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I forconi e la bandiera

Mila Spicola

21/01/2012
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l'Unità

Atre anni mi avventurai su un cornicione, la finestra del bagno era aperta e uscii, abitavamo al terzo piano. Fu un falegname a “salvarmi”, aveva il laboratorio al piano terra. Sangue freddo, citofonò a mia madre «non si allarmi, chiami subito i vigili del fuoco, si affacci dalla finestra del bagno e non urli, sennò la spaventa». Mia madre e quell’uomo riuscirono a tenermi ferma con calma, cautela e sottovoce. Fino a quando, in silenzio, arrivarono i pompieri. Spero di riuscire a trovare la stessa chiave efficace per dire alcune cose. Con cautela, sottovoce ma con tono fermo. Per non provocare reazioni inconsulte ma solo riflessioni pacate. A Palermo alcuni studenti, aderenti per solidarietà alla manifestazione dei forconi, ieri mattina hanno bruciato la bandiera italiana in segno di protesta «contro lo Stato che affama la gente». Nel bene e nel male mi sento di stare con loro ma solo per dire, con cautela, calma e fermezza: «Ragazzi state sbagliando». Ci sono tutte le ragioni perché uno studente siciliano oggi protesti. Tutte: il nodo è trovare i modi e le direzioni. Negli ultimi anni molti hanno protestato per tanti motivi ma, nulla togliendo alle motivazioni valide di altre rivendicazioni, ritengo che solo il movimento studentesco abbia avuto i caratteri di autonomia, libertà e verità, checché ne pensi chi li abbia accusati di “ideologismo politico”. Ben venga l’ideologia quando si tratta di difendere diritti offesi o istituzioni maltrattate quale sono stati l’istruzione e la scuola. Oggi mi è sembrato invece che fini, mezzi e ragioni si siano confusi in modo poco condivisibile. Cosa vuol dire bruciare la bandiera? Vuol dire disconoscere alcuni fondamentali della democrazia di questo Paese, oppure peggio, conoscerli e calpestarli. Vuol dire confondere le azioni dei governi, temporanei, con l’essenza dello Stato, stabile e garanzia indiscussa dell’identità della nostra nazione. Stato come espressione di coesione sociale, di comunità, di nazione, di storia individuale e collettiva da difendere anche con la morte. Ne sono consapevoli quei ragazzi? Immagino siano stati solo alcuni tra loro. Ma giusto per sapere se hanno chiare, gli altri, le ricadute dei gesti, specie quando si scagliano contro simboli molto ma molto seri. Art. 12 della Costituzione Italiana: la nostra bandiera. Si trova tra i principali articoli della Carta, quelli che riguardano diritti e doveri dei cittadini. Non uno di quei diritti e di quei doveri può essere leso, nemmeno in nome della difesa di un altro diritto. Il diritto al lavoro così come il diritto alla cultura camminano insieme al dovere di onorare Stato e Istituzioni. Sì, lo so, il vero nodo di questi ragazzi è che nessuno si è preso carico di difendere i loro diritti. Non lo hanno fatto pienamente i governi che si sono avvicendati e non lo hanno fatto i luoghi deputati da quella stessa carta ad essere luogo di “espressione dell’attività politico democratica” cioè i partiti, sempre più ammalati al loro interno da “regole” non dichiarate di cooptazione, esclusione, organizzazione che spesso poco hanno a che fare con gli aneliti di espressione libera e democratica e molto hanno a che fare con la guerra tra bande interna. Ciò accade in Sicilia almeno. Persino la protesta dei forconi, di per sé, nelle ragioni e nelle motivazioni, sacrosanta, se ne macchia e diventa poco comprensibile quando la sostanza si colora di tali forme. Quando si esprime urlando e con atti di prepotenza, quando si ritorce, nelle ricadute, solo sulle persone comuni e non sui diretti responsabili. E allora allo stesso modo è il caso di scegliere non solo altri rappresentanti ma anche altre istanze: non individuali o di parte, ma collettive e democratiche. Posare i forconi e levare le penne, come anche i pensieri e le parole, in modo sano e giusto, in virtù di bene comune e collettività, nel segreto dell’urna se non si ha il coraggio di dichiararlo anche fuori. Io dico a questi ragazzi: state attenti e cauti, il cornicione delle regole democratiche, del senso dello Stato è altissimo e impervio e voi siete lì lì per cadere. Certo, si può dire che avete dovuto salir fin lassù per farvi ascoltare, ma non esiste ragione per buttarsi giù. Nessuna ragione. C’è chi ci ha perso la vita col viso aperto nel difenderlo quel cornicione, quello Stato e quelle Istituzioni. La bandiera ne reca memoria, sangue e speranza. ❖  


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