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Giornale di Vicenza-Scuola, l'obbligo ora è cambiare

Scuola, l'obbligo ora è cambiare Confindustria: "I risultati attuali sono deludenti" Niente ministro, mentre il dibattito registra un fiume di indicazioni sulla riforma di Anna Madro...

22/04/2004
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Il Giornale di Vicenza

Scuola, l'obbligo ora è cambiare
Confindustria: "I risultati attuali sono deludenti"
Niente ministro, mentre il dibattito registra un fiume di indicazioni sulla riforma
di Anna Madron

Non solo ha dato forfait ma non è nemmeno apparsa in videoconferenza, come invece era corsa voce in un primo momento. Al posto del ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, che in Fiera avrebbe dovuto prendere parte al convegno di Confindustria sulla formazione, sul palco dell'immensa sala Palladio è salito invece il sottosegretario Maria Grazia Siliquini a leggere una lunga e inamidata relazione su come dovranno essere la scuola e l'Università di domani.
E ribadendo che la legge "53", frutto di un lavoro certosino, "gioca un ruolo fondamentale nella valorizzazione del capitale umano". Eppure erano in tanti a far conto sulla presenza del ministro che in un megadibattito come quello di ieri ci sarebbe stata a pennello. Se non altro per rispondere ai tanti interrogativi sollevati nel corso di un confronto vivace, in cui si sono alternate voci diverse, imprenditori, politici, docenti universitari, sindacalisti. Dal Miur, invece, una sola dichiarazione, arrivata alla stampa in tarda mattinata: poche righe in cui il ministro spiega che non è potuta venire per "improrogabili impegni di governo". E non, quindi, per i rischi connessi alla sicurezza (la Questura fa sapere che avrebbe in ogni caso garantito l'ordine pubblico). È stata trattenuta a Roma ma "esaminerà con attenzione il rapporto che verrà presentato nel corso del convegno e in particolare le proposte sugli istituti tecnici". "Voglio sottolineare comunque - continua la nota pervenuta dal Ministero - che, né per quanto riguarda i licei, né per quanto riguarda l'istruzione e la formazione professionale, finora è stata presa alcuna decisione. Assicuro che sarà ampiamente valorizzato il patrimonio degli istituti tecnici, alla luce anche dei risultati raggiunti con il tavolo tecnico Miur-Confindustria". Una comunicazione telegrafica a fronte del fiume di parole spese ieri mattina in Fiera ad un appuntamento introdotto dai saluti del presidente della Provincia Manuela Dal Lago, dalla relazione di Silvio Fortuna, delegato di Confindustria per l'education, che ha definito "deludenti" i "risultati medi della scuola italiana" e dall'intervento di Massimo Calearo, presidente di Assindustria, che ha ricordato come "formazione, innovazione e internazionalizzazione siano alla base del progetto di rilancio dell'industria italiana". Al cui sviluppo hanno contribuito in modo determinante gli istituti industriali, capofila il Rossi, "vero e proprio marchio come lo è la Fiat", ha ricordato Michele Mirabella, abile e raffinato conduttore che si è destreggiato tra riforma della scuola, formazione professionale e ricerca universitaria con la stessa disinvoltura con cui tratta di osteoporosi o di emicrania la domenica sera ad "Elisir".
Qui, invece, si parla di eccellenza, di "genius loci", di sensibilità tutta italiana, quella che nella moda ha portato il made in Italy a brillare di luce propria. "Formazione e sviluppo devono però poter procedere di pari passo", ha spiegato la siciliana Daniela Troina, dirigente dell'Ibm, laureata in ingegneria e appagata, dice, "di aver frequentato il liceo classico per la formazione culturale che questo tipo di scuola offre".
Già, la scuola. "Se potessero lavorarci i migliori si avrebbero grandi centri di eccellenza", ha aggiunto Paolo Bastianello, responsabile del progetto "Alternanza scuola lavoro" che consente agli studenti del terzo anno di superiori di trascorrere centinaia di ore in azienda per una formazione che deve "essere continua, dettata dalla velocità con cui il mondo produttivo si ritrova a correre". Peccato solo che per Adriano De Maio, rettore della "Luiss Guido Carli", nella scuola italiana, si giochi al ribasso. "Manca totalmente un sistema di valutazione dei docenti - ha fatto notare - e prevale una sorta di tacito accordo: "ti pago poco, ti chiedo pochissimo e non ti valuto" con relative conseguenze, compreso il fatto che il 15% degli alunni usciti dalle medie non sa eseguire la somma di frazioni".
A dispetto di questa presunta ignoranza, va riconosciuta una fantasia - oltre che un ingegno - tutta italiana, come ricordato dal regista Giuliano Montaldo, citando Fellini: "A Cinecittà entri con un'idea ed esci con un film". Ma la scuola non è un set cinematografico e quello che oggi serve - per l'assessore regionale al lavoro Raffaele Grazia - "non è che un sistema formativo forte, in grado di dialogare con il territorio". Una scuola che assicuri la crescita dell'occupabilità della popolazione, ha ricordato il ministro del Welfare Roberto Maroni a conclusione della mattinata.
Salvaguardando però, ricorda Giorgio Santini (Cisl), il principio costituzionale del diritto allo studio. "Va bene l'eccellenza - sostiene Santini, che rivendica voce in capitolo sulla riforma della scuola da parte del sindacato confederale - ma dobbiamo anche farci carico di costruire un sistema unitario che possa garantire a tutti standard formativi fino a 18 anni".
La scuola, insomma, come occasione per crescere e riscattarsi. Anche, per dirla con Mirabella, per chi nasce in qualche oscuro quartiere di Sesto San Giovanni e da grande non intende indossare la tuta blu.


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