Elementari, arrivano i numeri della domanda e dell'offerta
IlCnr ridisegna l’Italia in base alle dimensioni degli istituti
Il dato che risalta è quello della Puglia, un’intera regione di scuole elementari popolatissime. Molto grandi anche le scuole della Pianura Padana, della Sicilia di Palermo e dintorni. Il resto d’Italia ha di sicuro scuole molto grandi ma sono distribuite con maggiore regolarità. È la realtà delle scuole elementari italiane che emerge da uno studio del Cnr realizzato da Riccardo Di Clemente, ricercatore dell’Istituto dei sistemi complessi (Isc-Cnr), da Alessandro Belmonte dell’Invalsi e con la collaborazione di Sergey V. Buldyrev della Yeshiva University di New York. Lo studio è uscito su «Nature Scientific Reports» e ha permesso di mettere a punto per la prima volta un metodo per ottimizzare la collocazione delle scuole primarie sulla base della densità abitativa e delle caratteristiche del territorio. «È uno strumento molto utile per chi si occupa di politica perché permette di individuare facilmente le situazioni di sovraffollamento», spiega Raffaele Di Clemente. È, insomma il primo algoritmo mai creato per combattere le «classi-pollaio », cioè sovraffollate, e migliorare, così, l’offerta formativa per le famiglie sul territorio italiano. Se qualcuno avesse davvero voglia di farlo. «Abbiamo preso in esame la grandezza degli edifici scolastici, la loro distribuzione sul territorio nazionale e il numero degli alunni nelle scuole in relazione alla popolazione residente e alle caratteristiche delle diverse aree, al fine di individuarne le criticità - spiega Riccardo Di Clemente - e abbiamo visto che il numero degli iscritti in ciascuna scuola cresce in modo indipendente dalla sua dimensione. Questa osservazione, non banale, ci suggerisce che scuole piccole montane e scuole piccole nei grandi centri abitati crescono allo stesso modo ed è strano se si pensa che invece le zone di montagna sono sempre meno abitate. Le scuole di questi piccoli centri invece sono ancora ben vive e attraggono molti studenti». Almeno questa è la realtà fotografata al 2010, anno di riferimento dei dati utilizzati per la mappa. Probabilmente se fosse realizzata sui dati attuali sarebbero evidenti gli effetti dei tagli e degli accorpamenti realizzati dopo il 2010. Nelle grandi città è normale aspettarsi scuole con molti alunni. È vero quasi ovunque in Italia tranne che a Roma e Genova dove, invece, resistono entrambi i tipi di scuola, piccole e grandi. «A Genova per la presenza della collina molto vicino al centro città - spiega Di Clemente - e a Roma probabilmente per la presenza di un centro storico dove gli edifici non permettono ampliamenti. Nel caso della Puglia, invece, le politiche adottate hanno portato a una proliferazione di istituti di grandi dimensioni». Si tratta solo dei primi dati - sottolineano i ricercatori - se si volesse andare in profondità si potrebbe capire molto su dove esiste un gap significativo da colmare tra domanda e offerta di istruzione. Ma, appunto, bisognerebbe aver voglia di andare in profondità.