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«L’unità dei sindacati ha già dato i primi frutti Ma la manovra è iniqua»

Parla il segretario della Cgil «L’equità non è un vezzo populistico,è indispensabile alla ripresa. Tagliare i redditi più bassi porta recessione»

08/12/2011
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l'Unità

Oreste Pivetta

Non è una bella ricetta dire salvo il Paese e ammazzo la popolazione ». Parole di Susanna Camusso, segretario Cgil, colte ieri mattina davanti a Montecitorio.
A tarda sera è cambiato qualcosa?«Mi pare che non sia cambiato nulla. Credo anche che qualche effetto abbia suscitato la ritrovata unità dei sindacati, che davanti alle commissioni Bilancio della Camera e del Senato si sono presentati forti di un loro documento e di una proposta molto concreta. Per il resto si coglie una maggiore attenzione al tema della rivalutazione delle pensioni, niente di più invece rispetto al tema pensionistico in generale, sia per quanto riguarda le donne, sempre le più penalizzate, sia per quanto riguarda uomini e donne, quindi il sistema. Si torna a far cassa colpendo, attraverso le pensioni, i lavoratori. Si torna a far cassa senza neppure porsi l’obiettivo, in ragione di una maggior equità, di aumentare ad esempio le aliquote contributive per gli autonomi o per i coltivatori diretti».
Quindi lunedì 12dicembre, lo sciopero. Cgil, Cisl, Uil di nuovo insieme. Molt iosservano però che l’emergenza è enorme, la manovra indispensabile e che all’epoca della riforma Dini non si contò neanche un’ora di sciopero…«Al contrario. In quei mesi la mobilitazione in tutto il Paese fu vivissima, si arrivò a una manifestazione a Roma, tanto grande che si divise in tre piazze diverse. La trattativa continuò e si concluse con un accordo, per una riforma che comportava sacrifici, ma che rimetteva in equilibrio in sistema. Non è vero che fu una riforma per quelli che sarebbero venuti dopo, per le future generazioni, perché quella legge cambiava le carte in tavola anche per chi stava già al lavoro e vedeva allontanarsi l’orizzonte della pensione. In questo caso non ci sono poi da rimettere in sesto i conti dell’Inps. Ci sono soldi da recuperare ».
Siamo tutti convinti che la situazione sia grave. Ogni giorno leggiamo prediche sulla inderogabilità dei sacrifici. Mi sbaglierò,ma mi sembra di non aver trovata eco, ad esempio sul Corriere della Sera, del dissenso sindacale. In compenso i seriosi ammonimenti si sprecano. «Sì, dobbiamo subire anche un certo benpensantismo, rappresentato autorevolmente da certa stampa, di quanti sdottorano a proposito dell’Italia. A parte il cattivo gusto di chi chiacchiera sapendo che di pesi non ne dovrà sopportare, c’è anche di peggio: non capire che deprimere la condizione di chi lavora, tagliare i redditi più bassi, conduce l’Italia verso una spirale recessiva, non capire che l’equità non è un vezzo populistico ma serve proprio alla ripresa».
Ma questa riforma pensionistica in fondo accerta solo che la nostra vita s’allunga e quindi può allungarsi anche la nostra vita lavorativa. «Non faccio nomi, ma un parlamentare non certo di sinistra in corridoio mi ha sussurrato: sono sempre stato un ammiratore della Thatcher, ma una riforma di questo genere non sarei mai riuscito a immaginarla neppure io. Che cosa vuol dire? Vuol dire che siamo andati oltre i limiti e, nell’accelerazione oltre i limiti, c’è la persecuzione. Pensiamo a quei lavoratori a metà del guado, dipendenti da un’azienda in crisi, alle soglie della pensione: che cosa ne facciamo? Ne facciamo dei disoccupati nell’età più difficile per rientrare in un’azienda? Aggiungiamo mancato adeguamento, accise, iva, tasse sulla casa: il prelievo è pesantissimo e indiscriminato. A fronte di che cosa? Verrà poi una riforma del mercato del lavoro. Ma con quale scopo? Per facilitare i licenziamenti? C’è una contropartita? Qualcosa che faccia pensare all’equità? Non mi pare».
Ci sono la tracciabilità dei pagamenti oltre i mille euro, l’1,5 per cento sui capitali cosiddetti scudati, la tassa sulle barche che magari battono bandiera panamense… Non è equità? «Mille euro rappresentano una soglia troppo alta e poi bisognerebbe poter mettere in piedi una rete efficace di controlli, incrociando dati, per dare un senso a quell’intervento. L’1,5 sui capitali scudati sembra una inezia. Siamo davanti all’ennesima manovra finanziaria, la quinta o la sesta quest’anno, ho perso il conto, sempre dello stesso segno… In compenso si è chiesto che venissero poste in vendita le frequenze televisive: era un modo per far cassa, senza ricorrere ancora alla leva fiscale. Ma di frequenze televisive in vendita non c’è traccia. E non c’è traccia neppure di risparmi tagliando qualche caccia bombardiere».
In verità si parla di casa, di quel balzello che Berlusconi aveva cancellato. Mi permetta una considerazione: va bene pagar le tasse sugli immobili,mala proprietà della casa d’abitazione in un paese con un mercato degl affitti bloccato e costosissimo non mi sembra un gran lusso. «Un mercato degli affitti bloccato, costoso e in nero. Quando Berlusconi cancellò l’Ici,manifestammo la nostra perplessità».
Ci dicono anche che è una tassa che tutta l’Europa paga. «Ma in Europa non c’è una dimensione del possesso di case pari a quello che si misura in Italia. E poi si dovrebbe colpire chi di case ne ha dieci, insieme magari con un reddito altissimo, non chi ha risparmiato una vita per comprarsi i due locali in cui vive».
C’è un punto però a favore di questa manovra: gli aiuti all’impresa. La Confindustria applaude. La Cgil?«Avremmo voluto sostegno all’impresa e sostegno ai redditi. Sostegno ai redditi per rilanciare i consumi e quindi riavviare la produzione. Altrimenti con l’Iva in aumento, le accise, le paure universali, si ferma tutto. Questo è il pericolo. Non si spende perché non ci sono soldi e perché si teme per il futuro. Peccato che l’industria italiana viva molto di un mercato nazionale. Aggiungo un particolare: quando si parla di Irap, per incentivare nuova occupazione, si fa menzione di lavoratori dipendenti e assimilati. Che cosa si vuole? Incrementare il precariato? Gli assimilati sono i precari. Ne avremmo molte altre: ad esempio niente si dice a proposito di lavoro nero, di sommerso, eppure intervenire in quel campo sarebbe un bel modo per colpire l’evasione fiscale. In questo tema, una funzione antievasione avrebbe la regolarizzazione degli immigrati. Pare che si debba aspettare però».
Ad ascoltare le voci di questi giorni, viene da pensare che siate rimasti soli o quasi a fare opposizione e che comunque abbiate marcato in questo senso la vostra forte autonomia. Penso anche a Uil e Cisl. È d’accordo?«Il vero problema è la crisi della politica. Sarà una parentesi. Speriamo che la parentesi non diventi una via di affossamento della politica».
Il sindacato crede nell’euro?«Il sindacato si è adoperato, anche a costo di gravi impegni, perché l’Italia entrasse nella moneta unica. Respingo l’idea di una produttività che passi attraverso la svalutazione, come una volta ci era consentito e come sostengono i nemici dell’euro. La maggior produttività nasce dalla capacità di innovazione. Non crediamo ovviamente in un’Europa dipendente dalla Banca centrale europea, ma in un’Europa che pensi a strategie politiche ed economiche comuni ».