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Corriere-Dalla riforma al reclutamento, si ferma l'università

Sfilata per protestare contro il nuovo stato giuridico dei professori. Il nodo delle selezioni Dalla riforma al reclutamento, si ferma l'università ROMA - L'università di nuovo in p...

23/04/2004
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Corriere della sera

Sfilata per protestare contro il nuovo stato giuridico dei professori. Il nodo delle selezioni

Dalla riforma al reclutamento, si ferma l'università

ROMA - L'università di nuovo in piazza. Sono passati poco più di due mesi dal primo corteo contro la riforma dello stato giuridico dei professori universitari che ha portato a Roma i rappresentanti di 35 atenei ed è stato accompagnato da uno sciame di occupazioni in molte facoltà. Oggi si replica: sciopero e sfilata nelle vie della capitale. Nella speranza di di mandare un segnale forte al parlamento dove è iniziato l'iter della legge. E proprio dalla VII commissione della Camera, dove si stanno svolgendo le audizioni, arriva un segnale distensivo. "Potremmo anche decidere di non mettere ad esaurimento i ricercatori e creare una terza fascia docente, dopo un confronto col governo e gli altri membri della commissione. I ricercatori in questo momento nelle università mandano avanti la didattica e la ricerca", ha dichiarato Mario Pepe, di Forza Italia, relatore della legge. Una posizione che trova numerose perplessità dentro e fuori la maggioranza. E consensi nella Cgil. Sindacati confederali e autonomi più associazioni di docenti (Adu, Andu, Apu, Cisl-università, Cnu, Snals-università, Snur-Cgil e Uil-Paur), con un seguito intorno al 55% del personale, soprattutto professori associati, ricercatori, assegnisti e dottorandi, insistono per il ritiro del disegno di legge. Alle aperture del ministro Moratti, subito dopo la manifestazione di febbraio, accusano Cgil, Cisl e Uil e le altre sigle della protesta, non è seguito nulla. In realtà al "tavolo di confronto" tra ministero e la Conferenza dei rettori (Crui) si continua a lavorare per migliorare il disegno di legge. "Le riunioni stanno producendo degli effetti", è il laconico commento del presidente Piero Tosi. Ma per i sindacati si tratta di incontri poco utili. "Bisogna impedire - è scritto in una nota - che cosiddetti tavoli tecnici sostituiscano il mondo universitario che, invece, in ogni sua componente, è assolutamente contrario a un disegno generale che configura una università privatizzata e disarticolata tra Teaching universities e pochi centri di eccellenza".
Il punto più delicato e contestato della riforma sullo stato giuridico riguarda il reclutamento. Come si diventa professori universitari? Esiste un contrasto tra i diritti dei singoli e l'esigenza di una selezione. Oggi incroceranno le braccia soprattutto ricercatori (21 mila), assegnisti (10 mila) e tantissimi dottorandi. La legge Moratti prevede la messa ad esaurimento della figura dei vecchi ricercatori e per i nuovi un ingresso attraverso dei contratti. Ci sono 10 anni di tempo per dimostrare di essere validi. La Cgil propone invece concorsi "per l'assunzione di almeno 30 mila ricercatori (così da avvicinarci alla media europea), un unico canale di accesso al lavoro di ricerca che cancelli la giungla di borse e contrattini".
Per Giuseppe Valditara, di An, "l'università italiana ha bisogno di dare spazio ai giovani aumentando il numero dei ricercatori, che in futuro dovranno essere a contratto, in rapporto ai professori". "Non capisco le ragioni dello sciopero di domani sull'Università, vista la massima apertura dimostrata su questo tema dal governo e dal Parlamento - ha concluso Pepe -. Nei prossimi dieci anni l'Università italiana avrà bisogno di 40 mila nuovi docenti; il problema è il loro reclutamento".
Giulio Benedetti

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