Chiamata diretta, sì alla contrattazione Ma resta l'ostacolo della Brunetta
Eliminare la discrezionalità dei dirigenti sulla scelta
Marco Nobilio
Chiamata diretta, rispunta l'ipotesi della contrattualizzazione dei criteri. Tra le varie questioni ancora da risolvere con le quali dovrà confrontarsi il neoministro dell'istruzione, Valeria Fedeli, vi è anche quello della chiamata per competenze su cui tra l'altro è stata sollecitata dai sindacati anche nel corso degli incontri bilaterali di ieri. Un nuovo istituto, introdotto dalla legge 107/2015 che, secondo quanto risulta a Italia Oggi, dovrebbe rimanere in piedi almeno per la gestione dell'assegnazione dei docenti che, attualmente, risultano privi della titolarità della sede. Si tratta, in particolare, dei neoassunti in ruolo per effetto del piano straordinario previsto dalla 107 e, probabilmente, anche dei docenti che saranno immessi in ruolo nei prossimi anni. Sulla questione, peraltro, aveva lanciato l'allarme anche l'autorità nazionale anticorruzione (Anac) con la delibera 430 del 13 aprile scorso (depositata in segreteria il 21 aprile). Secondo l'autorità guidata da Raffaele Cantone, il conferimento di incarichi a chiamata diretta rientrerebbe tra i processi a maggior rischio corruttivo per le istituzioni scolastiche. Sempre secondo l'Anac, il rischio consisterebbe nell' «attuazione di discriminazioni e favoritismi al fine di avvantaggiare o svantaggiare particolari soggetti».
Il rimedio indicato dall'autorità per prevenire o tamponare il rischio di corruzione avrebbe dovuto essere individuato nella definizione, anche attraverso la consultazione con gli organi collegiali, e pubblicazione, sul sito internet della scuola, dei criteri oggettivi per l'attribuzione di incarichi, nella diramazione di circolari esplicative dei criteri e nella pubblicazione tempestiva degli incarichi di docenza conferiti. Criteri che sono stati rispettati solo in parte dai dirigenti scolastici. Nella maggior parte dei casi i dirigenti scolastici avrebbero omesso di consultare gli organi collegiali (collegio dei docenti, consigli di classe e consiglio di istituto) prima di emanare i criteri da attuare per la chiamata diretta. Ma anche chi lo ha fatto non è indenne dal rischio di doversi difendere davanti al giudice penale in caso di denunce da parte degli esclusi.
A differenza che in passato, infatti, con la rilegificazione della disciplina dell'assegnazione dei docenti alle scuole, i docenti interessati, adesso, oltre al consueto ricorso al giudice del lavoro, possono utilizzare il rimedio (peraltro senza costi economici) della denuncia all'autorità giudiziaria. In passato, infatti, la materia era regolata dal contratto. E ciò impediva l'insorgenza di responsabilità penali in caso di comportamenti non legittimi da parte dell'amministrazione. La Corte di cassazione, infatti, è costante nel ritenere che ai fini della responsabilità penale, in questi casi, sia necessaria anche la violazione di legge (Corte di cassazione penale, sez. VI, 05 febbraio 2009, 5026/2009). E siccome la materia era regolata dal contratto, tale responsabilità non poteva sussistere in ogni caso. Con la rilegificazione della materia, invece, l'eventuale comportamento non legittimo potrebbe integrare la responsabilità penale, proprio perché tale illecito risulterebbe da una violazione di legge e non di contratto.
Il rischio di incorrere nella responsabilità penale, peraltro, ha indotto circa il 20% dei dirigenti scolastici a non avvalersi della chiamata diretta, rimettendo la procedura delle assegnazioni dei docenti alle scuola direttamente all'ufficio scolastico, così come previsto, in via residuale, dalla legge 107. Quest'anno il problema si riproporrà. E anche per evitare il rischio di discriminazione e responsabilità, l'amministrazione, secondo quanto risulta a Italia Oggi, avrebbe intenzione di mettere mano a quella sequenza contrattuale sulla chiamata diretta, lasciata quiescente dal precedente governo, che adesso potrebbe salvare capra e cavoli. Da una parte, proteggendo i dirigenti scolastici dal rischio della responsabilità penale e dall'altra parte, consentendo ai docenti di accedere ad una procedura trasparente al riparo da discriminazioni e favoritismi. Resta da vedere, però, quale sarà la strada che il governo intenderà percorrere. Se alla contrattazione collettiva sarà preclusa la facoltà di definire criteri puntuali ed oggettivamente individuabili e misurabili, infatti, gli spazi di discrezionalità rimarranno ampi. E ciò potrebbe far rimanere le cose più o meno come stanno adesso.
Ma l'introduzione di forti limiti alla discrezionalità dei dirigenti scolastici, che la legge 107/2015 vuole piena e totale, necessiterebbe di un intervento legislativo ad hoc, volto a ripristinare il potere della contrattazione collettiva di derogare le norme di legge. Potere attualmente precluso dalla riforma Brunetta e dalla stessa legge 107/2015 che nega espressamente al tavolo negoziale tale possibilità. In assenza di un intervento legislativo, dunque, eventuali deroghe potrebbero essere poste nel nulla in sede di contenzioso aumentando così l'incertezza del contesto normativo che regola questa materia.