea, corsi di studio professionalizzanti. In cosa si differenzieranno? Per il fatto che gli studenti dei corsi professionalizzanti saranno scoraggiati fin da subito a pensare di poter proseguire gli studi, altrimenti il fatidico 80% di occupazione ad un anno non si raggiungerà. Qui potete leggere le rassicurazioni della CRUI. A noi pare che le lauree professionalizzanti siano una ghiotta occasione per le “imprese qualificate” e gli studi professionali che avranno a disposizione per un intero anno, intere classi di studenti da impiegare, verosimilmente a titolo gratuito, in cambio della certificazione delle competenze acquisite a fine anno.

Il provvedimento è stato commentato solo dagli studenti. Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, ha dichiarato a corriereuniv.it

È un atto di una gravità inaudita, l’ultimo colpo di coda di un Ministro che si è sempre rivelato sordo e incapace di ascoltare le istanze che arrivavano da tutta la comunità accademica. … È la dimostrazione di come il precedente Governo non abbia saputo cogliere la sconfitta elettorale e anzi abbia continuato con un atteggiamento arrogante. La prima cosa che chiediamo al nuovo Ministro Fedeli è il ritiro del DM 987 e l’apertura di un tavolo su questi temi, già richiesto dal Consiglio Nazionale Studenti Universitari che nell’ultima seduta ha approvato all’unanimità la nostra mozione.

Ricominciare ad ascoltare chi nell’università lavora e studia. La sfida degli studenti è un bel banco di prova per la nuova ministra non-laureata, per segnalare la discontinuità rispetto alla disastrosa gestione degli ultimi tre ministri laureati e soprattutto ex-rettori. E, visto che ci siamo, ricordiamo alla nuova ministra che sarebbe il caso di segnalare una discontinuità sui temi universitari anche rispetto alle follie tecnocratiche (ludi dipartimentali e cattedre Natta) proposte dalla cabina di regia dei “bravi professori” (così li chiama Repubblica) di cui si era circondato Renzi a Palazzo Chigi, e che (fortunatamente) hanno fatto le valigie con lui.


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