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L'azzardo buono di investire nella formazione

Atenei e giochi: Italia miniera d'Europa

12/11/2014
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Il Sole 24 Ore

di Stefano Paleari

In un recente incontro tra rettori europei sono stati presentati i dati sul fmanziamento pubblico ai sistemi universitari. I dati sono eclatanti per l'ampiezza delle differenze che si rilevano: se ci si limita ai grandi Paesi europei si va dagli oltre 3oo euro l'anno per abitante di Francia e Germania ai soli no dell'Italia. In mezzo ci sono Austria, Olanda, Irlanda, Spagna e persino Regno Unito con oltre150 euro l'anno. Durante l'esposizione di questi dati un rettore spagnolo ha chiesto se fosse possibile confrontare questi numeri con quelli relativi all'attività di gambling. Cioè sapere negli stessi Paesi quanto i cittadini spendono ogni anno in lotterie, scommesse e simili. Abbiamo raccolto quella che sembrava una provocazione e i dati sono riportati nella tabella. I Paesi europei si dividono in due categorie, quelli nei quali l'Università costa ben più del gioco d'azzardo, cioè Francia, Germania, Austria e Olanda e quelli nei quali la somma delle puntate ai giochi supera di gran lunga il finanziamento pubblico delle Università, ovvero la Spagna, il Regno Unito e l'Italia che primeggia con quasi 3oo euro per abitante l'anno. I dati dividono l'Europa malgrado le politiche europee sull'educazione individuino degli obiettivi comuni, come un livello minimo di spesa in ricerca e sviluppo, una percentuale minima di laureati, ecc. Sarebbe forse il caso di richiamare tutti alla realtà dei numeri. E ciò non per polemizzare ma per cambiarli. Lo tStato deve investire di più in formazione e ricerca e se proprio la propensione italica per la lotteria si configura come tratto culturale, utilizzi i tanti proventi che da essa riceve per sostenere i sistemi educativi. I quali, proprio perché educativi, è bene che siano sostenuti più del gioco d'azzardo. Oggi l'emergenza più seria si chiama «giovani»: giovani studenti e giovani ricercatori. Essa si declina in un nuovo diritto allo studio, da sostenere di più e meglio e in nuove opportunità per i nostri dottori di ricerca. Se è vero che tra gli studenti non tutti gli aventi diritto ottengono la borsa di studio, se è vero che le Regioni si apprestano a tagliare ancora il già risicato diritto allo studio per effetto della legge di stabilità, se è vero che così tanti giovani ricercatori sono costretti ad andare all'estero, allora i dati della tabella non sono frutto del caso ma delle scelte politiche. Se non cambiano l'Italia fra qualche anno sarà ricordata come la miniera di talenti più a buon mercato per Francia e Germania. Con buona pace del sogno di un continente unito e solidale.


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