FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3902047
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Favola vera di una scuola di frontiera

Favola vera di una scuola di frontiera

Successo a FilmMaker per il documentario sulle elementari Calini. La storia «È un viaggio nella memoria. Per rivivere un tempo perduto e capire»

19/12/2012
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

di Dolfo Nino

L'idea gli è venuta qualche anno fa guardando in tv un servizio di Report della Gabanelli su una scuola elementare della nostra città, la «Muzio Calini». Una scuola del centro storico, che è luogo di frontiera per incontro di razze e culture, ma anche per innovazione didattica. «Mi aveva incuriosito - rivela Alessandro Abba Legnazzi - e forse anche perché quello mio, della scuola elementare, non lo ricordo come un tempo felice, ho deciso di andarci a girare un documentario. Un viaggio nella memoria - lo definisce lui -. Ma non per infantile regressione, semplicemente per rivivere un tempo perduto e capire». Ne è uscito «Io ci sono», titolo molto gaberiano, in cui quell'avverbio locativo dà un sapore aggiunto: non è una rivendicazione di identità ma di immanenza partecipativa dentro un luogo in cui si sta bene. La scuola è un habitat, non una foresteria. Il documentario, proiettato nei giorni scorsi al FilmMaker Festival di Milano con lusinghiero successo, è l'immersione in apnea all'interno di un'aula scolastica durante la sua attività ordinaria e giornaliera. Si insegnano la grammatica, a esprimere le emozioni con le parole, ma anche a collaborare, ad aprirsi agli altri, a vincere le paure, a rispettare il prossimo. Il tutto attraverso l'opera paziente e certosina di maestre che hanno sotterrato definitivamente la lezione frontale e praticano il dialogo e l'empatia. Una pedagogia insomma ispirata a Rubem Alves, non a caso citato nel frontespizio, poeta e scrittore brasiliano che considera l'educazione un atto di affetto. Il video, girato «ad al altezza di bambino», è un susseguirsi di primi piani, quasi un corpo a corpo, che trasmette il calore fisico, ma anche interiore, del rapporto tra docente e discente. «È un racconto di scuola», dice il regista che, prima di iniziare le riprese che sono durate un anno, ha dovuto farsi accettare come presenza gradita dai bambini, in modo da essere riconosciuto come «talpa» autorizzata, alla fine totalmente integrato nella comunità dell'aula. Per i suoi contenuti l'opera è rivolta al mondo del settore, ma non solo, perché i temi dell'istruzione e della cultura vanno ben al di là dei muri perimetrali della scuola. Detto questo, la mano del regista è salda e denota uno stile personale e molto rigoroso.«Io ci sono» verrà proiettato in città molto probabilmente nel prossimo mese di gennaio, data e luogo sono ancora da definire. «È giusto che i piccoli protagonisti si vedano. E poi è anche il modo per ringraziare gli sponsor che hanno sostenuto il mio lavoro». Tra questi, il Comune di Brescia, Fondazione Asm, Colorificio bresciano e FLC CGIL.