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Corriere-Esercitazioni? Troppi istituti non le hanno mai fatte"

"Esercitazioni? Troppi istituti non le hanno mai fatte" ROMA - Sono previste da una legge le esercitazioni su come comportarsi nelle scuole in caso di pericoli, di terremoti, di incendi, di croll...

02/11/2002
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Corriere della sera

"Esercitazioni? Troppi istituti non le hanno mai fatte"

ROMA - Sono previste da una legge le esercitazioni su come comportarsi nelle scuole in caso di pericoli, di terremoti, di incendi, di crolli. Dalla legge 626 del 1994, quella sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, rivista e aggiornata da decreti applicativi: il decreto che riguarda le scuole obbliga i presidi a far fare queste esercitazioni agli alunni una volta ogni anno, almeno. "Ma la verità è che tra le norme teoriche e quelle pratiche c'è molta differenza". La verità è che Antonino Petrolino, presidente del consiglio nazionale dell'Associazione dei presidi, non ha dubbi: sono troppe le scuole dove la legge rimane inascoltata. "Difficile contarle, ma una stima mi può far dire che almeno nel 30 per cento delle scuole queste esercitazioni non sono mai state fatte", dice ancora Antonino Petrolino spiegando che, del resto, i presidi che si disinteressano di questa misura di prevenzione rischiano sì, ma soltanto una multa: due milioni delle vecchie lire, poco più di mille euro.
Difficile dire oggi cosa sia successo nella piccola scuola di San Giuliano di Puglia nei quaranta secondi di terrore della scossa di terremoto. Difficile capire cosa non ha funzionato. C'è un'inchiesta della procura che cercherà di capire cosa non ha funzionato nella struttura di quell'edificio forse troppo fragile, forse ristrutturato male. Nel frattempo è Letizia Moratti, ministro della Pubblica Istruzione, che vuole esprimere tutto il suo cordoglio per la tragedia che ha travolto il Molise.
"Tutta la scuola italiana oggi è in lutto", dice il ministro chiedendo che questa mattina siano tutte le classi di ogni ordine e grado a fermarsi in silenzio, per alcuni minuti, per partecipare al dolore, anche se, Letizia Moratti non può che constatare, "niente e nessuno potrà restituire ai padri e alle madri di San Giuliano di Puglia i loro bambini morti sotto le macerie della scuola". In quella scuola, forse, il ministro andrà nei prossimi giorni.
Ieri, intanto, è stato il sottosegretario Stefano Caldaro a correre sul posto: sopralluoghi operativi i suoi, fitte consultazioni con Giuseppe Boccarello, direttore generale del Molise, con il prefetto, con i dirigenti scolastici. Si è deciso di chiudere tutte le scuole della Regione per almeno una settimana. Ma ci sono altre quattro regioni allertate dal pericolo di crolli e tenute sotto controllo da una task-force messa in piedi al ministero di viale Trastevere: Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata. Troppa la paura di una nuova tragedia.
Perché adesso vengono al pettine i nodi. Adesso si scopre quante denunce sono rimaste inascoltate. Adesso si contano le magagne: almeno il quindici per cento delle scuole non è a norma e che quasi uno su quattro ha un tetto "scadente". E la colpa di chi è? "Non del ministero perché questi lavori spettano tutti agli enti locali", dice Mario Di Costanzo che al dicastero della Pubblica Istruzione dirige il dipartimento dell'edilizia scolastica e da ieri è a capo della task-force operativa. Spiega: "La verità è che da questo ministero sono stati ripartiti fin troppi fondi alle Regioni per l'adeguamento a norma degli edifici scolastici: oltre tremila miliardi delle vecchie lire soltanto dal 1996 ad oggi. E per il 2003 sono già pronti oltre 100 milioni di euro, altri 300 milioni in bilancio per il 2004".


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