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Gli scatti della discordia

Pippo Frisone

14/12/2012
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ScuolaOggi

C’era una volta il grande disegno riformatore del centro-destra sul pubblico impiego o più modestamente, la cosiddetta riforma Brunetta, ovvero come costringere i travet “fannulloni” e “assenteisti” a lavorare di più, tra premi e castighi, bastoni e carote, spezzando e dividendo sempre più il fronte sindacale.

Tra il 2008 e il 2010 è un fiorire di accordi separati col governo Berlusconi e la Confindustria.

Dai nuovi modelli contrattuali che indeboliscono il contratto nazionale e privilegiano la contrattazione di secondo livello, agli accordi sul merito nel pubblico impiego, compreso l’ultimo sul biennio economico 08-09. Accordi che vedono tra i firmatari da una parte CISL e UIL mentre la CGIL continua il suo aventino contro il governo Berlusconi.

Per mettere a segno questo disegno occorreva sterilizzare il dlgs.n.165/01, inasprire le sanzioni disciplinari, dare più potere ai dirigenti, introdurre il merito e la valutazione della performance .

Fu il ministro Tremonti a far saltare tutto, non solo negando le risorse necessarie ma anche quelle derivanti dai tagli e dai risparmi di sistema previsti dalla L.133/08.

Ma il vero colpo basso alla riforma Brunetta venne sferrato dal Tesoro col blocco dei contratti e delle anzianità.

Mentre sullo sfondo si acuivano sempre più i contrasti in casa confederale sul modello Marchionne,

sulla rappresentanza, sui diritti nei luoghi di lavoro, arrivando persino a litigare sulle elezioni delle Rsu, rinviate poi al 2011, matura lo scambio politico col governo di centrodestra: sbloccare gli scatti di anzianità (i gradoni) maturati nell’anno 2010.

Una volta certificate dalla Ragioneria i risparmi derivanti dai tagli agli organici , buona parte di quel 30%, destinato dalla Gelmini per attuare il merito, viene dirottato sugli scatti di anzianità.

Anche quelle, 320 milioni per esattezza, furono risorse reperite sulla pelle degli insegnanti coi tagli agli organici, anche se ben altra doveva essere la finalità.

Anche quella volta ci furono polemiche sulla validità giuridica degli anni sottoposti a blocco ai fini dello sviluppo della carriera.

Polemiche diventate ora più aspre con l’accordo sugli scatti del 12 dicembre.

Perché ? Questa volta, mancando le risorse , le economie risultavano appena 93 milioni, secondo la proposta dell’Aran e quindi del governo Monti per recuperare gli scatti del 2011 bisognava mettere le mani sul MOF ( miglioramento dell’offerta formativa) la cui dote annua ammonta a 1miliardo e 300 milioni, di cui 1 miliardo è il FIS (fondo d’istituto).

Occorrevano quindi quasi 300 milioni, mentre a regime dal 2013 servirebbero 350 milioni l’anno .

Gli scatti finanziati dal salario accessorio del personale della scuola.Una sorta di autofinanziamento.

Per 160mila docenti e ata che si vedranno riconoscere, magari a febbraio 2013, un incremento stipendiale con arretrati a tutto il 2011, ce ne saranno almeno 700mila che, invece , si vedranno diminuire il salario accessorio, perché le scuole riceveranno meno risorse nel fondo d’istituto e in prospettiva ne riceveranno sempre meno.

Per Cisl, Uil, Snals e Gilda è un buon accordo perché col governo dimissionario quello era l’unico modo per garantire gli scatti.

Per la Cgil che non l’ha firmato, quell’accordo “è un ulteriore taglio ai diritti, ai salari e alla qualità della scuola pubblica”.

Ma la cosa più dura da digerire è quanto riportato in calce all’accordo, nella cosiddetta norma programmatica (art.3).

Col prossimo contratto nazionale, quando ci sarà, bisognerà aumentare la “produttività” anche nella scuola.

Come ? aumentando l’orario frontale delle lezioni? Ma no, basterà far rientrare nell’orario obbligatorio buona parte delle attività e funzioni ora incentivate e pagate col FIS.

Come dire, lavorate di più e gratis perché le risorse non ci saranno più o saranno rimaste poche.

In fondo era questo il sacrificio chiesto in finanziaria da Profumo e da Monti.

Cambia la formula ma non la sostanza. Per me una valida ragione in più per dire no all’accordo