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La Nuova Ferrara-La ministra Letizia ci mancherà

La ministra Letizia ci mancherà In fondo, ci mancherà. Letizia, la ministra "fai da te",...

20/09/2005
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Nuova Ferrara

La ministra Letizia ci mancherà


In fondo, ci mancherà. Letizia, la ministra "fai da te", quella mai eletta. Ingaggiata dall'impresario di Arcore nel carrozzone di guitti che ha imperversato per una legislatura intera sulla prima ribalta nazionale, ha saputo distiguersi.
Aveva una parte non sua, e si sapeva, l'ha interpretata male, e s'è visto. Ma, noi precari, la ricorderemo comunque. Ce ne ha fatte tante, forse troppe: ha cancellato le priorità acquisite negli anni, unificando le fasce delle graduatorie; ha sottovalutato il servizio e sopravvalutato i titoli acquistati in quell'emporio di privilegi al quale s'è ridotta l'università; ha etichettato come eccellente ciò che non aveva selezione né in entrata né in uscita, ma solo il prezzo economico più alto; ha falcidiato aule, cattedre e tempo scuola; ha dirottato risorse dalla scuola statale ai diplomifici; ha creato circa 60.000 nuovi precari attraverso percorsi abilitativi istituiti per compiacere le lobby universitarie e foraggiare gli atenei; ha incentivato il cannibalismo professionale, dapprima, obbligando gli insegnanti in ruolo al full time e spingendoli, poi, allo straordinario che sottrae anche gli spezzoni orari ai precari; ha assestato colpi letali senza precedenti alla qualità e laicità dell'istruzione; ha concepito una scuola che nega per sempre opportunità di riscatto sociale e culturale a chi sa ed ha di meno. Nonostante abbia mis-fatto molto altro ancora, ci mancherà.
Ci mancheranno le sue conferenze stampa nelle quali disegnava in aria le 1000 balle blu (n.b. non per errore ortografico) dell'istruzione che doveva essere e - per fortuna - non è stata. Almeno, non tutta e non tanta da non poter essere abrogata. Infine, la sua opera di d-istruzione s'è arrestata sul ciglio delle secondarie superiori. Ci hanno pensato il finire della legislatura (finalmente) e le regioni che, per calcolo o per coscienza, hanno evitato il disegno classista della divaricazione tra istruzione liceale e formazione professionale. Ci mancherà perché, in questi quattro anni, abbiamo imparato a volerle bene. Non già perché affetti dalla sindrome di Stoccolma o perché ci ha concesso l'elemosina di qualche cattedra, nonostante le 200.000 disponibilità, e non tanto perché, da precari - oramai storici - siamo temprati al peggio. Le siamo grati perché, tra pseudoriforme e mitomani proclami, ha creato nella scuola vuoti occupazionali mai visti prima, esodi di dimensioni bibliche, per prepensionamenti da avvilimento irreversibile. Mentre le auguriamo maggior fortuna in quel di Milano, ci piace pensare che, chiunque la sostituisca, abbia coraggio ed intelligenza per riazzerare tutto, senza se e senza ma. Soprattutto, non tamponi i vuoti occupazionali esistenti con la clientelare chiamata diretta voluta dall'art.5 della riforma o, con la precarizzazione ad oltranza dei docenti.
Ci aspettiamo che provveda a quella stabilizzazione, già troppo attesa, dalla quale scaturisce il vero rilancio qualitativo della scuola pubblica.
Gianfranco Pignatelli per i CIP Comitati Insegnanti Precari


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