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da Proteo Fare Sapere-Resistere, resistere, resistere...

Resistere, resistere, resistere... L'attività della nostra associazione sarà caratterizzata nel mese di Gennaio da tre azioni. La prima che faremo a Milano riguarda un'analisi sul disagio d...

11/01/2003
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Proteo Fare Sapere

Resistere, resistere, resistere...

L'attività della nostra associazione sarà caratterizzata nel mese di Gennaio da tre azioni.

La prima che faremo a Milano riguarda un'analisi sul disagio del fare scuola.

Inoltre ci occuperemo della Memoria attraverso due iniziative. Una fortemente simbolica, costruita insieme ai presidenti delle più significative associazioni professionali di insegnanti ( Aimc, Uciim, Cidi, Mce, Lega ambiente Fnism ecc..) e alle realtà della rete (edscuola, didaweb, fuoriregistro ideascuola ecc..), dove inviteremo gli insegnanti e le scuole a fare un minuto di silenzio il 27 gennaio, giorno della Memoria. L'altra, rispettando una tradizione ormai consolidata, ci impegnerà nella Protomoteca del Campidoglio in Roma in un seminario- aggiornamento. In un momento in cui si parla di censurare i libri di testo, noi parleremo di nazifascismo e sterminio degli ebrei. Argomenti che si vorrebbe espungere dai testi e dalla memoria collettiva di questo paese.

Sì, parleremo di Resistenza e faremo a modo nostro Resistenza contro chi vuole trasformare il mondo in un presente senza memoria ed anima, senza passato e quindi senza la possibilità di immaginare un futuro.

Ad alcuni, per indicare l'attuale situazione politica, la parola Resistenza non piace e sostengono che fare Resistenza sia un atteggiamento difensivo che non rende politicamente.

Non la penso così. Provengo dal Nord e per me Resistenza significa la mia città, Modena, liberata dai partigiani. Per me Resistenza significa reale consapevolezza dei rapporti di forza, vecchi fucili dei partigiani contro carri armati tedeschi e repubblichini. I partigiani non erano sulla difensiva , ma a partire dalla consapevolezza dei rapporti di forza, hanno sconvolto le regole della guerra, hanno scelto loro i tempi ed i modi con cui condurre la guerra partigiana ed hanno vinto. Oggi fare Resistenza significa usare le regole della democrazia e della comunicazione per fermare la trasformazione dell'Italia in una succursale dell'Argentina, un tempo uno dei paesi più ricchi dell'America del Sud.

Fare Resistenza significa, ad esempio, aver impedito l'abolizione dell'art.18 dello statuto dei lavoratori. Significa che la riforma della scuola che si doveva fare entro i primi 100 giorni di governo è ancora lì, invisa da tutti, proprio da tutti, anche da coloro che hanno votato Polo nella scuola. Fare Resistenza significa che quanto è avvenuto a Genova non va dimenticato: Giovani torturati nella caserma Bolzaneto, bottiglie Molotov messe alla scuola Diaz non certo dai manifestanti.

La parola Resistenza la ritengo fortemente evocativa del fatto che nel regime mediatico un signore controlla tutto e che l'essenza della democrazia è a rischio. Certo non è un fenomeno solo italiano ma è un fenomeno che sta trasformando la vecchia democrazia liberale in altro: in una democrazia elettorale dove una volta vinto le elezioni chi vince può legalmente fare tutto. Così, peraltro, fecero Mussolini ed Hitler, vinsero legalmente le elezioni e stravolsero le regole della democrazia per mancanza di contrappesi. La mancanza di contrappesi è la tragedia politica di questo paese ed i responsabili politici, anche di sinistra, degli anni novanta farebbero bene ad interrogarsi sui danni che hanno combinato e che quelle scelte sciagurate stanno producendo.

Quindi, penso che occorra innanzitutto intenderci sulle parole, per me Resistenza è il contrario di ripiegamento è per questo che non trovo disdicevole questa parola. Per me la parola Resistere rende molto, ma molto bene, l'attuale situazione politica. Soprattutto oggi quando l'anno giudiziario sarà aperto dai Magistrati Italiani che, per resistere, simbolicamente, impugneranno il testo della Costituzione Italiana. Noi resisteremo alla censura dei libri ed all'oblio della memoria con un minuto di silenzio e riunendoci per discutere, analizzare, pensare.

Omer Bonezzi


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