I prof diventano animatori hi-tech: cresce la scuola dell’innovazione
Gli animatori digitali sono oggi al banco di prova
N on smanettoni, ma «architetti di ambienti di apprendimento», gli animatori digitali — quei superprof «con spiccate capacità organizzative e sensibilità tecnologica» che hanno un ruolo strategico per l’attuazione del Piano nazionale scuola digitale varato un anno fa — sono oggi al banco di prova. Docenti di ruolo con il compito di seguire per tre anni il processo di digitalizzazione della propria scuola, nei gruppi Facebook dedicati oscillano tra entusiasmo e disillusione. Hanno sulle spalle una responsabilità enorme: aiutare il sistema italiano a colmare il gap con il resto d’Europa. Sono 8.300, uno per ogni scuola italiana: età media 45 anni, in prevalenza donne (circa 4.600 contro 3.700). Individuati lo scorso anno scolastico, formati, finanziati con 8,5 milioni di euro di interventi, devono organizzare attività e laboratori, individuare soluzioni tecnologiche innovative per il proprio istituto, lavorare per la diffusione di una cultura digitale condivisa. Per formarli, il Miur ha messo a disposizione lo scorso anno 850mila euro a livello nazionale. E ad ogni scuola ha assegnato 1.000 euro per la realizzazione di progetti digitali. Durante l’estate, 500 di loro sono andati in Erasmus per scambi, attività di «job shadowing» e corsi di formazione in tutta Europa, da Cipro alla Finlandia, finanziati con 850mila euro di fondi europei. Nuove azioni formative coinvolgeranno anche dirigenti scolastici, personale amministrativo, docenti.
Con il sostegno del dirigente, gli animatori digitali si occupano anche della formazione dei colleghi, sviluppando progetti incentrati sulla didattica laboratoriale aumentata e illustrando metodiche come la flipped classroom o piattaforme digitali come Google classroom , che mettono al centro lo studente. Spingono a partecipare ai bandi e a cogliere le opportunità di innovare: dai finanziamenti per le biblioteche scolastiche di nuova generazione, agli atelier creativi (15mila euro a scuola). In molti si interrogano, vorrebbero certezze sulle condizioni nelle quali si troveranno a operare nel prossimo futuro. Anche perché le nomine sono andate avanti un po’ a singhiozzo e con l’ondata di trasferimenti di inizio anno molti istituti non riescono a mettere insieme il «team d’innovazione».
Criticità che il ministero ha presente. A giorni annuncerà una forma di remunerazione del lavoro degli animatori. E per aiutarne l’attività, verrà lanciata entro novembre una piattaforma online dove «30mila persone potranno parlare e coprogettare».
Antonella De Gregorio