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Flessibilità e stipendi, ecco come si cambia

Nel nuovo piano stipendi più alti orari e flessibilità Una legge delega per cambiare l'istruzione in Italia. Nel piano del ministero l'apertura pomeridiana degli istituti e l'estensione a 36 ore di tutti i docenti di ruolo. Resta il nodo dei precari storici.

03/07/2014
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l'Unità

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Una legge delega per cambiare verso alla scuola italiana. Con apertura degli istituti anche di pomeriggio, orario a 36 ore settimanali per tutti i docenti di ruolo con un aumento dello stipendio ma solo per chi svolga incarichi supplettivi particolari, cancellazione delle supplenze brevi e delle graduatorie di istituto, e molto altro. A questo lavora al Miur il sottosegretario Roberto Reggi con il gruppo chiamato a elaborare proposte sulla carriera degli insegnanti (su cui è arrivata anche un'indicazione Ue per una maggiore diversificazione dei percorsi dei docenti), con l'obiettivo appunto di portare una bozza di legge sul tavolo del premier Renzi tra meno di 15 giorni. Al centro dell'impianto una parola chiave, flessibilità, e una figura, quella del dirigente scolastico chiamato a gestire tutta l'organizzazione degli orari. Un impianto che non dovrebbe comportare costi aggiuntivi ma piuttosto risparmi, per 1.5 miliardi, grazie appunto all'addio alle chiamate esterne per supplenze inferiori ai 15 giorni (gli assenti saranno sostituiti dai colleghi di ruolo dello stesso istituto). Ma anche all'ipotesi di taglio di un anno nel percorso delle superiori, da ridurre da 5 a 4 anni. Si prevedono poi l'apertura prolungata fino a sera degli istituti e il calendario allungato fino a luglio, per costruire l'idea di una scuola come «spazio educativo permanente», dove possa studiare chi deve recuperare e più in generale aperta al territorio e alle sue associazioni. Per fare questo però il governo chiederebbe «la disponibilità» degli insegnanti a un impegno di 36 ore settimanali, il doppio delle attuali 18 ore di lezione in classe delle superiori (si arriva a 24 e 25 in materne ed elementari). In cambio, oltre agli scatti stipendiali ci sarebbero premi per i docenti che prestano il tempo eccedente le lezioni a ruoli di coordinamento, «al recupero, alla formazione di altri docenti, a laboratori di musica inglese o informatica piuttosto che al supporto amministrativo», spiega il sottosegretario. Insomma si guadagnerà di più, ma solo lavorando di più. Una filosofia già anticipata dal ministro Giannini. Quanto agli aumenti contrattuali "di base" (a prescindere cioè da nuove funzioni da ricoprire) che sindacati e insegnanti chiedono a gran voce da tempo per adeguare ai livelli europei un contratto bloccato da 7 anni, «su quelle ragioneremo, non ho risposte a tutto. Sono un ingegnere ricorda Reggi -, ho in mente un modello che mutua da altre esperienze di tipo aziendale».
 FLESSIBILITÀ E RISORSE AGGIUNTIVE Il sottosegretario cerca di parare le critiche che già travolsero analoghi progetti. Critiche centrate su un dato di fatto: le lezioni rappresentano solo una parte dei compiti dei docenti, tra preparazione, correzioni, progetti e rapporti con le famiglie già oggi si va ben oltre la fantomatica soglia delle 18 ore. «Se ognuno sta fermo sulle proprie posizioni non si vince la sfida del rinnovamento della scuola arringa allora Reggi -. E se vado al Ministero dell'Economia con un nuovo Patto per la scuola, come questo, e più flessibilità ho certo più possibilità di portare a casa risorse aggiuntive». Un nodo, quello delle risorse, su cui sindacati e docenti vorrebbero il vero cambio di passo dopo anni di tagli. Reggi auspica intanto che «il bilancio del Miur rimanga stabile per i prossimi tre anni, altrimenti è impossibile fare una buona programmazione». La rassicurazione per gli insegnanti è che «così realizzeremo veramente l'autonomia scolastica, sarà ciascun dirigente a valutare come usare al meglio le singole risorse umane. So che già oggi c'è chi fa anche più di 40 ore, ora chi continuerà così ma a scuola avrà degli incentivi, chi non potrà o non se la sentirà si accorderà con il dirigente». Resta da chiarire come il «Patto sulla scuola» gestirà l'anomalia italiana degli oltre 150 mila precari storici e strutturali. La proposta indica assunzioni dalle Graduatorie a esaurimento finché non saranno svuotate. Dunque ci saranno 150 mila assunzioni? «So che abbiamo un precariato di qualità, un bacino di insegnanti formati, è un tema aperto e un problema che andrà affrontato», ammette Reggi. Assicurando che comunque le assunzioni «saranno moltissime, tra il 2017 e il 2022 andrà in pensione il 40% dei docenti». La svolta immaginata da Reggi dovrebbe arrivare appunto per via legislativa, per poi aprirsi «a un momento di consultazione generale: siamo solo all'inizio di un percorso e tutti potranno migliorare questa che è la mia personale proposta. Spero venga accolta senza pregiudizi».
 


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