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Dentro il caos

Che nei periodi di crisi si producano grandi idee, o almeno, idee per superare appunto la crisi, è un dato di fatto storico. Che, però, in questo periodo di crisi acuta ci siano in giro grandi idee per la scuola, è tutto da verificare

15/01/2012
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La Tecnica della Scuola

di Francesco Di Lorenzo

Che nei periodi di crisi si producano grandi idee, o almeno, idee per superare appunto la crisi, è un dato di fatto storico. Che, però, in questo periodo di crisi acuta ci siano in giro grandi idee per la scuola, è tutto da verificare. Naturalmente è possibile che grandi idee siano già in circolazione, ma noi non siamo capaci di vederle. O anche che stanno lì lì per nascere e quindi non ancora pronte. Sta di fatto che una visione panoramica di quello che ci gira intorno, ci dice, in prima battuta, che la confusione regna incontrastata e che nessuno è d'accordo su niente.

Ci sono i dubbi di studiosi sull'utilità della digitalizzazione nella scuola, sul fatto accertato da alcuni che internet renda stupidi, sulla questione dell'interruzione della concentrazione che reca con sé la cultura digitale (Raffaele Simone). C'è poi un sottosegretario all'Istruzione che vorrebbe abolire di un anno il percorso scolastico, far coincidere la maggiore età con la fine della scuola, ma tutti sono in disaccordo.

Ancora. Ci sono i sindacati, tutti, che hanno espresso perplessità su come si sta comportando il neoministro, sancendo così la fine del credito che pure avevano espresso all'inizio verso il titolare di viale Trastevere.

E se la Cgil si è limitata a dire che a suo parere sembra che il ministro voglia tergiversare e non decidere, c'è la Uil che ha chiesto perentoriamente di detassare tutto il lavoro aggiuntivo che viene fatto nella scuola. Lo Snals, invece, ha chiesto l'introduzione dell'incarico funzionale pluriennale, e quindi il superamento della fase attuale che prevede due tempi: organico di diritto e organico di fatto. C'è l'Anief che chiede l'immediato sblocco degli scatti di anzianità, oltre a tutta un'altra serie di rivendicazioni tra cui l'introduzione del doppio canale sul versante dei concorsi: 50% dalle graduatorie del personale abilitato e 50% dalle graduatorie ad esaurimento. La stessa organizzazione ha indetto lo sciopero generale per il 3 marzo. Che si aggiunge a quello dei sindacati di base per il 27 gennaio. In previsione di quello dei Cobas per l'8 maggio, quando sono previste le prove Invalsi che dovrebbero essere adeguatamente finanziate oppure boicottate.

Qualcuno ha sospettato che questa serie variegata e poco uniforme di proposte e rivendicazioni, sia il frutto dell'esigenza di mandare un messaggio ai lavoratori della scuola, in vista delle elezioni a marzo delle RSU. Sicuramente sarà così. Ma non solo.

Intanto, sul campo (di battaglia) resta il dato che più di 400mila studenti ogni anno risultano bocciati o dispersi, di fatto abbandonati dalla scuola. E quelli che riescono ad uscirci, avranno pochissime possibilità di trovare un lavoro stabile e moltissime, invece, di fare un lavoro precario e senza nessun collegamento con quanto hanno studiato. Che dire?

Oltre alla conclusione che nulla di nuovo si scorge sotto il cielo, la trasformazione a cui fiduciosi ci affidiamo è che dal caos nasca un po' di buon senso. Un accenno almeno.

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