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Domani gli studenti tornano in piazza

Roberto Campanelli - Coordinatore nazionale Unione degli studenti

10/10/2013
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l'Unità

DOMANI L’UNIONE DEGLI STUDENTI TORNERÀ IN PIAZZA CONVOCANDO MANIFESTAZIONI IN DECINE E DECINE DI CITTÀ, dal Nord al Sud. Negli ultimi anni gli studenti sono stati una costante dell'opposizione sociale nel Paese. Nelle diverse fasi si sono mobilitati in difesa dell'istruzione pubblica, sono stati al fianco dei lavoratori, nelle battaglie contro l'austerity, piuttosto che in difesa dei beni comuni e del territorio. L'istruzione ha subìto un attacco durissimo a partire dall'ultimo governo Berlusconi, con i tagli devastanti firmati Gelmini-Tremonti, mai più reintegrati da nessun governo, neanche dall'attuale. Nonostante il disegno di legge sull’Istruzione sia stato accolto positivamente dall' opinione pubblica, e rappresenti l'unico investimento sostanziale su scuole e università negli ultimi anni, c’è però da ammettere la sua totale insufficienza. In primo luogo i 400 milioni di euro stanziati non sono sufficienti per realizzare i provvedimenti presenti nel provvedimento. È anche doveroso notare che, pur procedendo ipoteticamente ogni anno con uno stanziamento simile, sarebbero necessari circa vent’anni per reintegrare i tagli miliardari effettuati negli anni precedenti. Abbiamo deciso di intitolare la giornata di mobilitazione «Non c'è più tempo»: il principale problema della scuola e dell’università in questo momento non è infatti solo l’attacco che stanno subendo, ma la situazione di stasi in cui si trascinano. È una follia non mettere a valore le intelligenze e la conoscenza che ogni giorno attraversano i luoghi del sapere, poichè queste sono oggi in grado di trasformarsi in un nuovo volano di sviluppo per l'intero Paese. Non bastano più le dichiarazioni di intenti, o i provvedimenti tampone, oggi l'istruzione pubblica vive la catastrofe dell'oblio in cui è abbandonata. Dati diventati drammaticamente ordinari come la disoccupazione giovanile al 40% o la dispersione scolastica al 18% dovrebbero essere l'ossessione quotidiana di chi governa. Questi dati ci parlano della sofferenza sociale in continuo aumento, parallela alla distanza che cresce per l’Italia dal resto dei Paesi europei. Perchè, allora, continuano a prenderci in giro dicendo che in Italia ci sono troppi laureati se la percentuale è molto più bassa che nel resto d'Europa? Oppure, perchè si continuano ad ignorare gli obiettivi di Europa 2020 che prevedono un abbassamento di almeno il 10% della dispersione scolastica La verità è che in Italia manca una visione di insieme in cui la prospettiva generale della direzione in cui va il Paese possa essere un'idea di uguaglianza ed emancipazione sociale. La conseguenza è diventata che la crisi si tramuta in un vero e proprio modello di gestione della politica, che deroga qualsiasi spazio democratico per le istanze sociali. Per provare ad invertire il paradigma bisognerebbe indirizzare il modello produttivo verso quello che i Saperi e la Conoscenza generano, verso quello che la Ricerca sperimenta e permette di liberare. È necessario pertanto rispondere sia alle emergenze immediate che alle prospettive di lungo periodo dei luoghi del sapere. Se da un lato non c’è più tempo per risolvere la catastrofe dell’edilizia scolastica attraverso un piano decennale da 13 miliardi di euro per mettere le scuole in sicurezza, o approvare una legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca uguali prestazioni agli studenti di tutte le regioni, o ancora rifinanziare il fondi ordinari per scuole il cui vuoto ha generato la scandalosa sistematizzazione dei contributi scolastici «volontari» come sostentamento delle scuole pubbliche, dall’altro bisogna ragionare di forme innovative ed incisive di welfare studentesco, come il reddito diretto ed indiretto per i soggetti in formazione, piuttosto che una riforma strutturale dei cicli, in grado di eliminare la canalizzazione precoce, ristrutturare la didattica ed eliminare l’impianto classista in cui la scuola italiana si trascina storicamente da Gentile in poi e che la Gelmini ha acuito con la sua riforma. Noi studenti saremo in piazza anche sabato 12 ottobre, per chiedere l’applicazione della Costituzione, per rimettere al centro i diritti di tutti, per difenderli ed estenderli. Non c’è più tempo neanche per questo.


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