FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3908801
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Compiti del lunedì: è giusto assegnarli?

Compiti del lunedì: è giusto assegnarli?

Spunta sul web una circolare del 1969 che li proibisce e si riaccende il dibattito fra rigore e lassismo

23/01/2014
Decrease text size Increase text size
La Stampa

Flavia Amabile

I ragazzi hanno diritto ad un fine settimana degno di questo nome? E, soprattutto, ne hanno diritto i loro genitori? Su questo dilemma amletico-didattico si discute da anni, come è emerso due giorni fa quando il sito Orizzonte Scuola ha riproposto una circolare del Miur del lontano 1969 che impone agli insegnanti di evitare i compiti durante il fine settimana. Il ministero ha subito spento le speranze di milioni di studenti e dei loro genitori precisando che la circolare è stata poi superata di fatto dalle leggi successive, ma intanto il dibattito era partito, riproponendo le divisioni di sempre, più o meno riassumibili in uno scontro tra rigoristi e lassisti. Ma anche facendo capire che era una discussione in corso da circa mezzo secolo e che dopo tutto questo tempo ancora non si è trovata una risposta. Di fronte al dilemma dei compiti durante il fine settimana il legislatore ha alzato le mani in segno di resa e ha inserito la questione nel capitolo dell’autonomia scolastica e quindi della libertà di ciascun collegio dei prof di decidere se e quanto far studiare i loro alunni. Il dibattito, insomma, è ancora più che aperto. Rispetto a mezzo secolo fa si sono fatti alcuni passi avanti, sostengono i professori. «Mi sembra fuori dallo spazio e dal tempo parlare ancora di circolari o di ipotesi nazionali sui compiti da dare a casa - commenta Alessandra Cenerini, presidente dell’Adi, Associazione docenti italiani -. Gli insegnanti più evoluti e innovativi oggi sono andati molto oltre il vecchio modo di fare scuola. Molti dei nostri associati sperimentano le “Flipped classroom”, le classi rovesciate, un modello di insegnamento in cui i compiti a casa assegnati agli studenti consistono in video creati dagli insegnanti e messi a disposizione degli studenti mentre in classe si fanno approfondimenti. Certo, sostenere che i ragazzi a casa non aprano un libro è pura follia ma è anche follia avere scuole superiori in cui si arriva fino a 14 discipline diverse. Se ogni professore desse compiti alle 32 ore a scuola se ne dovrebbero aggiungere altrettante di studio a casa». «I professori dovrebbero dare sempre meno compiti a casa per far studiare sempre di più a scuola - sostiene Beppe Bagni, presidente dei prof rappresentati dal Cidi -. Si impara con i compagni. A casa può esserci il ripasso, il consolidamento di quanto imparato, non l’apprendimento, non il rimanere da soli con il libro da studiare. Il sapere del libro va costruito a scuola». Ha di sicuro ragione, ma in quali scuole italiane accade?

LE RAGIONI DEL SI
«Abolirli aiuta solo i centri commerciali»

«Abolire del tutto i compiti nel fine settimana vuol dire solo fare un favore all’Ikea». Mario Rusconi è vicepresidente dell’Anp, l’Associazione nazionale Presidi, e sulla questione ha una posizione molto netta. «Sono contrario ai compiti nel fine settimana solo se vengono dati con fini persecutori da professori squilibrati. Nella mia lunga esperienza gli squilibrati sono al massimo il 20%, tutti gli altri sono insegnanti che assegnano compiti per dare ai ragazzi un metodo di studio che non hanno. È un compito che dovrebbe spettare alle famiglie ma ormai le famiglie affidano l’educazione dei figli alla tv, o a Internet. Quando li portano fuori nei fine settimana vanno tutti insieme nei centri commerciali. E, quindi, i genitori ci chiedono di lasciarli liberi di andare con i figli all’Ikea?» -

LE RAGIONI DEL NO
«È un elemento di ingiustizia sociale»

Noi diciamo basta compiti – afferma Angela Nava - presidente del Coordinamento genitori democratici -. I compiti sono un’eredità dei tagli dell’era Gelmini che hanno reso la classi più affollate e ridotto il numero di ore di insegnamento.Maestri e professori, quindi, possono seguire meno di un tempo i loro alunni, per raggiungere gli obiettivi di apprendimento si affidano molto ai compiti a casa. Ma in un momento come questo in cui aumentano le ingiustizie sociali si tratta di inserire un ulteriore elemento di discriminazione. Chi non ha Internet a casa, o qualcuno in grado di seguirlo nei compiti come fa? Aumentare i compiti vuol dire respingere un bambino, renderlo diverso dagli altri. I genitori devono dirlo, senza vergogna, senza pensare di essere dei fannulloni o di avere un figlio poco dotato».

SENZA STUDIO PERSONALE NON C’È GUSTO-
ELENA UGOLINI * Preside, già Sottosegretario al ministero dell’Istruzione

 Gli studenti fanno troppi compiti a casa o ne fanno troppo pochi? Studiano molto o non studiano affatto? In Italia le domande sulla scuola hanno risposte disparate: dipendono sempre dal punto di vista di chi le dà e raramente sono fondate su dati comparabili. L’unico dato disponibile su questo tema è quello dell’indagine Alma Diploma sui diplomati 2013: dice che solo l’ 8,9% dei ragazzi dedica allo studio personale e ai compiti a casa almeno 20 ore nell’arco della settimana, mentre la maggioranza - il 29,8% - dedica complessivamente tra le 5 e le 9 ore settimanali. Spesso le medie nascono da grandi differenze e anche in questo caso sarebbe necessario andare a vedere quanto si studia nei diversi indirizzi, nelle diverse aree del Paese, nelle diverse scuole, nelle diverse sezioni, con i diversi insegnanti. Una cosa è certa. Lo studio personale fatto con cura e sistematicità impedisce che il sapere diventi un pasto premasticato da altri che si può assumere senza nessuna fatica, ma senza alcun gusto. È vero, lo studio comincia in classe, durante quelle 1000 ore di lezione che i nostri ragazzi vivono ogni anno a scuola. Ma serve anche un tempo in cui si legge, si capisce, si impara, da soli. Certo, i nostri figli devono poter fare sport e coltivare le proprie passioni, ma rinunciare al tempo dello studio equivale a rinunciare a un’occasione fondamentale per crescere. Ma anche il fine settimana? Sì, anche il fine settimana. A maggior ragione in quelle scuole in cui la presenza del sabato libero chiede a uno studente di sapersi organizzare. Sulla qualità e sulla quantità complessiva dei compiti che i docenti chiedono sono certa ci siano ampi margini di miglioramento, ma ritengo che come genitori dovremmo difendere questo spazio di silenzio e di intelligenza che permette ai nostri figli di far proprio un patrimonio di conoscenza e di esperienza per costruirsi un futuro. * 


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL